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12/08/2011 06:00:00

La Provincia di Trapani non vuole "scomparire"

nazionale. Con tale somma i costi delle Province sarebbero coperti per quasi 68 anni! Peraltro, facendo un altro paragone, per così dire, a livello locale, la Provincia Regionale di Trapani, spende, in atto, meno di 1 milione di euro annuo per 35 Consiglieri, mentre alla Regione Siciliana mantenere 90 Parlamentari costa 50 volte di più, cioè quasi 50 milioni di euro all’anno.

Questo uno dei significativi passaggi dell’articolata e motivata nota che il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani, Peppe Poma, raccogliendo il mandato a farsi portavoce delle forti e motivate critiche contro il DDL del Governo Regionale emerse durante il dibattito sulle comunicazioni svoltosi ieri in aula, ha prontamente trasmesso al Presidente della Regione, a tutti i Parlamentari Regionali della nostra provincia, ai Presidenti dell’UPI e dell’URPS, ai Presidenti di tutte le Province Regionali e di tutti i Consigli Provinciali della Sicilia. Nel documento, oltre a ribadire il convinto “no” contro la soppressione delle Province, che il Consiglio Provinciale di Trapani  aveva già unanimemente espresso nella seduta straordinaria appositamente tenuta nel mese di settembre dello scorso anno, viene evidenziata tutta una serie di contestazioni ma anche di proposte atte a fornire elementi di più approfondita riflessione che – propone Poma - potrebbero essere ulteriormente vagliati e approfonditi anche con l’eventuale istituzione di un apposito tavolo di concertazione od in sede di riunione operativa. Infatti, gli eccessivi costi della politica non sono certo da addebitare all’attività istituzionale delle Province che non vanno abolite ma, al contrario, messe finalmente in grado di svolgere pienamente tutte le importanti funzioni assegnate loro dalla vigente normativa.

Tale convinta considerazione è contenuta anche, lo ricordiamo, nella lettera aperta redatta nei giorni  scorsi dai Consiglieri Daidone e Bonanno che ha dato la stura al dibattito consiliare di ieri e che ha fatto registrare gli interventi, degli stessi Bonanno e Daidone, di Francesco Cucchiara, di Giuseppe e Matteo Angileri e del Presidente Poma, tutti concordi nell’affermare che non si tratta della difesa d’ufficio dei privilegi di una “casta” che a livello di Ente Provincia non esistono assolutamente perché – scrive ancora Poma -  numerosi dati concreti e oggettivamente incontestabili minimizzano, per non dire ridicolizzano, la presunta portata dei vantaggi e soprattutto dei risparmi derivanti dalla soppressione (la “diminutio” del decentramento democratico è sempre e comunque un fatto molto negativo) delle Province. Basti dire che, come evidenziato anche da un recente studio dell’U.P.I., sono in realtà le spese sopportate per i tanti enti strumentali: consorzi, ATO, società, commissari, consulenti, consigli di amministrazione di cui il Paese è pieno (oltre 7 mila) che appesantiscono abnormemente i costi della politica e della macchina amministrativa ad essa collegata, esercitando impropriamente funzioni che invece dovrebbe essere svolte proprio dalle Province oltre che dai Comuni.


Sono ben 24 mila in tutta Italia le persone inserite nei vari consigli di amministrazione delle società pubbliche e partecipate i cui compensi ammontano in un anno a 2 miliardi e mezzo di euro. A questi vanno aggiunti gli incarichi di consulenza nella P.A. (318 mila persone) per una spesa complessiva annua di 3 miliardi di euro.  Basterebbe eliminare questi inutili organismi (veri e propri serbatoi di clientele) per ottenere un risparmio immediato 22 volte superiore a quello che potrebbe sortire dalla soppressione delle Province.

Inoltre, forse non tutti lo sanno o si ha motivo di non farlo sapere, nel caso di eventuale soppressione delle Province, la Regione Siciliana dovrebbe individuare ulteriori e non indifferenti risorse (400 milioni di euro annui, che dovrebbero poi pagare i cittadini siciliani) per coprire le spese necessarie per garantire i servizi pubblici in capo ai liberi Consorzi e finora assicurati con i trasferimenti statali alle nove Province Regionali che peraltro sono già, da sé, sin dalla loro istituzione per legge istituzionalmente predisposte a svolgere le funzioni di Consorzi di Comuni.

Non ha senso dunque – aggiunge Peppe Poma - parlare di abolizione delle Province ma, al contrario, occorre garantirne e rafforzarne competenze ed ambiti di intervento così come ha recentemente e autorevolmente scritto sul “Corriere della Sera” il Prof. Valerio Onida (già Presidente della Corte Costituzionale): Le Province non sono affatto inutili. Occorre meno retorica dell’antipolitica e più capacità di affrontare i problemi con razionalità. Nella legge del 1990 sulle autonomie locali e nel testo unico del 2000 la Provincia è definita come l’<<ente locale intermedio tra Comune e Regione>>, che <<rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi, ne promuove e ne coordina lo sviluppo>>. <<Sono lontani i tempi in cui si diceva che le Province servivano solo per strade, manicomi e assistenza agli illegittimi>>. Oggi – aggiunge il Prof. Onida – tra le funzioni delle Province vi sono quelle riguardanti vaste aree intercomunali o l’intero territorio provinciale, nei settori della difesa del suolo e dell’ambiente, dei trasporti, dello smaltimento dei rifiuti, dell’istruzione secondaria di secondo grado, della programmazione, in particolare il piano territoriale di coordinamento che determina gli indirizzi generali di assetto del territorio di competenza.>>

Il ruolo istituzionale delle Province e le loro insostituibili funzioni – conclude il Presidente Poma - sono solennemente sancite nell’ordinamento costituzionale della Repubblica italiana (di cui fa parte anche la Sicilia) e rispondono alle esigenze del decentramento democratico. Non è possibile quindi proporne, allo stato, la soppressione. Ad ulteriore conferma di ciò, basti sottolineare che il Commissario dello Stato presso la Regione Siciliana, Dott. Carmelo Aronica, nei giorni scorsi avrebbe già informalmente comunicato ai competenti uffici regionali che il Disegno di Legge in questione corre il rischio di essere impugnato. Ed è comunque sul fatto che alle Province devono essere attribuite tutte le funzioni già previste per legge che bisogna insistere con forza e determinazione.