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23/01/2018 06:47:00

Corruzione, Fazio: nuovo filone di indagine. Mafia, D'Alì: processo da rifare

 Ancora una volta gli scherzi del destino uniscono per vicende non politiche ma giudiziarie gli ex alleati, oggi tra loro nemici acerrimi (sempre in senso politico, of course...) Antonio D'Alì e Mimmo Fazio.

Ieri infatti i due hanno dovuto incassare due duri colpi nelle vicende che li vedono coinvolti. Per D'Alì la Cassazione ha deciso che il processo d'Appello che lo ha visto assolto per concorso esterno in associazione mafiosa è tutto da rifare. Per Fazio invece è arrivato il sequestro di un appartamento, nell'ambito dell'indagine Mare Monstrum, che a tutti fa intuire che ci sia un nuovo filone di indagine. 

FAZIO. Un nuovo provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso, dicevamo, nei confronti dell’ex deputato ed ex sindaco di Trapani, Girolamo Fazio. I carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione a un nuovo mandato di sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Trapani su un altro presunto caso di corruzione  in cui sarebbe coinvolto Mimmo Fazio. Stavolta a Fazio viene contestata la possibile corruzione per un totale di circa 35mila euro, perchè è questo il valore dell'appartamentino sequestrato, che poi è lo stesso che era stato sequestrato qualche settimana fa, insieme ad un altro immobile, e poi dissequestrato. Ma attenzione, qui i dati interessanti sono due: il primo è che la corruzione non è stata fatta da Ettore Morace o da qualcuno del suo gruppo, quindi si tratta di un altro imprenditore, il cui nome però è coperto dal segreto delle indagini. La seconda considerazione è che, rispetto ad altre indagini in cui la Procura fa il fuoco d'artificio dei provvedimenti cautelari e poi in pratica si ferma, qui tutto dà la sensazione che l'indagine sia ancora viva.

L'appartamento sequestrato a Fazio si trova nello stesso immobile dove vive l'ex Sindaco di Trapani. Il sequestro, fanno sapere fonti investigative,   fa seguito ad un ulteriore approfondimento di indagine secondo la quale sarebbe emersa ancora una condotta illecita da parte di Girolamo Fazio che  avrebbe posto l’esercizio della propria funzione di deputato regionale al servizio di imprenditori locali. Il valore economico di parte dell’immobile posto sotto sequestro preventivo, pari a 35 mila euro, è ritenuto l’equivalente del prezzo della corruzione.

Qualche settimana fa a Fazio furono sequestrati due appartamenti. Poi lui versò 107.000 euro in un libretto infruttifero. E la Procura fece dissequestrare i locali. E' probabile che tra qualche giorno la difesa di Fazio possa ripetere lo stesso schema. 

D'Alì. La Corte di Cassazione ha deciso che il processo al senatore trapanese di Forza Italia, Antonio D'Alì, che si ricandiderà alle prossime elezioni è da rifare. Commentano gli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino: "Ci troviamo di fronte ad un rinvio finalizzato a sollecitare la Corte di appello di Palermo a decidere nuovamente se ascoltare o meno testimoni in larga parte già escussi ed a meglio motivarne l'eventuale rigetto. Testimoni che, ove ammessi, nulla comunque potranno aggiungere a fatti già esaminati nei dieci lunghi anni di un processo "abbreviato"(!) Il che porterá ad altre lunghe attese, ulteriori costi per la giustizia e per giungere alla fine al punto di partenza: l'ennesima assoluzione!".

A settembre del 2016 D'Alì era stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti contestatigli dopo il 1994, mentre per le condotte precedenti era intervenuta la prescrizione. Un verdetto che aveva ricalcato quello di primo grado.

D’Alì era accusato di avere «contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato». Per i pm, il senatore trapanese avrebbe avuto rapporti con le cosche e con esponenti di spicco dell’organizzazione come il superlatitante Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, fin dai primi anni ’90, e avrebbe cercato l’appoggio elettorale delle «famiglie».



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