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07/01/2014 06:05:00

Il clan Messina Denaro e il parco eolico "Vento di Vino" a Mazara del Vallo...

E’ Patrizia Messina Denaro, la sorella di Matteo,  quella che fa  il bello e il cattivo tempo negli affari della famiglia Filardo, e non solo. Lo sa bene l’anziana Rosa Santangelo, madre di Giovanni Filardo, zia di Patrizia. Abbiamo visto, nelle scorse puntate di questa lunga inchiesta (che assomiglia ad una versione un po’ dark della soap opera Agrodolce….) , che Filardo ha un’impresa edile, con la quale campa non solo  la sua famiglia, ma anche quella dei cugini Messina Denaro. Quando però nel 2010 va in carcere, la palla passa alla moglie e alle figlie, sue presunte prestanomi,  che seguono dal carcere gli ordini dell’imprenditore, ma  non vogliono dividere i proventi dell’azienda con il resto della famiglia. La signora Rosa parla con la figlia e dice: “Tuo fratello è in pericolo”. Patrizia infatti reclama la sua parte, anche perchè è di fatto una socia occulta dell’azienda, possiede dei mezzi, procura dei lavori. La signora Rosa vuole parlare con Patrizia,  consapevole del rischio cui il figlio Giovanni si trovava esposto a causa della condotta della moglie e delle figlie. Il 18 Novembre del 2011 così si rivolge alla figlia: “... io cu Patrizia più tardi voglio parlare!”. “S’ava a turnare como prima” dice l’anziana. Per gli investigatori è l’ennesima riprova che Patrizia Messina Denaro ha delle prerogative in un’azienda nella quale, formalmente, non ha alcun incarico.

C’è poi un altro dialogo, di qualche mese prima, è il 6 Marzo, nel quale Lorenzo Cimarosa e Antonino Lo Sciuto, i “gestori” della società, con parole inequivocabili, indicano nella “cugina Patrizia” la destinataria di parte dei proventi dell’attività di imprese della Bf Costruzioni Srl e della Mg costruzioni Srl.

I due parlano di alcune somme da incassare per dei lavori che hanno fatto. Lo Sciuto chiede a Cimarosa:  “eh… e tua cugina.., tu glielo hai detto perché avanza i soldi?!”.  Cimarosa risponde: “Gliel ho detto vedi che quelli non hanno riscosso là a Marsala… Appena me lo dice di nuovo.. glielo dico… gli dico: Vedi che ancora deve andare a finire il servizio…..”.

E continua: “eh … ora appena riscuoto glieli faccio avere … già mi dovrebbero anticipare qualche cosa….Il problema non è … i soldi non glieli abbiamo dati perché non abbiamo riscosso vero”.

Dunque, nulla di personale. Solo problemi di riscossione di un lavoro fatto a Marsala impediscono all’azienda di Filardo di “sostenere” Patrizia Messina Denaro.

Questo frammento di dialogo combacia con un altro dialogo registrato nel carcere di Trapani, qualche giorno prima. Era Giovanni Filardo che parlava con la figlia Floriana, il 3 Marzo 2011, e parlando di Patrizia, il padre dice alla figlia  che nel momento in cui inizieranno il lavoro ed arriveranno i guadagni, che saranno tanti, dovrà prendere 1500 al mese e darglieli.

Tornando a Cimarosa e Lo Sciuto, i due sanno benissimo che chi comanda l’azienda, anche se in carcere, è sempre Giovanni Filardo. Sono entrambi legati a lui e ai suoi ordini, non certo alla moglie e alle figlie, che fanno davvero da mere prestanomi.

Cimarosa è cognato di Filardo (nell’Eden sono tutti imparentati tra loro….) e lo conosce bene, tanto da mettere sull’attenti il “collega” Lo Sciuto: “Certo!… Perché poi la mala figura la fu tu… vedi eh… perché mio cognato lo sai che cosa ti dice a te?!… te lo dico io… perché io lo conosco…Perché tu non lo sapevi che si dovevano pagare i cristiani?!.., perché non li hai pagati?

E Lo Sciuto esorta Cimarosa a parlare in qualche modo con Filardo: “Questo ti dico tu ci devi andare da tuo cognato.., ti devi andare a fare un incontro da solo…

Cimarosa prende lavori per conto della compagnia, alcuni anche grossi. Spunta, come sempre ormai da qualche anno nelle storie di mafia del trapanese, il parco eolico. Il “lavoro grosso”, così come lo chiama l’anziana Rosa Santagelo, sempre parlando con la figlia Giovanna, è la realizzazione delle opere del parco eolico Vento di vino in Mazara del Vallo.

E qui si apre uno scenario importante.

Prima però una breve pausa di riflessione. Perchè si conferma ancora una volta un dato di fatto del rapporto tra famiglie mafiose “tradizionali” della Sicilia Occidentale e nuovi business quali l’eolico. E cioè che il loro giro d’affari non è, come spesso si racconta, nell’impianto eolico in se e nell’energia che ne deriva e che si può vendere, ma, sempre nel caro, vecchio calcestruzzo, cioè nella realizzazione delle opere (la base della pala, per intenderci, qualche casotto). Non è una riflessione di poco conto, ma è ancora una volta la dimostrazione che, a dispetto del mito che si è creato, la mafia belicina non ha grandi capacità di rinnovamento, perchè non possiede nè i mezzi nè i know – how necessari per investireci. Non è mai saputa andare oltre le solite cose: calcestruzzi, estorsioni, droga, grande distribuzione. Il business legato alla grande truffa delle pale eoliche appartiene ad un’altra forma di organizzazione criminale, quella che noi chiamiamo “Cosa grigia”, più raffinata, diversa, improntata ad un certo tipo di affari legati alla truffa, al riciclaggio, alla finanza sporca. La famiglia Messina Denaro, per farla breve, un parco eolico da se non sarebbe in grado di farlo. Sa benissimo, però, inserirsi nei lavori per la sua materiale posa in opera.

Il parco eolico “Vento di Vino”, cui si fa riferimento,  è stato attivato a Mazara del Vallo il 27 Marzo 2012. Il cantiere è stato avviato nel Marzo del 2011, e si trova a 10 chilometri dalla costa. E’ di proprietà di REpower Italia e Fabbrica Energie Rinnovabili Alternative. Dice il comunicato stampa dell’azienda il giorno della sua attivazione:

“E’  stato disegnato e realizzato con l’obiettivo di raggiungere un’integrazione ottimale tra l’impianto, l’ambiente, il paesaggio e il territorio. L’attività di cantiere ha inoltre attivato operatori locali, che hanno collaborato sia per la fornitura di materiale sia per il trasporto delle turbine”.

Sembra un’involontaria conferma di quanto scoperto dalla Procura, e cioè il fatto che i lavoro sono stati fatti dall’azienda di famiglia dei Filardo – Messina Denaro, “operatori locali” per eccellenza della Sicilia Occidentale…

Le sette torri di Vento di Vino sono ora tutte operative e hanno una capacità totale installata di circa 24 MW. Su base annua, si stima una produzione di 52 GWh, corrispondente al fabbisogno domestico di 16.000 famiglie, con un taglio  in atmosfera di oltre 23.000 tonnellate annue di CO2. Gli aerogeneratori modello 3.4M104 hanno un’area spazzata di 8.485 metri quadri e un’altezza mozzo pari a 96.5 m e sono le turbine più grandi e potenti mai installate in Italia.

E’ un “lavoro grosso” quello del parco eolico. Cimarosa vuole fruttare il momento favorevole per comprare alcuni mezzi meccanici nuovi, in sostituzione di alcuni obsoleti, di proprietà di Matteo Filardo. E’ sempre la Santangelo a spiegarlo alla figlia Giovanna. “...Hanno preso un lavoro grosso, e li mezzi di Matteo sono sempre in officina, ora… perché sono struppiati [...] ora Enzo dice: ‘dato che abbiamo preso questo lavoro grosso, ora gli compro l’escavatore e camion che con questo lavoro si pagano e, quando no, quando esce si trova i mezzi nuovi’ e manco vuol fargli sapere niente a loro e va, e vuole andare la per parlare con Matteo…”.

Ma torniamo al parco eolico. A “Vento di Vino”, realizzato materialmente dalla famiglia Messina Denaro – Filardo, per quanto riguarda, ripetiamo, le opere murarie. Certo, sono tante le domande che uno si fa: se l’azienda Repower – FERA sapesse, se ha subito i lavori sotto forma di estorsione o meno. Ma c’è qualcosa ancora di più importante.

L’installazione del parco eolico “Vento di Vino” ha avuto a Mazara del Vallo una genesi lunga e tormentata. Ed è finito  già in altre pagine di cronaca giudiziaria, e precisamente nell’operazione “Eolo” che nel 2009 per la prima volta scoperchiò gli intrecci tra mafiosi, politici corrotti, imprenditori senza scrupoli per creare un parco eolico a Mazara del Vallo. Ebbene, il progetto che la famiglia mafiosa degli Agate – Tamburello sponsorizzava, arrivando a corrompere i consiglieri comunali per l’approvazione, e manipolando le procedure pubbliche per la stipula della convenzione da parte del Comune,  era quello della Eolica del Vallo,  concorrente a Venti di Vino. Quest’ultimo  è stato approvato il 27 Aprile 2006 dal Consiglio Comunale di Mazara, creando grosse preoccupazioni al gruppo mafioso – affaristico di Mazara.

Un parco era sponsorizzato dalla mafia. Non si è fatto, più, perchè alla fine è arrivata la magistratura.  E’ stato scelto l’altro progetto, quello concorrente. Secondo le indagini, anche lì la mafia ci ha messo lo zampino.

Non c’è scampo per questa terra.



Antimafia | 2024-05-16 08:51:00
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