A denunciarlo è l’Ar’rais (Associazione di archeologia industriale del Mediterraneo) che da anni porta avanti una battaglia per salvaguardare i capannoni dei primi del ‘900, già sede dell’Anonima Società Tramway. E casualmente hanno scoperto, qualche giorno fa, che le demolizioni erano iniziate. Eppure il fabbricato risulta essere di grande interesse storico, un patrimonio per l’archeologia industriale. Come viene specificato anche nel piano regolatore generale di Trapani: “Manufatto architettonico di interesse storico”.
L’associazione, che mira a promuovere la cultura materiale e l’archeologia industriale, scrive che “nonostante già nel 2006 a seguito di segnalazione della scrivente associazione si sia scongiurata la demolizione dei manufatti in oggetto, nonostante la pianificazione urbana contemporanea sia volta a privilegiare il riuso di immobili storici, abbiamo assistito, impotenti, alla prima fase della demolizione del fabbricato in oggetto teso a cancellare una delle ultime testimonianze della Trapani industriale di primo Novecento”. Insomma una beffa, un colpo a sorpresa. Anche perché in questi anni tutto si era un po’ addormentato e appunto sembrava che i lavori di demolizione definiti nel 2006 avessero lasciato spazio alla riqualificazione in senso culturale di un’area che stava diventando una discarica a cielo aperto: “un’idea, ma soprattutto un sogno, che a Trapani cosi come in tutte le normali città del mondo, si potesse avere rispetto per la memoria storica, per il lavoro dell’uomo, per i luoghi che ne hanno permesso lo sviluppo. Siamo entrati all’interno della struttura, e lì si è fantasticato sulle potenzialità dovute alla vastità del sito ma anche alla sua centralità urbana.”
Si è sognato un progetto… il recupero di un luogo… un percorso”. Adesso l’associazione presieduta dall’architetto Gianvito Mauro, ha chiesto di inserire quell’area di Via degli Stabilimenti tra le categorie previste dall’art. 4 del Decreto legislativo 490/1999, in quanto testimonianza avente valore di civiltà.
Ma l’idea, il sogno, annotano gli architetti, di valorizzare il passato sembra aver ha lasciato spazio alla voglia di dimenticarlo e, magari di farci un bel parcheggio.
Francesco Appari