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12/11/2017 16:19:00

Gli autogol di De Luca e Tamajo

di Leonardo Agate  - Da come si sono messe le cose politiche dopo i risultati elettorali siciliani, Berlusconi è resuscitato. A parte le plastiche facciali e gli interventi per la bellezza del corpo e l’agilità dei movimenti fisici, il suo spirito sembra tornato ai fastigi di un tempo.

Chi l’aveva dato per morto e sepolto, dopo l’allontanamento dal suo ultimo incarico di capo del governo, deve prendere atto di avere sbagliato. Potrebbe anche arrivare dalla Corte Europea una sentenza a lui favorevole, che lo riammetta a presentarsi candidato. Ciò non agevolerà il suo futuro, e sarebbe meglio per lui che la legge glielo impedisse. Così, da padre nobile potrebbe dirigere, senza parteciparvi, il nuovo governo di centro – destra nascituro alle prossime consultazioni politiche nazionali.
Il Pd è ferito a morte, e le tappe elettorali che Renzi fa con il suo treno speciale sono spesso una sofferenza per lui e i suoi seguaci. Gli applausi e fischi si alternano a ogni arrivo, tanto da sconsigliare di far fare al treno l’intero itinerario previsto. Per risanare le sue ferite il Pd ha bisogno di più tempo di quello che vogliono concedergli gli altri partiti. Fino circa un anno fa, il Pd pensava di far sciogliere anticipatamente il Parlamento, e fare le nuove elezioni; ora i segnali che arrivano dal Nazareno sono di segno opposto: vorrebbero portare le nuove elezioni a maggio, ma sembra che il presidente della Repubblica, Mattarella, e il presidente del Consiglio, Gentiloni, abbiano stabilito ufficiosamente una domenica fra le prime di marzo.
Assisteremo quindi a un redivivo centro – destra, sotto l’egida di Berlusconi, e a un tramortito Pd, con il suo segretario Renzi. Sempre che quest’ultimo resista nel suo incarico fino alle elezioni. Cosa non sicura date le distanze sempre maggiori che vengono rilevate tra lui e i suoi sostenitori.
Nell’agone politico, spiccherà, come il sol dell’avvenire, il M5S. Solitario come un sole, ma talmente attraente che in Sicilia è stato il primo partito per numero di voti, e se non ha avuto la presidenza della Regione e la maggioranza assembleare, la causa è stata il meccanismo elettorale che ha permesso a diversi partiti di portare voti al candidato di centro – destra Nello Musumeci, che, per la risicata maggioranza che lo sostiene - 36 deputati su 70 – ha il suo bel da fare per contentare, nell’assegnazione dei posti di governo e di sottogoverno, chi lo ha fatto eleggere. Basterebbe non contentare adeguatamente tutti, e alcuni deputati potrebbero cambiare casacca, facendo diventare relativa la sua attuale maggioranza assoluta. E’ pure vero che i grillini, essendo in 20 a Palazzo dei Normanni, non potrebbero contrastare la relativa maggioranza di Musumeci, ma la politica è l’arte del compromesso, e anche i grillini potrebbero alla fine decidere di fare alleanze con altri partiti.
Per quanto riguarda la composizione del nuovo Parlamento siciliano, applicando un criterio calcistico, si può dire che, fino a due giorni fa, l’increscioso problema degli impresentabili aveva fatto un gol nella rete di Musumeci, con l’irrogazione della custodia cautelare a Cateno De Luca. Ma è stato uno svantaggio di breve durata, perché ieri un avviso di garanzia è stato notificato dalla Procura di Palermo a Edmondo Edy Tamajo, eletto nelle fila di Sicilia Futura, che sosteneva il candidato del centrosinistra Fabrizio Micari. E’ indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
La partita continuerà. Gli analisti ritengono che circa 180 mila voti sono stati indirizzati da candidati impresentabili o da gruppi a loro legati.