Così: Massimo Paravisi, rappresentante legale della “Dds spa”, di Imperia (azienda leader in provincia, nel ramo dei distributori automatici di bevande e caffè) ha risposto, stamani, davanti al giudice Lorenzo Purpura, di Sanremo, alle domande del procuratore Roberto Cavallone, al processo per tentata estorsione contro l’imprenditore Giovanni Ingrasciotta, accusato di aver mostrato al suo concorrente la foto del boss Matteo Messina Denaro, riportata sulla copertina di un vecchio numero del settimanale “L'Espresso”. Secondo la procura l’imputato "avrebbe lasciato intendere di avere legami con ambienti mafiosi".
La vicenda si inserisce nella “guerra del caffè" che ha visto opposte le due aziende. Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche Antonio Tartaro, amministratore della 'Ivs', maggiore azionista della "Dds", che si trovava assieme a Paravisi all'incontro con Ingrasciotta. "Vi furono considerazioni pesanti – ancora Paravisi – legate al fatto che non risposi alle sue telefonate. Mi disse che non era accettabile e soprattutto che si trattava di una mancanza di rispetto”.
Nel corso della lunga deposizione come parte lesa, Paravisi, ha anche illustrato il lato economico della propria azienda. Secondo la difesa dell'imputato, infatti, nel secondo incontro con Ingrasciotta, Paravisi avrebbe offerto al suo concorrente un milione e mezzo di euro per non partecipare all'apalto che prevedeva l'assegnazione del servizio di distribuzione di macchine del caffè per l'Asl 1 Imperiese. Paravisi ha anche detto che durante un incontro, Ingrasciotta gli aveva proposto la spartizione degli appalti in provincia, dicendogli che gli avrebbe lasciato l'Asl, in cambio di altri clienti da Imperia a Ventimiglia.
Ma non è tutto. Secondo la difesa di Ingrasciotta, Paravisi, nell'incontrare il suo rivale sarebbe stato spinto anche dal desiderio eventuale di acquisire il suo ramo d'azienda. Alla domanda del Procuratore, se dopo l'infruttuoso incontro con Ingrasciotta aveva patito degli atti vandalici, Paravisi ha risposto di sì. In particolare, ha accennato a un attentato del marzo 2010, in cui bruciarono 6-7 furgoni della sua ditta, nel parco di Imperia.
“Alcuni erano nostri – ha detto – altri in leasing”. A quel punto, il giudice, incalzato anche dall'intervento dell'avvocato di Ingrasciotta, Fabio D'Anna, ha detto di prendere quell'episodio soltanto come fatto storico, in quanto al momento slegato dalla materia del processo. L'istruttoria dibattimentale è, quindi, proseguita con l'audizione di Antonio Tartaro, che ha raccontato la cronaca di quell'incontro, durato circa un'ora, da quando sono entrati nell'azienda di Ingrasciotta; a quando sono saliti al rpimo piano nel suo ufficio, passando dalla segretaria.
Si è, poi, affrontato il tema della concorrenza tra le due aziende, con Paravisi che ha parlato di una lotta piuttosto spietata, mentre Tartaro ha preferito minimizzare, parlando di una concorrenza nei limiti. Nel “fregare” un cliente a Ingrasciotta, Paravisi non ha nascosto, in aula, il suo orgoglio, quello dell'imprenditore di successo che supera il suo avversario. Una motivazione in più questa che, forse forse, lo spinse alla fine a incontrare Ingrasciotta – malgrado le numerose chiamate non risposte – con il quale ebbe un incontro. Da ricordare che la “Dds” vinse un primo appalto con l'Asl, che poi per un problema formale venne annullato dal Consiglio di Stato. Ci fu una seconda gara che venne nuovamente aggiudicata alla “Dds”. Terminata l'escussione dei testi, l'udienza è stata aggiornata al prossimo 28 novembre.
di Fabrizio Tenerelli -