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07/07/2017 06:00:00

Università di Palermo: bocciata per meritocrazia e servizi. Colpa della Regione

L'ateneo di Palermo viene bocciato in quanto a meritocrazia e servizi offerti agli studenti.
Due ricerche hanno infatti declassato l'Università palermitana, e solo nel giro di una settimana: la prima, realizzata da due docenti dell’Università di Chicago per la rivista accademica Pnas, Stefano Allesina e Jacopo Grilli, si è concentrata sul preoccupante fenomeno del nepotismo accademico.
La seconda, realizzata dal Censis (Centro Studi e Investimenti Sociali) ha piazzato l’Università palermitana al sesto posto nella classifica che ha valutato l’organizzazione generale dei più grandi atenei italiani.

L’Università di Palermo è una tra le più frequentate in Sicilia, si parla di oltre 40 mila iscritti all’anno secondo le ultime stime; ma il numero di studenti non influisce sulla qualità dei servizi offerti. Il Censis penalizza pesantemente l’Università dal punto di vista dei servizi, a partire da quelli basilari come il sistema mensa, gli alloggi studenteschi, il numero di aule e di borse di studio: secondo il Censis sarebbero questi i principali “talloni d’Achille” dell’ateneo palermitano.
Purtroppo però non sono gli unici. Dallo studio compiuto dai docenti dell’Università di Chicago, emerge che il numero di cognomi uguali nei dipartimenti è eccessivo, e la maggior parte di questi casi sembra interessare proprio le Università del Sud Italia, in particolare gli atenei Siciliani (Palermo, Catania, Messina). 

Il fenomeno “nepotismo” non è di certo argomento nuovo: già tempo fa era intervenuto a tal proposito anche il precedente rettore dell’ateneo palermitano, Roberto Lagalla, in seguito allo scandalo che aveva coinvolto molti atenei siciliani: Lagalla aveva allora proposto l’adozione di un vero e proprio “codice etico” contro quella “parentopoli” che era stata evidenziata da un’inchiesta di Repubblica sulle “100 famiglie che contano” dell’Università degli studi di Palermo.

SERVIZI INSUFFICIENTI - I pasti erogati, rispetto al numero degli studenti aventi diritto ad usufruire del servizio, non sembrano affatto sufficienti; altro grande problema è quello legato all’organizzazione e la disponibilità dei posti letto e degli alloggi studenteschi per gli studenti fuori sede. Le residenze studentesche di certo non mancano: Santi Romano, San Saverio, Biscottari, Goliardo, Schiavuzzo e l’alloggio Santissima Nunziata, struttura che ha aperto recentemente; e si tratta di strutture in grado di offrire vari tipi di servizi, dalla mensa alla biblioteca, dotate anche di sale lettura e sale internet. Eppure, anche questa volta, per il Censis – e per gli studenti – non sono affatto sufficienti. E gli alloggi non godono nemmeno di ottime condizioni strutturali.

Basti pensare alla situazione dell’alloggio San Saverio: un edificio molto antiquato, che tutt’ora è in fase di manutenzione straordinaria, un intervento che, secondo la scheda informativa fornita dal sito dell’ateneo (www.unipa.it) sembra essere direttamente a carico della Regione Siciliana, che effettivamente risulta proprietaria dell’immobile. Nel frattempo, non sono mancati i disagi per gli studenti residenti presso gli alloggi. Quindi, il fulcro del problema è anche di natura organizzativa: la trafila per riuscire ad usufruire di questi servizi è lunga e tortuosa, le attese per ottenere risposte e documentazioni adatte interminabili, i requisiti, sia per accedere agli alloggi gratuiti e sia per avere diritto alla borsa di studio, sembrano quasi impossibili da rispettare.

UNIPA FUNZIONA ON-LINE - UniPa sembra funzionare alla perfezione solo sul web. Il quadro che emerge dalla ricerca Censis infatti non è totalmente negativo: è vero che l’Università palermitana scarseggia nei servizi e nelle modalità di offerta di questi, per quantità e qualità,ma sembra non avere alcuna difficoltà nel campo della “comunicazione digitale”, in cui si muove agilmente. L’ateneo ha puntato molto sull’accessibilità web, ormai fondamentale nel mondo accademico che si digitalizza ogni giorno di più. Una delle poche note positive, dunque, sarebbe questa, sottolineata anche dallo stesso Massimiliano Valerii, direttore del Censis:"Le università siciliane sono state molto brave a puntare sulla comunicazione digitale, perché in questo modo parlano lo stesso linguaggio degli studenti: è questo che gli immatricolati cercano.”

COLPA DELL’ERSU - Però è tutta colpa dell’ERSU. A dirlo è proprio l’attuale rettore, Fabrizio Micari, il quale con fermezza ribadisce che non si tratta di problemi direttamente addebitabili all’Università di Palermo o alla sua gestione interna. “Dipende dall’ERSU, l’ente regionale per il diritto allo studio: dunque dalla regione, non direttamente dall’ateneo”. Ma questo generalme malfunzionamento dei servizi può essere attribuito solamente alla scarsità dei fondi Regionali? I problemi, anche come emerge dallo studio statunitense pubblicato sul Pnas, sembrano essere anche e soprattutto di natura etica, morale. E la mancanza di correttezza, trasparenza e meritocrazia non è da addossare alla mancanza di fondi economici.