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02/02/2010 05:31:29

Tommaso Lentini/2: "Ebbi subito il sospetto che il Monumento ai Mille fosse abusivo"

 

L’architetto Mongiovì cosa le diceva su questa opera?
Lui mi ha detto sempre che ha avuto un sogno, quando ha progettato quest’opera. Il sogno era quello di vedere unificate le due imbarcazioni Piemonte e Lombardo con le due prue verso il mare,  e sintetizzarle con un’unica poppa verso Via ScipionMonumento_ai_mille_13.JPGe l’Africano. Le due prue e questa poppa avrebbero sormontato poi un albero che sarebbe stato alto 47 metro, e due vele unite di circa 550 metri quadrati ….. che sotto la spinta del vento sarebbero state pericolose….. Allora lui aveva pensato di traforare queste vele con tre zeri. Quindi, se consideriamo che l’albero maestro è il simbolo stilizzato del numero uno, con i tre zeri facevano mille…. mi sembra che la sintesi sia stata eccezionale… l’opera non era più una semplice scultura ma un monumento di grande pregio secondo i criteri dei tempi, indistruttibile, doveva durare secoli…

Ma la Corte dei Conti nel ’63 disse che quel progetto non si poteva fare…
Disse che non si potevano fare sprechi.

Agli albori degli anni ’80 prende l’impegno Pietro Pizzo…
Pietro Pizzo, onorevole socialista marsalese diventa assessore regionale al turismo. Un assessorato al turismo non avrebbe avuto soldi per fare monumenti e lavori pubblici. E allora s’è scoperto un meccanismo ingegnoso. Si fece in modo di fare diventare l’opera un centro culturale e turistico: un luogo di ricezione. Insomma, il progetto diventa “Centro di Cultura e Museo Garibaldino”. Pietro Pizzo riesce a mettere nel bilancio della Regione Siciliana 1 miliardo 200 milioni di lire.

E qui entra in gioco lei, Lentini.
Nel 1983 mi arriva la telefonata dell’architetto Mongiovì, dicendomi che aveva bisogno di parlare con me. E ci siamo visti. Mi dice che mi voleva assistente e contabile della direzione dei lavori a Marsala perché questo progetto sarebbe stato sicuramente realizzato.

Le tremarono i polsi.
Mi riempì di carte, sezioni, progetti. Io accettai.

Senonchè….
Il progetto viene approvato da tutti gli enti preposti, si porta a Marsala dove viene approvato e licenziato. E a me viene un dubbio.

Un dubbio?
Vi spiego. Il piano comprensoriale di Marsala prevedeva in quella zona non un monumento ma una zona adibita al verde, perché era vicina alla costa. E’ la zona del cosiddetto “Salato”. Da quel momento il progetto viene approvato con il visto dell’allora Dirigente del Comune di Marsala, l’architetto Rosario Esposto. Sarà stata una svista…

Almeno ci piace pensare così….
Chissà quello che è avvenuto. La firma ufficiale l’ha messa l’ingegner Parrinello, ma lui era il suo assistente. Aveva appena finito gli studi di architettura, non era più vigile urbano…

Quindi l’approvazione viene data….
Parrinello firma perché secondo lui il progetto è conforme agli strumenti urbanistici perché non si può finanziare un’opera che non sia conforme agli strumenti urbanistici. Io avevo qualche titubanza, ma non potevo parlare perché ai loro occhi ero ancora “coi calzoncini corti”. Pensavo che tutto si potesse risolvere con una variante immediata, quella che non c’è stata…. Il progetto andò avanti e fu approvato anche a Palermo.

In che anno siamo?
Siamo nel maggio 1984. In quell’anno è stato approvato anche il progetto del Palasport di Marsala, che nel giro di un paio d’anni sarà realizzato, mentre per il Monumento ai Mille solo nell’86 avviene la posa della prima pietra.

Tutti gli enti diedero il loro parere di conformità?
Tutti diedero il loro nulla osta, ma tutti senza guardare quella carta dove c’era scritto che lì era demanio, e lì, dove doveva sorgere il monumento, era prevista la continuazione di via Scipione l’Africano, che scendeva direttamente al mare.

Di fatto il Monumento avrebbe bloccato la strada…
Infatti. Ma Pizzo sosteneva che tutto era in regola poiché le concessioni demaniali furono regolarmente pagato, nessuno fece problemi. Tant’è che il monumento ebbe il via libera, e si organizzò una grande manifestazione per la posa della prima pietra.

Stiamo arrivando quindi al momento della posa della prima pietra. A Marsala arriva il Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi, l’uomo più potente d’Italia.

Io ho la figura stampata nella mia testa quando ho visto arrivare, in una giornata di scirocco, tra tantissima gente da Via Scipione l’Africano l’allora sindaco Enzo Genna, Bettino Craxi e Pietro Pizzo.

Quel giorno di giugno del 1986, faceva caldo, e Craxi disse a mezza bocca la frase che lo inchiodò…
Disse “…io spero che non rimanga solo la prima pietra”.

Quando avviene il “patatrac”? Quando si scopre che il monumento è abusivo?
I lavori finiscono per il primo stralcio. La spesa è di 1 miliardo 193 milioni di lire, 7 milioni meno dello stanziamento. I lavori finiscono con qualche giorno di ritardo perché noi chiedevamo un travertino puro, bianco, meraviglioso, come lo voleva Mongiovì, ma l’impresa ne ha fornito uno diverso ma ugualmente resistente. È stato quindi fatto il collaudo amministrativo e il collaudo strutturale. Siamo nel 1988.

Due anni per fare questo primo stralcio sono accettabili. Poi?
Appena si parla di fare il secondo stralcio, cioè la vela e tutta la parte superiore, succede il patatrac. Un funzionario del demanio ci dice “guardate che questo monumento è abusivo”.

La reazione quale fu?
Nessuno ci credette.

Quando nell’88 si fermò tutto Pietro Pizzo, Enzo Genna, cosa dissero?
Erano tutti preoccupati perché era una grande figuraccia. Però erano tutti convinti che si potesse superare l’ostacolo. Cominciò una campagna per la demolizione, e dappertutto spuntavano articoli con titoli come “Garibaldi abusivo”….

Il Sindaco Salvatore Lombardo, eletto nel ’93 tentò di prendere in mano la situazione.

Anche lui era convinto che si potesse riprendere il monumento. L’architetto Mongiovì viene contattato da Lombardo. Si prendono le carte, facciamo una riunione, pensiamo di ripresentare la documentazione. Ma già all’ufficio urbanistica del Comune tutto si ferma.

All’ufficio urbanistica c’era ancora Esposto?
No, l’ingegnere Patti. Appena si parlò di questa cosa andò a guardare le carte perché anche lui in tutto questo marasma aveva paura di essere disattento. E diede il suo responso: questa è zona demaniale, non può essere previsto dal piano comprensoriale un monumento, mi dispiace ma non possiamo fare nulla. E non s’è fatto più niente.

Quando ha visto l’ultima volta Mongiovì?
L’ho visto qualche mese prima che morisse. E’ venuto a Marsala e mi ha detto che stava molto male. Aveva 92 anni. E’ morto nel 1994.

Del Monumento cosa le diceva?
Era molto dispiaciuto. Molti dicevano di cambiare il progetto. Ma lui mi ha detto sempre una cosa:”Architetto Lentini, deve rimanere così, non possiamo e non dobbiamo cambiarlo di un millimetro; se noi sbagliamo diventerà un pupo, faremo un pupo!”. L’opera era stata pianificata con grande attenzione e il calcolo strutturale, fatto dall’ingegner Di Paola di Palermo, aveva tutte le carte in regola. E vi dirò anche che il cemento utilizzato era un materiale di prima qualità.

Parliamo del concorso di idee bandito dal Comune a fine 2007. Lei ha partecipato?
Io non ho partecipato, non me la sentivo. Hanno partecipato dieci architetti. L’Amministrazione comunale ha selezionato un progetto che sembra che sia realizzabile. Il bando di concorso diceva che il progetto non doveva superare la volumetria di quello che finora è stato realizzato.

Perchè?

Nel 2003 viene deliberata finalmente la famosa variante urbanistica. Il monumento ora è previsto, ma, come recita il decreto della Regione, “limitatamente alla porzione già costruita”.  I politici hanno approvato la variante per fare il monumento, ma come se i monumenti si fanno con l’indice di edificabilità…

Quindi si è detto “riprendiamo quello che c’è senza aumentarlo”?
Sì.

Cosa prevede il progetto vincitore, quello dell'architetto Abramo?
Per quello che ho potuto capire quando ho visto l’esposizione di questi progetti, l’architetto Abramo è entrato nel tema e nei criteri di legge nella creazione del suo progetto perché non ha realizzato, a suo avviso, nessun metro cubo in più. Ha creato una specie di copertura, fino all’altezza dei tre gradoni che ci sono al momento, fatta di materiale che non è assimilabile a volume. E' una copertura del monumento che ne fa una specie di piazza, mentre sotto si continueranno ad utilizzare i locali di quasi mille metri quadrati.

Il sogno di Mongiovì non sarà realizzato. Al posto del suo monumento ci sarà una specie di piano interrato…
Mongiovì era un professionista di precisione estrema Architetti o pseudo-architetti hanno detto che noi abbiamo costruito un’opera nel fango, ma devo ricordare che si sono fatti scavi fino a 6 metri di profondità per togliere tutto quello che c’era sotto, dopo di che s’è fatta una palificazione perché questa struttura peserebbe 7000 tonnellate. Sono stati fatti 183 pali sotto le fondazioni che scendevano fino a 20 metri , e ciascuno di questi è stato guardato, verificato e posato alla mia presenza e dell’architetto Mongiovì. L’impresa Tarantolo, aggiudicataria dei lavori, era capace di realizzare con i suoi carpentieri un lavoro che doveva durare nella storia.

 



Native | 2024-04-25 09:00:00
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