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07/09/2019 07:15:00

Marsala, i permessi "allegri" di Marrone. Il consigliere a giudizio per truffa e falso

Dopo il licenziamento in tronco, poi confermato dal giudice del lavoro, adesso anche il processo penale per truffa e falso ideologico. Entrambi i reati aggravati e continuati.

E’ una strada lastricata di problemi, dunque, quella che attende il consigliere comunale Alfonso Marrone, 48 anni, originario di Salemi. Marrone, consigliere capogruppo di “Una Voce per Marsala”, è stato, infatti, citato direttamente a giudizio dalla Procura (pm Niccolò Volpe), che ha fissato l’avvio del processo, davanti al giudice unico, per l’11 marzo 2020 (aula B del nuovo Palazzo di Giustizia).

A difenderlo sarà l’avvocato Guglielmo Ivan Gerardi, anche lui, per altro, consigliere comunale. Gerardi lo ha difeso già, senza successo, nella causa per il licenziamento.

La vicenda del consigliere Marrone, eletto con la maggioranza del Sindaco Di Girolamo, l'abbiamo raccontata l'anno scorso con una lunga inchiesta a puntate su Tp24.

Qui potete leggere la prima puntata.

Qui la seconda puntata.

Qui la terza.

 

Marrone avrebbe commesso i reati contestati in danno del suo ex datore di lavoro, la Casa di Cura Morana, dove prestava servizio dal 1990 come infermiere professionale. Da tempo, era caposala. Due anni fa, però, secondo l’accusa, Marrone avrebbe più volte disertato, facendo altro, le riunioni delle commissioni consiliari per le quali, invece, aveva chiesto permessi specifici al datore di lavoro, che per questo, nel novembre 2017, l’ha licenziato. Licenziamento che nell’ottobre 2018 è stato ritenuto “legittimo”, e quindi confermato, dal giudice del lavoro del Tribunale di Marsala, che nella sua ordinanza parla di “abuso del diritto”, “condotta contraria alla buona fede” e “disvalore non solo contrattuale, ma anche sociale”.

Il magistrato scrive che risultano effettivamente fondate le contestazioni “quantomeno in relazione alle giornate del 26, 27 e 28 giugno, 26 luglio 2017”. “Non può negarsi – evidenzia il giudice del lavoro - l’immediata percepibilità del disvalore (non solo contrattuale, ma anche sociale) che contrassegna la condotta tenuta dal Marrone, giacché il lavoratore ha usufruito dei suddetti permessi per soddisfare proprie esigenze personali, scaricando il costo di tali esigenze sulla intera collettività, stante che i permessi sono retribuiti in via anticipata dal datore di lavoro, il quale poi viene sollevato dall'ente locale, costringendo il datore di lavoro ad organizzare diversamente ad ogni permesso il lavoro in azienda”. Per assolvere al loro mandato amministrativo i consiglieri comunali hanno diritto ad un massimo di 36 ore mensili di permesso, retribuite, più altre 24 non retribuite. E quando è lavoratore dipendente, il Comune rimborsa poi, nei limiti di legge, il datore di lavoro. Il licenziamento scattò a seguito di alcuni controlli svolti dal datore di lavoro, che si affidò ad un investigatore privato per seguire i movimenti di Marrone nelle ore in cui si assentava dal lavoro chiedendo permessi per mandato amministrativo. E l’investigatore privato scoprì che più volte Marrone, nei giorni e nelle ore in cui chiedeva il permesso di assentarsi dal lavoro per partecipare alle riunioni delle commissioni consiliari, in realtà era altrove e faceva altro. Sette, tra il 31 maggio e il 31 luglio 2017, sono i casi contestati nel capo d’imputazione. Anziché partecipare alle riunioni di Palazzo VII Aprile, il capogruppo di “Una Voce per Marsala” se ne sarebbe rimasto a casa, oppure andava dal gommista, al bar, allo studio di un geometra, in ufficio di consulenza. Impegni, di certo, non istituzionali. Nel decreto di citazione a giudizio a firma del pm Volpe è indicata come parte “offesa” la Casa di Cura Morana srl “in persona del legale rappresentante pro tempore D’Antoni Angela”. Ad assistere, sul piano legale, la parte offesa (che alla prima udienza potrebbe chiedere di costituirsi parte civile) è l’avvocato trapanese Salvatore Galluffo.



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