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09/09/2017 06:00:00

Castelvetrano. L’acqua, tra potabilità e psicosi

Se il problema è stato risolto, come mai diverse analisi dell’acqua, fatte dai privati in diversi punti della città, non sono conformi ai parametri di legge?

E’ la domanda più frequente in questo delicato periodo in cui sembra ormai chiaro che potrebbe non esserci alcun legame tra l’infiltrazione dei reflui fognari nella rete idrica avvenuta in via Filzi, vicino via Toti, a metà agosto (oltre alla contaminazione rilevata nella zona di piazzale Puglisi) e gli esiti venuti fuori dalle analisi dell’acqua effettuata da privati in zone della città molto distanti.

L’area dove si è verificata l’infiltrazione, al momento in cui scriviamo, è stata isolata: il problema si sarebbe verificato appunto in via Fabio Filzi, all’altezza del civico 110, dove i valori sarebbero ancora molto alti rispetto ai limiti di legge.
Fortunatamente, nelle vie vicine, l’Asp non ha rilevato presenza batterica di escherichia coli ed enterococchi. Dopo una prima clorazione della rete idrica interna, l’Asp ha effettuato prelievi in vari punti del territorio, anche distanti dalle zone direttamente coinvolte dall’infiltrazione, comprendendo pure le borgate, con buoni risultati. La commissione straordinaria, prima di revocare le ordinanze di divieto di utilizzo dell’acqua relativo alle due zone interessate, aspetterà di ottenere gli esiti dei prelievi dopo l’isolamento del tratto idrico di via Filzi.

Come dicevamo, non può esserci alcun legame tra il danno di via Filzi e gli esiti di alcuni prelievi effettuati da privati in zone molto distanti della città e fuori dalle aree di divieto, che però sarebbero risultati non conformi al decreto legislativo 31 del 2001.
Abbiamo chiesto agli uffici dell’Asp locale, dal momento che il loro monitoraggio riguarderebbe tanti punti della città, se nel corso degli anni si fosse mai verificato un evento del genere.

Ci è stato risposto di no, almeno per quanto riguarda i valori elevatissimi di metà agosto relativi alla zona di via Filzi e di piazzale Puglisi. Però valori come “3” o “6” di escherichia coli, oppure valori abbastanza elevati di coliformi totali, si sono verificati spesso. Ed una volta rilevati, sarebbero stati sempre comunicati al Comune in modo che si potesse provvedere ad un temporaneo aumento della clorazione.

I numerosi casi di gastroenterite (oggi in netto calo) avevano portato diversi cittadini ad analizzare l’acqua dei propri rubinetti con esiti a volte difformi rispetto ai parametri stabiliti dalla legge. Si è rischiato di creare l’errata convinzione che l’acqua dell’intera città fosse contaminata, impossibile da usare nemmeno per lavarsi.

Ecco, se la commissione straordinaria, o anche i sindaci delle precedenti amministrazioni, avessero emesso un’ordinanza di divieto assoluto di utilizzo dell’acqua (non solo per l’uso potabile) ogni volta che l’Asp avesse trasmesso esiti di prelievo con 3 di escherichia coli o 30 di coliformi totali, l’acqua sarebbe stata vietata un po’ in tutte le zone della città, una settimana sì ed una no.
Certo, nel corso degli anni (decenni?) questa altalena di valori potrebbe essere relativa alla vetustà degli impianti e probabilmente ad una manutenzione non proprio continua. Insomma, è probabile che anche dopo l’isolamento dell’impianto di via Filzi, nelle eventuali analisi private, possano spuntare concentrazioni fuori norma, a macchia di leopardo. Ecco che allora un valore 70 di coliformi totali, potrebbe far piombare di nuovo tutti nello sconforto, alimentando una psicosi forse ancora più difficile da trattare rispetto all’acqua.
Inoltre, la nuova acqua erogata dopo la clorazione, anche se perfettamente pulita, finirebbe nelle cisterne che contengono ancora quella precedente, dove i batteri hanno avuto il tempo di moltiplicarsi.

Appare chiaro quindi, che il punto girerebbe attorno ad un unico concetto: la potabilità.
Questa viene garantita soltanto se i valori di escherichia coli, di enterococchi e di coliformi totali siano pari a zero. Cosa davvero poco probabile da verificarsi in tutto il territorio. Ed ancora meno probabile che si sia mai verificata in passato.
Ma per l’uso non potabile le cose starebbero in un altro modo. I coliformi totali sono infatti diversi da quelli fecali. I primi si possono trovare anche sui cibi, tra i nostri capelli, perfino sulle nostre mani. I secondi, invece, possono essere indicatori di possibili infiltrazioni nell’impianto idrico.

Tutti però vengono eliminati dal cloro, che ha la funzione di pulire l’acqua anche dalle piccole presenze batteriche che sarebbero incompatibili con la potabilità.
Chiaramente la clorazione non basterebbe a debellare una copiosa e continua infiltrazione fognaria. Ecco perché, dopo la riparazione del guasto, il ritorno alla “normalità” non è una cosa così immediata, resa ancora più complicata dal fatto che l’erogazione idrica non è sempre continua.

Certo, più cloro nella rete eviterebbe le conseguenze di piccole infiltrazioni che non si possono escludere in un impianto idrico, a tratti ammalorato, che viaggia lungo la stessa traccia di quello fognario. Si dirà: per essere sicuri, si potrebbe trattare con il cloro la propria cisterna o i propri recipienti. Ed anche di fronte ad una clorazione eccessiva (la propria e quella del comune), le conseguenze sarebbero soltanto per la potabilità, mentre per gli altri usi andrebbe più che bene.
Insomma, nessuno da decenni, beve più l’acqua di rete. Tranne quelli che hanno un loro piccolo sistema di depurazione ai rubinetti di casa.
Però l’acqua viene pagata da decenni come se fosse potabile. Sempre.
E’ così in tante altre città d’Italia, dove il sistema di clorazione è automatico e prevede, un auto controllo giornaliero dei livelli di cloro presenti nell’acqua. E dove il personale del servizio idrico comunale effettua dei controlli a campione sui valori di cloro, ogni due giorni.

A Castelvetrano, ed in Sicilia in generale, l’acqua viene pagata anche quando viene erogata soltanto per un paio d’ore al giorno (in alcune città 3 volte a settimana). Cisterne e recipienti obbligatori, sullo sfondo del rumore dei motorini “pescanti”, perché in molti casi l’acqua fa fatica ad arrivare ed in alcuni quartieri “ha la meglio” chi ha il motorino più potente.

Tornando alla domanda iniziale, verrebbe da dire che al di là del grave problema di infiltrazione, che è stato risolto, i valori difformi dai parametri di legge potrebbero presentarsi comunque in futuro. Così come si sono sempre presentati in passato. Probabilmente, per risolvere anche quest’altalena, occorrerebbe rinunciare (magari temporaneamente) alla pretesa della potabilità. Una rinuncia formale. Perché di fatto la gente beve acqua minerale da un bel po’. Diversamente la psicosi dell’acqua contaminata sarà difficile da combattere.

Egidio Morici