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22/08/2019 13:00:00

Lavora in nero per 1200 euro, ma prende anche il reddito di cittadinanza

Mon si fermano nemmeno in pieno agosto i controlli per scovare i furbetti del reddito di cittadinanza, soggetti che beneficiano indebitamente del sussidio voluto dal Movimento 5 stelle. Solo nelle ultime ore sono due i casi di furbetti beccati dalle Fiamme Gialle, entrambi a Potenza. Nel primo caso, un sessantenne di Maratea ha regolarmente presentato la richiesta per l'accesso al reddito di cittadinanza, ottenendo il sussidio. E questo perché ufficialmente aveva tutti i requisiti necessari: italiano, in piena età lavorativa, nessun reddito. Dal mese di maggio, tuttavia, era cambiata la propria condizione occupazionale in quanto aveva avviato un'attività di lavoro dipendente.

Reddito di cittadinanza, prende il sussidio con uno stipendio da lavoratore dipendente
Il tutto taciuto agli organi componenti e pertanto oggetto di denuncia all'Autorità giudiziaria. All'operaio, i finanzieri di Maratea sono arrivati attraverso un controllo a una multiproprietà condominiale amministrata da professionisti incaricati. Diversi i lavoratori impegnati con varie mansioni, tra i quali l'uomo beneficiario del reddito di cittadinanza che è risultato assunto in nero, senza alcun contratto di lavoro.

Così, da un lato l'amministratore del condominio è andato incontro alla maxi sanzione prevista per il lavoro sommerso, dall'altro, i militari, approfondendo la posizione contributiva dell'operaio non assunto regolarmente, hanno scoperto che il sessantenne aveva percepito uno stipendio per lavoro dipendente nel mese di maggio pari a 1.220 euro e contemporaneamente aveva già ottenuto due accrediti per reddito di cittadinanza per 614,52 euro relativamente ai mesi di maggio e giugno. Un altro caso, invece, sempre a Potenza ha riguardato un beneficiario del reddito di cittadinanza che, in violazione alle norme, ha ''dimenticato'' di segnalare l'avvio all'attività lavorativa di un componente del proprio nucleo familiare. Anche per lui è scattata la denuncia.

Chi effettua i controlli sul reddito di cittadinanza (e come funzionano)
Secondo i dati forniti dall'Inps, su 1.491.935 domande di reddito di cittadinanza presentate al 31 luglio, 922.487 sono state accolte e quasi 400mila respinte e circa 170mila in evidenza per ulteriore attività istruttoria. La percentuale di domande respinte è attualmente al 26,8%. Ma chi effettua i controlli? Il sistema opera in maniera articolata. Il controllo contro i furbetti del reddito di cittadinanza è "triplo", almeno in linea teorica. A contribuire all'efficacia dei controlli sono infatti più attori: l’Agenzia delle Entrate, l’Ispettorato nazionale del lavoro, la Guardia di Finanza più altre autorità di controllo. Possiamo suddividere il discorso "controlli reddito di cittadinanza" in tre differenti capitoli.

Da una parte ci sono 600mila nominativi forniti dall'Inps ora in mano alle Fiamme Gialle (che potrebbe, risorse permettendo, fare controlli a tappeto a questo punto). Di questi, la Guardia di Finanza esaminerà i profili di rischio, "cioè ne individuerà una piccola parte che potrebbe essere oggetto di controlli", come specificato pochi giorni fa dal presidente Inps Pasquale Tridico.

L'Inps si occupa invece delle verifiche preventive. In altre parole deve valutare se il nucleo familiare abbia i requisiti necessari per poter presentare domanda di accesso al reddito di cittadinanza. Infine i controlli "post-erogazione" del sussidio toccano al'Ispettorato nazionale del lavoro. Una volta che il reddito di cittadinanza è stato assegnato e la card è stata ricaricata, l’Ispettorato nazionale del lavoro deve accertarsi, ad esempio, che non ci sia svolgimento di prestazioni di lavoro “in nero” da parte dei soggetti appartenenti ad un nucleo familiare beneficiario del sussidio.

Una recente circolare dell'Ispettorato nazionale del lavoro ha anche chiarito il caso della omessa comunicazione delle variazioni di reddito e patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari. Per questa fattispecie, che si verifica dopo la concessione del beneficio, la legge prevede la reclusione da uno a tre anni. Affinché si configuri questo reato, precisa l’Inl, "non rileva lo svolgimento in sé di un’attività lavorativa che risulta compatibile, in termini generali, con la fruizione del Rdc quanto, piuttosto, l’omessa comunicazione del reddito percepito che avrebbe potuto comportare, ove correttamente comunicato, la riduzione o addirittura il venir meno del beneficio. Nell’ambito delle verifiche di competenza dell’Inl, il personale ispettivo potrà pertanto rilevare la commissione del reato con riguardo alla sola ipotesi dell’omessa comunicazione delle 'variazioni del reddito (…)' che, verosimilmente, può realizzarsi con maggior frequenza nei casi di prestazioni di lavoro 'nero' o 'grigio'".