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29/06/2017 06:00:00

Cosa ho capito delle elezioni a Trapani: ha perso il Pd, ha perso la politica

Al di là di Mimmo Fazio e delle sue scelte, al di là del flop di D’Alì, al di là dei regolamenti, dei doppi quorum, degli appelli al voto, e del senso di responsabilità.

Al di là di quelli che hanno votato ma hanno annullato la scheda, e di quelli - tantissimi - che non hanno votato, e di quelli che sapevano già tutto, e di questa terra che non cambia mai, e poi perché deve cambiare?, al di là di tutto, io, con i miei limiti, ho capito poche cose su questa tornata elettorale  a Trapani.

Due, precisamente.  La prima è che Piero Savona, tutto sommato, ci ha fatto una bella figura.

La seconda è che il Pd, tutto sommato, non ha fatto per niente una bella figura.

Perchè, in pratica, ha perso contro il nulla. E’ inutile girarci intorno.

Ci intestardiamo così tanto nelle analisi, nelle ricostruzioni, e poi, a sinistra, soprattutto, ammantiamo tutto di pedagogia alle masse su cosa è giusto e cosa non lo è, che ci dimentichiamo l’essenza delle cose. E l’essenza è questa: il candidato Sindaco del Pd era da solo, non aveva concorrenti. Come giocare  a tennis contro il muro.  E ha perso non per colpa del sabotaggio di Mimmo Fazio - che ha fatto le sue scelte - ma perchè non è riuscito a convincere metà più uno degli elettori ad andare a votare.

Questo codicillo della legge regionale sulle elezioni amministrative, che nessuno conosceva, ma che adesso sappiamo a memoria, questa cosa del doppio quorum, tra l’altro, a pensarci bene, è anche una cosa che un filo logico ce l’ha. Perché un sindaco in solitario eletto con pochi votanti e nemmeno un quarto dei consensi del corpo elettorale è un Sindaco non solo di minoranza, ma alieno alla sua città.
Se Savona fosse stato eletto, con quella ridicola percentuale di votanti, e quei voti sarebbe stato davvero, al di là delle buone intenzioni, un Sindaco sconosciuto ai suoi stessi concittadini. Un po’ come lo stato in questi anni l’uscente Damiano, ma con ancora meno autorevolezza. 

La legge un senso ce l’ha, dunque. Certo, i casi di abbandono di un candidato al ballottaggio sono rarissimi, e solitamente sono dovuti alla morte. Qui, Fazio, ha deciso di approfittare della norma, invece, per fare saltare il banco. Si è giocato la matta. Ma perchè fargliene una colpa? Lo hanno arrestato in piena campagna elettorale e da lui pretendevamo in cambio il bon ton? Ha creato un precedente, e i precedenti si dicono tali perché qualcuno, in un dato momento, in qualche parte del mondo, appunto, fa una cosa inedita. E Fazio l’ha fatta.

Ma questo non ci deve fare distrarre dal vero cuore del problema. Solo qualche anno fa portare al voto metà più uno degli elettori per scegliere il Sindaco sarebbe stato facilissimo. Oggi è un’impresa.

Non è sbagliata la norma.

E’ sbagliata questa politica triste. Impotente.

Nel Pd Savona è stato lasciato solo con i suoi. Dietro le quinte andava in scena la stessa piccola guerra di potere che vediamo da anni. Cambiano i protagonisti e i comprimari, ma il gioco è sempre quello: il “futti-compagno”.

Una cosa dovevano fare i dirigenti di quel partito: prendere Trapani, che non è Roma, dividerla in settori, e battere strada per strada, casa per casa, giorno per giorno, per fare capire l’importanza della sfida.

Strada per strada. Un tuffo al cuore. Berlinguer, il suo ultimo discorso prima di morire, in un comizio: «... vi invito a impegnarvi tutti, in questi pochi giorni che ci separano dal voto, con lo slancio che sempre i comunisti hanno dimostrato nei momenti cruciali. Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati e siamo… è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra civiltà».

 

Era il 1984. Oggi non c’è Berlinguer, non ci sono più i comunisti.

Non c’è più lo slancio. Ci sono battaglie e proposte, magari troppe. Ma manca la parola chiave: fiducia.

Questo andava fatto: strada per strada, casa per casa. Ricostruire la fiducia.

Le fiaccolate, i video appelli, i post su facebook servono solo a darsi un tono, ma la verità è che bisognava stare meno sui social e più in strada: dividere la città in zone, essere presenti giorno per giorno. Uno dice: è facile parlare dopo, lo so. Ma una volta così si faceva la politica, le persone si guardavano in faccia, non si registravano gli appelli su Youtube.

Che senso ha avuto fare le fiaccolate con i vertici dei sindacati ? O i videomessaggi, che senso hanno avuto?

Io non ne capisco nulla, per carità: ma qualcuno sa, in termini esatti, nel 2017, a Trapani, quanti consensi sposta un videomessaggio di Serracchiani o una conferenza stampa di Giachetti?

Avrebbero dovuto posare lo smartphone, questi illustri esponenti del Pd,  disdire gli impegni, staccarsi dai social, e venire, loro, se ci tenevano, a Trapani, a fare il caseggiato con Savona.

Non l’hanno fatto.

Un po’ perchè Trapani non interessa.

Un po’ perchè avevano paura.

Di cosa? Di incontrare la mafia, la corruzione e i 200 mafiosi liberati a due giorni dal voto....

Come? Non lo sapete? 

Di questo ne parleremo domani…

 

Giacomo Di Girolamo

 



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