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28/09/2011 05:59:56

Processo Rostagno, oggi si ricomincia. Parla la sorella Carla: "Accertare i depistaggi"

Carla Rostagno, la sorella del sociologo riferendosi al processo, ha affermato: «Che si allarghino gli orizzonti. Non posso dire tantissimo perchè dovrà deporre io mercoledì. Il processo, ha messo però in evidenza che ci sono stati depistaggi e superficialità nelle indagini». Poi ha continuato: «Credo che in questo processo qualcosa sia acclarato, ed eliminare le scorie e i veleni che hanno impedito che si andasse nella giusta direzione, ma credo che ci sia ancora molto da fare».

Guidando una Duna Bianca, Mauro Rostagno, assieme a Monica Serra, stava facendo rientro alla comunità Saman, arrivando da Rtc, la tv nella quale lavorava oramai da due anni, cominciando dapprima per seguire i giovani in terapia e poi conquistando presto l’attenzione della città. Monica Serra era una delle ospiti della comunità che lavorava a Rtc, i killer spararono lasciando lei miracolosamente illesa. Poi lei corse in comunità a dare l’allarme. Per la Procura antimafia di Palermo fu la mafia a volere morto Rostagno e imputati sono nel processo davanti alla Corte di Assise due mafiosi oramai conclamati per le sentenze che li riguardano diventate definitive. Scontano ergastoli per altri delitti, adesso debbono rispondere anche di quello di Mauro Rostagno: sono Vincenzo Virga, capo mafia di Trapani e Vito Mazzara, il killer della cosca. Virga, è detenuto a Parma, 75 anni, è al 41 bis, Vito Mazzara, è detenuto a Biella. Virga è difeso dagli avvocati Giuseppe Ingrassia e Stefano Vezzadini; Mazzara da Vito e Salvatore Galluffo, padre e figlio. In aula a rappresentare l’accusa sono stati il procuratore aggiunto Antonio Ingroia e il sostituto procuratore Gaetano Paci, La Corte di Assise è presieduta dal giudice Angelo Pellino, a latere il giudice Antonio Genna.
L’accusa è precisa. «Rostagno – dice il pm Paci – è stato ucciso dalla mafia perchè faceva paura come giornalista, a Trapani come dimostrato in altre sentenze c’era insediato un sistema di potere che aveva paura che Rostagno diventasse specchio di quella realtà criminale, che la raccontasse con fin troppa dovizia di particolari in tv».