"Nel decreto ministeriale del 6 marzo scorso - scrive D'Alia - la soppressione dell'importante struttura penitenziaria viene motivata dalle precarie condizioni strutturali e igienico-sanitarie che mettono a rischio la sicurezza degli operatori e dei detenuti". Tutto questo, pero', secondo il capogruppo Udc "non e' vero, come si evince dalle relazioni sanitarie redatte dagli organi dell' Asp locale, nelle quale non sono state segnalate irregolarita' proprio dal punto di vista igienico-sanitario".
La seconda motivazione contenuta nel decreto, che annulla la veridicita' del primo punto, e' di carattere economico. "Secondo il ministro, infatti - prosegue D'Alia - sarebbe inopportuno ed antieconomico, per costi e benefici, programmare la ristrutturazione dell'istituto poiche' i lavori da realizzare sono troppo costosi, rispetto la capacita' ricettiva della casa circondariale".
"Non essendoci, pero', spese da affrontare - continua il segretario regionale dell'Udc - i veri disagi nascono invece della chiusura della struttura: la soppressione del carcere di Marsala, infatti (capienza 50 detenuti e 200 accessi ogni anno), provoca ulteriore sovraffollamento nelle altre case circondariali siciliane, appesantendo la gia' critica situazione nell'Isola. Inoltre, la città di Marsala e' sede della Procura della Repubblica e di Tribunale, il cui circondario comprende Petrosino, Mazzara del Vallo, Pantelleria, Castelvetrano, Salemi, Partanna, Poggioreale, Vita, Campobello di Mazara. La struttura penitenziaria, quindi, rientra in un importante polo giudiziario, e la casa circondariale piu’ prossima dista 80 chilometri (Erice). La sua chiusura comporterebbe un notevole aggravio economico e logistico anche per l’attivita’ delle forze di Polizia, della magistratura lilibetana; crisi economica per gli operatori che forniscono beni e servizi al carcere marsalese e disagio per i lavoratori della sede penitenziaria".
D'Alia chiede nell'interrogazione al ministro Severino di "verificare l'effettivo stato igienico - sanitario e strutturale della casa circondariale trrapanese e, se non sussistono piu' i presupposti e le motivazione presenti nel decreto ministeriale, intraprendere le iniziative necessarie per non chiudere il carcere".