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03/08/2010 04:26:27

Verso la riduzione dei deputati regionali: da 90 a 70

regionali dagli attuali 90 a 70. Ciò anche a seguito delle valutazioni espresse dalla commissione per il regolamento, la quale ha ritenuto che la proposta di legge può essere inserita all'ordine del giorno dell'assemblea nonostante sia stata già respinta dalla commissione di merito. Barbagallo ha sempre sostenuto che un argomento così importante doveva essere esaminato dall'Aula. Il deputato del Pd ha ricordato che la riduzione di 20 deputati regionali farebbe risparmiare alla Regione 6.220.807,20 euro l'anno e che la Sicilia ha il numero di deputati regionali più alto in termini assoluti. "La riduzione del numero dei parlamentari regionali - ha osservato l'esponente del Pd - ha una valenza enorme in una realtà nella quale si registra il più alto indice di povertà tra le regioni del Mezzogiorno. Non si può tollerare la riduzione, già fatta, degli assessori comunali, senza avere la capacità di autoriformarsi. L'idea che i sacrifici debbano essere fatti sempre dagli altri deve essere superata. A livello nazionale ed europeo capirebbero che la Sicilia non detiene soltanto primati negativi, ma è in

La Sicilia ha il numero di deputati regionali piu' alto in termini assoluti: Abruzzo 45, Basilicata 30, Calabria 50, Emilia Romagna 50, Friuli Venezia Giulia 59, Lazio 71, Liguria 40, Lombardia 80, Marche 40, Molise 27, Piemonte 63, Puglia 70, Sardegna 80, Sicilia 90, Toscana 65, Trentino Alto Adige 70, Umbria 30, Valle D'Aosta 35 e Veneto 60.

 

"Il dato siciliano, un deputato ogni 55.746 abitanti, e' in contrasto stridente con le altre regioni, in particolare con la Lombardia, regione nella quale vi e' un consigliere ogni 118.440 abitanti. Anche in Emilia Romagna, in Veneto, nel Lazio, in Piemonte e in Puglia il rapporto abitanti-consiglieri risulta piu' congruo di quello registrato in Sicilia'', sottolinea Barbagallo.

MA SUI COSTI DELLA POLITICA L'ARS FA UNA MAGRA FIGURA. La notizia era stata diffusa con grande enfasi dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio: il Parlamento regionale avrebbe anticipato il Parlamento nazionale tagliando gli stipendi dei deputati: il 10 per cento, circa 500 euro al mese. La notizia è stata accolta con altrettanta enfasi dai media regionali. Inversione di tendenza, ravvedimento, svolta, fase nuova, stagione del buonsenso ed altro. I siciliani dei Palazzi, insomma, avevano deciso di dare il buon esempio, avrebbero fatto sacrifici.
Certo, l’informazione non è stata proprio perfetta. Si è scritto di un taglio alle retribuzioni, invece che di un taglio all’indennità. La parte fissa, insomma, resta immutata, ed è quella che conta ai fini del vitalizio. E i bonus, i rimborsi, i contributi per i viaggi, la segreteria politica, i gruppi parlamentari, le spese telefoniche forfettarie non si toccano. 500 euro al mese non sono una gran cifra, però, quel che conta è l’inversione di tendenza. Magari, hanno creduto in tanti, è un buon inizio.
Le notizie che giungono da Roma, però, sono una doccia fredda e inducono a riflettere. I deputati nazionali ed i senatori subiranno un taglio doppio rispetto a Palermo. Senato e Camera hanno deciso, di fatto, una sforbiciata di mille euro, anch’essa prelevata dall’indennità. È la cifra corrispondente alla percentuale dei dieci per cento.
Siccome l’Assemblea regionale siciliana adotta il cosiddetto parametro con il Senato, i conti dovrebbero essere uguali: dieci per cento, mille euro sia a Roma che a Palermo. L’indennità parlamentare in Sicilia è di cinquemila euro, a Roma diecimila?
Il consiglio di presidenza dell’Ars ha deciso di raddoppiare le sanzioni in caso di assenza dei deputati durante i lavori d’aula. Si passa da 129 euro a 258. Ma non è stata risolta la questione più importante: la presenza dei deputati regionali. Come verificarla? Inoltre, la deroga – le assenze giustificate per chi ricopre altri incarichi (membri del consiglio di presidenza, presidenza commissioni legislative, deputati assessori eccetera) - viene concessa ad un numero strabocchevole di deputati, a cominciare dai componenti del consiglio di presidenza. La maggiorazione della sanzione, inoltre, riporta in linea l’Ars rispetto al senato della Repubblica.
Riguardo ai piani alti del personale, tutto rimane come prima. Gli stipendi e le indennità non si toccano. L’abolizione degli incentivi economici di produttività non provocherà alcuna decurtazione perché il superamento del “tetto” delle ore di lavoro non è stato mai raggiunto. La riduzione di metà dell’indennità di lavoro notturno e delle giornate festive comporterà un taglio di qualche rilievo per i primi livelli del personale. Il “vertice” del personale rimane immune dai tagli. Ai deputati, dunque, è andata sicuramente peggio.
Il risparmio previsto per il taglio alle indennità è di circa 500 mila euro l’anno. Una inezia rispetto alle spese. Nessun intervento sui tetti stipendiali “alti”, adeguando i criteri seguiti per l’alta dirigenza regionale.
Le informazioni, tuttavia, non sono verificabili, perché gli stipendi dei dirigenti non sono noti. È stato modificato il regolamento del personale con la creazione di una nuova figura, il segretario generale aggiunto, che affiancherà il segretario generale. Questa novità, è stato precisato, non comporterà alcuna spesa perché il segretario generale aggiunto, che svolge il ruolo di capo di gabinetto, non percepirà un euro in più. Manterrà gli stessi emolumenti finora percepiti.
Viene fatto notare, tuttavia, che il livello stipendiale per via dell’indennità attribuita al capo di gabinetto, aumentata di recente, si avvicina al compenso del segretario generale.