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18/07/2011 12:39:12

Il Sindaco di Alcamo: "Sanità agonizzante"

Il primo cittadino ha prima di tutto sottolineato lo «lo scoramento e la rassegnazione, quando si tratta di difendere e rappresentare le sacrosante proteste di tanti cittadini».
Una delle immediate conseguenze addirittura potrebbe essere la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale San Vito e Santo Spirito di Alcamo.
«La vicenda, che ormai si trascina da troppo tempo - scrive Scala - assume sempre più i contorni di una situazione kafkiana in cui l'imputato, in questo caso l'ospedale di Alcamo, non riesce più a dimostrare la propria "innocenza" di fronte ad accuse di inefficienza e criticità che non rispondono assolutamente ad alcuna verità ma obbediscono ad esigenze e logiche che nulla hanno a che fare con la verità dei fatti.
E' realtà incontrovertibile che il nosocomio di Alcamo ha tutte le carte in regola per continuare nella sua meritoria opera, ormai storica, riconosciuta dai tanti pazienti. Il pronto soccorso - continua il sindaco alcamese - ha salvato e continua a salvare vite preziose. La sua chiusura se si dovesse verificare, sarebbe destinata a provocare danni incalcolabili e a minare la serenità di una comunità che ha fatto di esso il punto di riferimento per quel bene incommensurabile che è la salute». L'ospedale alcamese in realtà serve un bacino d'utenza che supera i 100 mila cittadini.
«Come si fa - aggiunge il sindaco Scala - a non tenere conto che Alcamo si trova a media distanza tra Trapani e Palermo, e che il percorso per raggiungere entrambi in situazione di emergenza è troppo lungo per non compromettere la vita del malcapitato? Diciamolo con chiarezza, bisogna essere cinici o irresponsabili per continuare a fare riferimento a freddi numeri che non possono essere letti in maniera asettica e ragionieristica, perché qui si tratta di affrontare problemi che hanno a che fare con la vita umana. Tutti comprendiamo che, dopo anni di dissennata gestione della sanità siciliana, bisogna razionalizzare la spesa, tuttavia non può essere consentito a nessuno di giocare con la vita degli altri».