di Dino Agate Il maestro Vito Linares ha inaugurato la sua nuova mostra di quadri alla Chiesa di San Pietro, dove ha tenuto alte mostre collettive e personali. La mostra resterà aperta per alcune settimane.
In occasione delle due ultime mostre del maestro, ho espresso dei dubbi sul valore artistico delle sue tele. Lo preferivo quando faceva opere surrealistiche, alla De Chirico per intenderci. Non riesco più a capirlo nei suoi nuovi percorsi. Per esempio, l'anno scorso la sua mostra sul "Rosso che avanza" era costituita da una serie numerosa di dipinti in rosso: tele su cui il colore rosso era irrorato e rappreso, in astruse geometrie. Passeggiavo davanti ai quadri e non riuscivo a capire cosa volessero significare, a parte la presenza del rosso, peraltro in sintonia con il titolo della mostra. Era proprio un rosso ardito, insignificante, presuntuoso, ed "avanzante".
Quando i visitatori vanno ad una mostra di quadri astrattisti, gli riesce difficile esprimere i propri sentimenti di ironia o di critica, perché la maggior parte dei visitatori é restia a fare critiche alla pittura dell'artista, magari perché conosciuto o amico, oppure teme di essere presa per uno che non capisce l'arte moderna. A me sembra che nel "Rosso che avanza" non c'era nulla da capire, perché nessun messaggio mi veniva dai quadri.
Stavolta, il maestro ha fatto il bis di quella mostra, con un'altra serie di quadri, pur'essi in rosso: schizzi, curve, linee e macchie di vernice rossa su tele parzialmente pretrattate. Ogni opera é simile all'altra, la visita si potrebbe limitare alla prima tela esposta, tutte le altre sono parziali variazioni degli schizzi, delle curve, delle linee e delle macchie di vernice rossa.
Ad una visitatrice ho chiesto se i dipinti non le sembrassero tutti simili. Meditandoci, mi ha risposto che in quello che avevamo di fronte si potevano riconoscere delle orecchie, attaccate ad un viso evanescente. Sarà. Anche in altri quadri, con buona volontà, si possono riconoscere uno o due orecchie attaccati a visi evanescenti. Insomma, tutte le tele, venti o trenta che siano, appaiono intercambiabili.
Nel foglio di presentazione della mostra, il maestro fa riferimento al Caravaggio, come se fosse il suo mentore e maestro. Eh , no, non ci siamo, il riferimento a Caravaggio non calza. Se il maestro fa, come pure ha fatto nel foglio e nella presentazione orale, un riferimento ad un astrattista americano, va bene, gliela passo. Ma se intende agganciare la sua odierna produzione al Merisi, non ci sto. Tutti i quadri del Caravaggio sono di un'immediata comprensibilità. E' il maestro del figurativismo, in cui le figure e gli oggetti rappresentano mirabilmente la realtà, e l'atmosfera in cui é immersa. Tutto percepibile, in Caravaggio, cose, persone ed atmosfere. Caravaggio non ha mai prodotto opere incomprensibili, per nessuno.