La mia riflessione è che in questa provincia ancora c’è una cappa di oscurità, che molto lavoro deve essere ancora fatto, ma per fortuna le istituzioni e lo Stato si stanno muovendo egregiamente, anche se molto spesso non hanno riscontri adeguati in altre istituzioni, dove ci sono prese di posizione di circostanza, ma mancano gesti concreti. Ai poliziotti
manca la benzina, alle forze dell’ordine mancano gli uomini per poter portare avanti queste indagini
Che poi è la cosa che dà più fastidio. Da un lato si esaltano i poliziotti e poi manca la benzina per girare con la macchina.
La vicenda è antipatica. Vedo sempre un fiume di riflessioni, di attestati di solidarietà da parte di soggetti che magari potrebbero fare un pochino di più per mettere in condizione queste istituzioni di difendere meglio la legalità.
E’ emblematico che a Marsala quest’incendio sia avvenuto mentre c’era la notte bianca di solidarietà a Piscitello e Linares.
… E magari non è casuale, è proprio un segnale forte che magari si vuole dare su chi effettivamente non vuole perdere il controllo del territorio. Noi sia come organizzazione sindacale ma anche come Camera di Commercio, ci siamo fatti promotori di iniziative concrete per la difesa della legalità, pur con le difficoltà che certamente ci sono in una provincia dove il grande latitante Messina Denaro continua evidentemente a mantenere questa cappa di oscurità che certamente nuoce allo sviluppo e alla libera imprenditoria.
Senta Giacalone, nel frattempo, mentre la Camera di Commercio cerca di compiere il suo dovere istituzionale di aiuto alle imprese, mentre la polizia cerca comunque di garantire la legalità, manca un tassello fondamentale nel percorso di sviluppo della nostra isola. Manca la politica. La settimana scorsa è andato in scena un altro teatrino all’Ars, non è stata approvata la legge che doveva recepire gli aiuti comunitari per le imprese. Lei è sbottato e ha detto: “Basta, non ce la facciamo più”.
Era il minimo che si potesse fare. La Regione deve tornare ad essere un’istituzione che rappresenti gli interessi più diffusi del territorio e la difesa dello sviluppo dell’economia della Sicilia. Ad esempio, una cosa che sfugge è che la crisi, oltre a mietere vittime sul piano occupazionale, sta compromettendo la struttura intima dell’imprenditoria siciliana che avrà difficoltà a riprendere il treno quando la crisi dovesse volgere alla fine. La Regione non può continuare a litigare, ad andare in ordine sparso o per bande politiche contrapposte e dimenticando quelli che sono gli obblighi derivanti dai fondi comunitari.
C’ è il Por 2007 – 2013 che attende.
E noi siamo nel 2009 e ancora non si è fatto nulla. Noi siamo già con 2 anni di ritardo, siamo già nel 2009, 2 anni fa era 2007. Rischiamo per ammissione di molti soggetti, anche delle istituzioni, di perdere centinaia e centinaia e centinaia di milioni di euro che possono essere spesi a beneficio degli imprenditori che vantano crediti e che tardano ad incassare. Sono soldi che potrebbero essere spesi per i Consorzi Fidi, o per cioè enti che dovrebbero mettere su l’economia, per far ripartire i consumi nella nostra regione. E’ necessario riavviare la spesa pubblica, le opere pubbliche….
L’urgenza sembra essere il Ponte sullo Stretto.
Mi viene da ridere quando penso al ponte di Messina e poi vedo che per raggiungere Ragusa ci vuole un viaggio che è peggio che andare a Londra.
Alla Regione si litiga.
Si litiga per ripicche personali di bassissimo profilo. E’ evidente che tutto ciò penalizza la Sicilia e io vorrei che questo non fosse detto solo da me. Vorrei che fosse detto da tutti con voce forte, che si sentisse in ogni provincia questo allarme. È necessario che la Regione ritorni a produrre leggi funzionali allo sviluppo della Sicilia, e mi pare che questo non ci sia, ecco non vedo la fine del tunnel.
Quali sono i dati in vostro possesso sulla crisi in Sicilia?
Noi abbiamo fatto un monitoraggio di 1086 imprese (artigiani e piccole imprese) dei diversi settori di tutta la Sicilia, ebbene, avvertiamo che il 30% di esse ha iniziato a licenziare in questi primi 3 mesi del 2009. Il settore che percepisce il maggiore numero dei licenziamenti è quello delle costruzioni con il 44,40%. Già nel 2008 i lavori pubblici sono scesi del 50% rispetto al 2007, che nel 2009 già c’è un –25% rispetto lo scorso anno, segue il settore manifatturiero col 28,96%, mentre il più basso è servizi alle imprese col 17,31%, quindi si avverte questo forte indice di licenziamento. Il 72% delle imprese nei primi 3 mesi registra un calo di fatturato che oscilla fra il 10 e il 50% ed è evidente che questo non può che determinare conseguenze sul dato occupazionale, soprattutto per i mesi a venire, perché se è vero che si dice che la crisi si sta stabilizzando e che ha raggiunto la fase più negativa, è del tutto evidente che gli effetti di questi dati non potranno che prodursi e vedersi nei mesi a venire e nella seconda parte dell’anno. Vi posso dire che il settore più colpito è quello dei servizi alle cose, l’80% segnala un calo del fatturato, mi riferiscono per esempio che questo dato è fortemente influenzato dal dato delle autoriparazioni, Il 70,8% delle imprese avverte un calo di ordinativi e quindi una riduzione di produzione per questo anno di oltre il 30%
Giacalone, secondo lei la nostra classe politica, a livello locale e a livello regionale,per quello che ci può competere, ha la dimensione di questi dati, di questi numeri o no? Perché certe volte, a noi pare che si scherzi col fuoco.
Io non voglio avventurarmi in un terreno di polemica politica perché faccio un'altra professione, tuttavia ho la sensazione che non si colga a pieno lo stato della crisi che c’è soprattutto in Sicilia e nel Mezzogiorno, più che al nord. Difatti al sud, se non partono i consumi, se non parte la spesa pubblica attraverso i fondi comunitari, il cui compito precipuo è quello di spingere lo sviluppo, è del tutto evidente che si parla di aria fritta. E quindi ciò lascia presagire un calo occupazionale conseguente che avrà riflessi molto negativi.
Un ultimo dato importante è che il 39,23% delle imprese, in questi primi 3 mesi, invece ha avuto problemi nell’accesso al credito. Quasi il 40% delle imprese avverte una contrazione del credito quando invece in questi momenti ci dovrebbe essere una maggiore elasticità, una maggiore capacità d’investimento delle banche.
E il costo del denaro?
Il 77% degli imprenditori intervistati denuncia l’aumento del costo del denaro, quando invece si sa che il costo del denaro è sceso vertiginosamente a livello europeo.