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14/01/2010 16:22:19

La Salerniana in mostra temporanea a Gibellina

Rossana Giacalone Caleca A.U. della omonima fabbrica di ceramiche e Curatrice del MACC museo arte e ceramica contemporanea Umberto Caleca di Patti si propone ancora una volta nella sua veste di mecenate facendo dono alla Fondazione Orestiadi di Gibellina di due preziose opere create da due artisti di fama internazionale, la parigina Cecile Donato Soupama e il Tunisino Khaled Ben Slimane uno dei più importanti ceramisti contemporanei. Kaled Ben Slimane è premio internazionale della cultura in Tunisia dal 1990 è stato nominato in Svizzera membro della accademia internazionale di Ginevra.
Le opere sono un omaggio ad Ettore Sottssas a cui si ispirano per la tipologia compositiva assai cara al famoso architetto e sono state create nella estate 2009 durante il soggiorno siciliano dei due artisti ospitati in nell’atelier di Rossana Caleca nell’ambito del progetto Artisti nel Piatto.
Opere di Cecile Donato Soupama e Khaled Ben Slimane sono esposte in sicilia al Macc di Patti.
“Il dono rappresenta il tentativo di saldare un debito di riconoscenza nei confronti di una istituzione la Fondazione Orestiadi che ha molto contribuito fin dalla sua nascita con le sue proposte alla crescita culturale mia personale e di una generazione di siciliani , dice Rossana Caleca, che ringrazia gli autori delle opere gli amici Khaled e Cecile che non hanno esitato ad accettare l-invito a creare per la Fondazione Orestiadi.

 

 

 


LA SALERNIANA A GIBELLINA

Mostra temporanea, 16 gennaio – 28 febbraio 2010
Atelier Del Baglio Di Stefano
La mostra, la cui selezione è stata curata dal direttore artistico de La Salerniana, Michele Cossyro, propone cinquanta opere provenienti dalle oltre centocinquanta che costituiscono la collezione della storica associazione che, dopo le recenti vicissitudini con il comune di Erice, troverà nuova sede al Palazzo della Vicaria di Trapani. Il percorso espositivo offre uno spaccato significativo dell’arte italiana contemporanea da Accardi a Anselmo, da Patella a Pisani, Sanfilippo, Scordia, Verna, Mambor, solo per citarne alcuni. Le opere sono frutto delle donazioni degli artisti e in numerosi casi espressamente realizzate per La Salerniana.
L’ impegno profuso negli anni è testimoniato anche dalla presenza costante dei maggiori critici italiani, da Achille Bonito Oliva a Luciano Caramel, solo per citarne alcuni, che ne hanno curato le varie esposizioni temporanee.
Questa mostra consolida una collaborazione durevole nel tempo tra la Fondazione Orestiadi di Gibellina e La Salerniana, frutto di una comunione di intenti nella promozione e divulgazione dell’arte contemporanea che rende la Sicilia parte attiva nel panorama culturale nazionale ed internazionale.

 
Le opere di Rossana Giacalone CALECA, sono due composizione a totem, OMAGGIO A ETTORE SOTTSASS, realizzate sovrapponendo delle forme concave in ceramica smaltata e decorata; pezzi con andamento ascensionale che si offrono allo sguardo.
La decorazione delle composizioni è stata affidata a due artisti di fama internazionale, ospitati dall’Azienda Caleca Italia per il progetto culturale “Artisti nel Piatto”, che hanno lavorato alla creazione di opere in ceramica da destinare al MACC - Museo Arte e Ceramica Contemporanea - Umberto Caleca della Città di Patti di cui curatrice è la stessa Giacalone Caleca.
Gli artisti sono Khaled Ben SLIMANE e Cecile Donato SOUPAMA. Slimane, tunisino con formazione in Spagna ed esperienze in Giappone, è considerato uno dei più grandi ceramisti contemporanei. Le sue opere, esposte in tutto il mondo, sono oggi acquisite da istituzioni tra le più importanti,tra queste il British Museum. Le opere di Khaled sono espressione di una perfetta fusione tra Oriente e Occidente ed esprimono con una calligrafia ripetitiva amore per la bellezza, la libertà e l’ assoluto.
La SOUPAMA, francese di origine algerina, ha trascorso gran parte della sua vita all’estero e ha completato la sua formazione artistica all’Ecole Des Beaux Arts d’Aix en Provence. Il gusto per l’altrove e l’incontro con le altre lingue, il lungo soggiorno in Cina, nutrono il suo percorso con colori, segni, suoni e timbri.


Donazione

ROCCO GENOVESE - DORICO , scultura in multistrato di obece, 1972 – cm.60x60x200
DONAZIONE PINO E MANLIO GENOVESE
GRANAIO DEL BAGLIO DI STEFANO – OPERA PERMANENTE
La Fondazione Orestiadi accresce ulteriormente la sua collezione di arte contemporanea grazie alla donazione di Pino e Manlio Genovese di una scultura del padre, il Maestro ROCCO GENOVESE. L’opera del 1972 dal titolo “DORICO”- realizzata in multistrato di obece, viene inserita nella collezione permanente del Museo delle Trame Mediterranee, all’interno del Granaio del Baglio Di Stefano.
Rocco Genovese (Trapani, 1925 – Lavinio, 1981) studia architettura alla facoltà di Roma. Si inserisce nel gruppo “Origine”, dove la conoscenza con Alberto Burri e successivamente l’amicizia con Mannucci e Colla lo avvicinano sempre di più ai problemi dell’arte.
Scrive Eva Di Stefano nel 1988: Personaggio un po’ defilato, Genovese non pratica l’audacia o la sorpresa, ma le sue opere possiedono un indubbio magnetismo e una loro necessità (…). Genovese si inserisce nel gruppo “Origine”, che, tra il 1949 e il 1956, conduce a Roma in prima linea la sua battaglia per un’arte non figurativa. Il postulato era quello di “esprimere all’origine l’emozione della vita nel mistero del suo svolgersi per identificare nell’arte odierna lo spirito umano che le corrisponde”. Il mistero allora, e la modernità, sono queste due coordinate a definire il campo operativo di Genovese, cioè quello di trovare il punto di intersezione tra l’insondabile svolgersi del tempo mitico e l’appartenenza al proprio tempo, l’esserci “qui ed ora”. Ed il problema sarà quello di coniugare il rigore di una costruzione modulare con la carica simbolica, in definitiva con l’allarmante presenza del “mistero”. (…)
La forma privilegiata adesso è il cilindro, ma basta una flessione, un rigonfiamento, un’incurvatura che la colonna si tramuta in un corpo, una schiena, un ginocchio:c’è ora una tensione ostinata a decantare da qualsiasi sovrastruttura il simbolo dell’uomo per alludere, ancora e di nuovo, a un messaggio – mistero antico ed essenziale come le colonne di Selinunte del paesaggio della sua giovinezza.
EVA DI STEFANO – Quei misteri così geometrici,Il Giornale di Sicilia, dicembre 1988