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04/01/2011 05:31:57

Anno di sequestri e di confische da record contro la mafia in provincia di Trapani

In provincia di Trapani le sole proposte di sequestro della Direzione Investigativa Antimafia hanno raggiunto e superato quota 571 milioni di euro.

Tutto questo senza contare il più clamoroso dei casi, quello dell'imprenditore alcamese Vito Nicastri, al quale sono stati sequestrati beni e liquidità per un totale di un miliardo e mezzo di euro, un vero e proprio record.  Vito Nicastri, 54 anni, era stato arrestato nel novembre del 2009 nell'ambito dell'inchiesta antimafia sull'eolico. Nicastri viene ritenuto dagli inquirenti vicino al boss latitante trapanese Matteo Messina Denaro. Era finito in manette a novembre per indebita percezione di contributi pubblici. Il blitz antimafia era scattato al termine di una complessa indagine che aveva portato alla luce un articolato sistema di truffa ai danni dello Stato finalizzato all'indebita percezione di contributi pubblici per la realizzazione di parchi eolici.Secondo i magistrati, che sono stati aiutati dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, l'imprenditore avrebbe intrattenuto da tempo legami con alcuni esponenti mafiosi di spicco, dal boss corleonese Leoluca Bagarella, fedelissimo di Totò Riina; a Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Al fine di ricavare protezione e tutela dalla mafia, l'imprenditore avrebbe versato nelle casse delle cosche somme di denaro calcolate sulla base del valore dei lavori commissionati alla società.

Secondo il generale Antonio Girone, direttore della Dia, che ha confermato i sospetti relativi ai rapporti tra l'imprenditore e il capomafia, proprio il settore delle energie alternative sarebbe una delle attività economiche scelte da Cosa Nostra per il riciclaggio di denaro sporco.

Una delle operazioni antimafia che riguarda l'energia alternativa, l'operazione "Eolo", colpisce la famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, i Tamburello. Proprio ai Tamburello è stato indirizzato  nel 2010 un provvedimento di sequestro di di beni da parte della sezione delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani Ai Tamburello sono stati sottratti beni per 4 milioni, terreni e immobili, ma anche aziende e quote societarie, una società specializzata in trivellazioni. E tra i beni sequestrati c’è anche la villa di contrada Boccarena a Mazara del Vallo, al cui interno, nel 1981 a dicembre, sarebbe avvenuta la rituale affiliazione, con puntura del dito e rito del santino, di Vincenzo Sinacori, divenuto successivamente reggente della famiglia mafiosa mazarese ed attuale collaboratore di giustizia. In quella circostanza la cerimonia si sarebbe svolta alla presenza di Mariano Agate e dello stesso Salvatore Tamburello, con funzioni di consigliere.
Padre e figlio, Salvatore e Matteo Tamburello, destinatari del provvedimento di sequestro, erano finiti in carcere nell’ottobre del 2006, arrestati dai carabinieri a conclusione di un’indagine condotta dalla Dda di Palermo e si trovano attualmente in carcere.
L'operazione aveva consentito di infliggere un duro colpo al "mandamento" mafioso di Mazara del Vallo, una delle più importanti articolazioni di cosa nostra trapanese, attualmente retta dal latitante Matteo Messina Denaro. Tra il 1982 e il 1991, durante 1a lunga detenzione di Mariano Agate, storico capo mafia mazarese, vicino a personaggi del calibro di Salvatore Riina, Tamburello senior era stato nominato "reggente" della famiglia mafiosa e del relativo mandamento di Mazara del Vallo.

Altro colpo viene  messo a segno contro i fratelli imprenditore del Belice, Vito e Rosario Cascio:  500 milioni di euro. Un immenso patrimonio immobiliare e societario quello sequestrato. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale-Sezione misure di prevenzione di Agrigento, su proposta della DIA e della Procura della Repubblica palermitana. Secondo gli inquirenti Cascio altri non sarebbe che uno dei cassieri dell’imprendibile superboss Matteo Messina Denaro. Residente a Partanna (Trapani) l’uomo, proprietario tra le altre cose di diversi impianti per la lavorazione del calcestruzzo, secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe a capo di una vera e propria holding mafiosa.Arrestato un anno e mezzo fa - e già condannato in via definitiva per associazione mafiosa in seguito al processo scaturito dalle accuse del pentito Siino. sCascio a marzo 2009 era stato destinatario di un altro provvedimento di sequestro beni per 400 milioni di euro.


A febbraio la Dia esegue il sequestro contro il castellammarese Mariano Saracino, uno dei «re» del cemento in provincia:  gli sono stati sottratti beni per 21 milioni di euro. A Saracino sono stati sequestrati quote societarie, imprese individuali, 8 appartamenti, 10 unità immobiliari destinati ad attività commerciali, 20 unità immobiliari destinati a magazzini, 6 villini, 30 appezzamenti di terreno edificabile, 4 fondi agricoli, 20 autoveicoli e disponibilità finanziarie depositate nei diversi istituti di Il nome dell’imprenditore Mariano Saracino è legato a diverse indagini antimafia nel tempo condotte nel trapanese (in particolare Arca e Tempesta), finito con il trovarsi a capo di una cordata di imprenditori che dapprima con il sostegno e poi in rappresentanza di Cosa Nostra hanno dato nel tempo l’”assalto” ai lavori pubblici, e garantito alla mafia una serie di coperture.

A Mazara ancora  è stato messo a segno uno dei colpi più importanti:  il sequestro dell'80 per cento delle quote della «Calcestruzzi Mazara», la società dell'ex potente capo mafia, Mariano Agate, per un valore di  4 milioni di euro. L'impresa era stata già sequestrata nel 2009, ma il provvedimento era stato poi ritirato. L'impianto custodiva la “cassa” della «famiglia» mafiosa, gli uffici sono stati usati per riunioni segrete della cosca. A questo punto la totalità dell'impresa di produzione di calcestruzzo è gestita dallo Stato, che già aveva le quote (mille, per circa 51 mila euro) appartenute all'altro socio, Nino Cuttone. La Calcestruzzi Mazara si avvia verso la confisca..
Prima dell'odierna richiesta di sequestro ce ne erano state altre, una risalente al 1984 (proposta dalla Procura di Marsala), ma allora i giudici del Tribunale quasi sostennero che su Mariano Agate non c'erano prove certe sulla sua pericolosità. Nel 1995 fu avanzata nuova richiesta di sequestro della Calcestruzzi Mazara, ma allora non andò avanti, osservano gli odierni giudici, per una anomala conduzione della relativa perizia. L'ultimo provvedimento è stato accolto invece sulla base di prove ritenuti schiaccianti sull'uso di capitali e sulla relativa provenienza di questi soldi («capitali illeciti») nonché per avere accertato che la società, come bilancio e come sede logistica, è stata usata «per il perseguimento di fini delittuosi».


Un sequestro colpisce anche l'imprenditore agricolo marsalese Antonino Sfraga che se viene scarcerato nell'ambito del blitz che ha messo in evidenza l'esistenza di una alleanza tra mafiosi e casalesi, per il controllo dei mercati ortofrutticoli, ha avuto tolti beni per 7 milioni di euro.e indagini della Dda partenopea hanno dimostrato che il sodalizio imponeva alle ditte che operano nell’ambito dei mercati ortofrutticoli del Centrosud un’unica ditta di trasporti, catanese, gestita da Ercolano. Un classico esempio di ‘racket moderno’, quello che si impone non chiedendo il pizzo, ma con altri sistemi meno evidenti, quali l’assunzione imposta di personale vicino al clan o, come appunto in questo caso, con l’imposizione di una ditta.
Il singolare sodalizio mafia-camorra aveva messo le mani anche sul mercato di Fondi, considerato uno dei più importanti d’Europa. Anche in questo caso frutta e ortaggi venivano trasportati da Fondi alla Sicilia tramite la stessa ditta di autotrasporti. Come riporta un comunicato della Dia,  nell'area trapanese l'indagine ha rivelato "l'esistenza di un gruppo criminale mafioso operante nella provincia di Trapani, nel territorio compreso fra Marsala e Mazzara del Vallo, dedito al "controllo" della produzione, commercializzazione e distribuzione di prodotti ortofrutticoli, sia a livello locale che nazionale, facente capo agli imprenditori "SFRAGA", legati ai RIINA;della Dia".