quella in cui per la prima volta una ruspa ha tentato nella città più grande della provincia, Marsala, di abbattere una delle 2200 case abusive insanabili poiché costruite entro 150 metri dal mare. Tra la ruspa e la casa (lo scheletro di una casa, in realtà) un cordone di più di cento cittadini combattenti e resistenti, neanche fosse la Tav. E un viva maria di poliziotti in assetto antisommossa, vigili del fuoco, svenimenti veri o presunti, via vai di ambulanza. Alla fine, all’ora di pranzo, la ruspa ha fatto marcia indietro. Tutto rinviato. A dimostrazione dell’immobilità - caotica – delle cose di Sicilia.
E un caso non è che poi gli stessi abusivi galvanizzati dalla loro vittoria abbiano deciso di marciare compatti presso la Sala Panorama per partecipare alla convention di Team Sud, ed aspettare non solo Massimo Russo ma magari Raffaele Lombardo, per dirgliene quattro. L’Mpa ha presentato un disegno di legge regionale per spostare il limite di inedificabilità assoluta da 150 a 75 metri, e gli abusivi vogliono che gli impegni si rispettino.
Sono loro i primi ad arrivare in sala. Loro, e, naturalmente, il frastagliato mondo della sanità trapanese. Se c’è l’assessore – anche se è antipatico e qui pare che non lo possa vedere quasi nessuno – bisogna dismettere il camice e correre.
Medici, paramedici, primari, impiegati dell’Asp, precari. E ancora: veterinari, titolari di cliniche, imprenditori della sanità. Da Trapani, Marsala, Mazara, Salemi, Castelvetrano. Sono mille e mille due. Viene voglia di sentirsi male, e vedere l’effetto che fa.
Il padrone di casa non è Pio Lo Giudice. Il deputato regionale, presidente dell’Ordine dei medici, sta quasi in disparte. Di lui e del suo rapporto con Pino Giammarinaro si è parlato troppo. Il vero padrone di casa è Vito Li Causi, ex deputato dell'Udeur e dell'Udc oggi passato alla corte di Lombardo. Vito Li Causi: proprietario di un centro di riabilitazione, il Ginico Vanico club di Castelvetrano, struttura da novanta posti letto convenzionata con la Regione.
Qualche cariatide della prima repubblica in salsa trapanese si aggira cercando di costruirsi un credito: anche io con Massimo Russo, il nuovo che avanza. Ma non sono credibili, questi fantasmi tirati a lucido per l’occasione, perché dal team (quello vero) di Russo non hanno lasciato spazio a margini di iniziativa: nessuno può parlare a nome della “cosa”, che non è un partito, non è contro nessuno, ed è per la gente.
Ah, la gente. E chi è la gente, qui? Sembra il dopolavoro dell’Azienda Sanitaria Provinciale.
Se Massimo Russo ha davvero in testa di fare un partito, allora è il partito delle aziende sanitarie e delle cliniche convenzionate. Il partito della sanità siciliana. Non ci vuole molta immaginazione: ogni presidio ospedaliero che diventa una specie di comitato elettorale, ogni clinica che diventa un circolo di partito.
Vengono i brividi a pensarlo. Ma a Russo potrebbe riuscire quello che neanche a Totò Cuffaro è riuscito. Fare della sanità siciliana un soggetto politico, una specie di golem. Questo sembrava Team Sud, a Trapani.
“Dottore, anche lei qui?”. “Si, sono venuto a vedere di cosa si tratta” è la risposta che dà ognuno. Tutti affermano di essere stati “invitati personalmente” dall’assessore o dai suoi amici stretti. Ma c’è anche chi dice, e non sono pochi, “credevo fosse una riunione dell’Asp”.
In effetti il consigliere provinciale Matteo Angileri ha denunciato che “gli inviti ad intervenire all’incontro di Team Sud sono stati trasmessi al personale sanitario tramite e-mail inviata dal servizio “118” Palermo-Trapani con la scusa di dover discutere sulle problematiche riguardanti tale servizio in Sicilia”.
Ci sono poi quelli dell’Mpa, in sala. Un partito talmente autonomista da avere in provincia di Trapani più correnti che iscritti. Vengono perché c’è il capo, Lombardo. Sono pochi e sparuti, sembrano i “parenti della zita”, come diciamo da queste parti. Sono a disagio, si vede. E con loro anche qualcuno del Pd, che partecipa nell’attesa che da Palermo gli dicano che effettivamente si può andare ai comizi di Lombardo il riformatore, e magari anche applaudire.
Dopo un’ora di attesa, alle sei e mezza, gli applausi arrivano scroscianti per Russo appena entra in sala, preceduto da uno chef. Poi spariscono entrambi. Lo chef in cucina. Russo non si sa dove. Quando rispunta sono altri applausi e una coda lunga e infinita di baci e strette di mano, di energiche pacche sulle spalle e cose bisbigliate all’orecchio. Un caloroso saluto Russo riserva al manager dell’Asp di Trapani, De Nicola, in prima fila con tutto il suo stato maggiore.
Il riccioluto moderatore invita al tavolo la ditta Russo & Lombardo e avverte la platea sul carattere rivoluzionario dell’iniziativa: “Per la prima volta si fa un incontro politico voluto dalla base, dalla gente”. E i medici annuiscono. “Sono stati i cittadini a chiedere questo incontro e si sono autotassati per i costi di sala e amplificazione”. E i medici istintivamente si toccano il fondoschiena, ad altezza portafogli. Ancora, il proclama: “Cambia il modo di fare politica nella nostra isola” dice Angelo Aliquò, il responsabile del movimento, che parla come se a governare in Sicilia fossero altri: “Dobbiamo indignarci per come vanno le cose”. E poi chiude con intenti bellicosi: “Dobbiamo esportare la democrazia in tutto il Mediterraneo”. A parlare dopo di lui sono una decina di persone della cosiddetta “società civile”. Interventi iper pilotati. La ragazza di diciotto anni, l’avvocato, la donna impegnata … Hanno quattro minuti l’uno, perché poi parlano Russo e Lombardo per spiegare il credo del nuovo che avanza.