In particolare il vescovo di Trapani intravede la necessità di "scommettere in un nuovo modello di sviluppo e tutte le forze sociali, economiche, imprenditoriali, educative devono assumere un impegno di responsabilità e promuovere a livello culturale un nuovo corso". "La realtà che abbiamo di fronte è desolante, ma non irreparabile", sostiene il presule citando "tutti coloro che in questo momento soffrono a causa della crisi economica", facendo particolare riferimento agli impiegati dei call-center, ai dipendenti della Fiat di Termini Imerese, ai lavoratori dell’agricoltura e dell’edilizia e tutti gli "invisibili", cioè quei "lavoratori che nonostante mille sforzi non riescono a trovare un lavoro degno o che il lavoro l’hanno perso le cui condizioni non riescono a catturare l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica".Ai credenti, mons. Micciché chiede "un sussulto di onestà intellettuale" che "ci porti a pensare alle nostre città con un di più di amore per i fratelli che ci stanno accanto, per le famiglie che sono in difficoltà, per chi ha perso il lavoro ed è disperato, per i giovani senza prospettive per il loro domani". Ai politici, il vescovo chiede che "usino il potere che hanno per servire la causa degli ultimi", senza crogiolarsi "nel loro mondo dorato fatto di privilegi".