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09/11/2017 06:00:00

Gli evasi da Favignana trasferiti a Palermo. Continuano le indagini a caccia dei complici

Sono stati trasferiti a Palermo i tre evasi dal carcere di Favignana. Adriano Avolese, l’ergastolano di Pachino è stato trasferito all’Ucciardone, mentre Massimo Mangione e Giuseppe Scardino sono in isolamento al carcere Pagliarelli e con lo specifico divieto di incontrarsi.

I tre davanti al gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Continuano, intanto, le indagini da parte degli inquirenti, così come annunciato in conferenza stampa, subito dopo la cattura, dal procuratore Alfredo Morvillo. I tre dopo aver segato le sbarre della cella, con una facilità disarmante, nel modo più classico per fuggire, si sono calati all’esterno legando le lenzuola. Per gli inquirenti però ad attenderli c’era qualcuno che li ha assistiti e molto probabilmente accompagnati in qualche rifugio dove sono rimasti fino alla notte della cattura, ad opera di carabinieri e polizia penitenziaria, mentre cercavano di far partire un gommone che si trovava nel piccolo porticciolo di Punta Longa e che volevano utilizzare per abbandonare l’isola puntando su Marsala. Ma gli investigatori stanno indagando anche sui possibili reati di natura colposa o dolosa che avrebbero permesso la fuga direttamente dal carcere.

Ci si chiede, infatti, come sia possibile che il carcere dell'isola, una struttura nuova, inaugurata nel 2011, abbia delle sbarre con materiale non idoneo visto che all’interno dovevano essere dotate di una struttura interna impossibile da spezzare, mentre si sono dimostrate essere fin troppo facili da tagliare. I classici controlli che i poliziotti penitenziari fanno alle sbarre sono stati fatti alle 18, mentre a mezzanotte è stata fatta la sola verifica visiva della presenza dei detenuti nelle celle; a mezzanotte per come prescrive il regolamento è vietato battere le sbarre. E’ in questo lasso di tempo, da mezzanotte alle 3:30, quando è stato dato l’allarme, che i tre si sono messi in azione. Un carcere nuovo, dunque, con molte falle.

La notte della fuga c'erano solo tre agenti in servizio, per 47 detenuti, ed inoltre il sistema di video sorveglianza non funzionava. Inefficacia della videosorveglianza confermata anche da Morvillo che ha anche fatto cenno alla presenza, nel padiglione dove si trovavano i tre evasi, di una scala a pioli, anche se è certo che i tre abbiano utilizzato le lenzuola per calarsi giù in strada. Sulla efficacia o meno della struttura penitenziaria, poi, c’è l’intervento di Gioacchino Veneziano della Uil, secondo cui il carcere, considerato al top, ha subito un ridimensionamento a causa del venir meno dei fondi destinati alla manutenzione, con la conseguenza che, se il circuito delle telecamere, ad esempio, subisce un guasto non può essere riparato subito. Nell’attesa di possibili sviluppi, intanto, si è saputo qualcosa di più sul blitz che ha portato all’arresto dei tre evasi. In pratica si deve a un giovane che abita sull'isola, il quale avendo notato delle stranezze e dei movimenti sospetti nei giorni dopo l’evasione, si è rivolto ai carabinieri.