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23/05/2012 04:58:21

Allarmante il rapporto sulla pesca in Sicilia. A Mazara marineria in ginocchio

E’ drammatico il dato del comparto della pesca in Sicilia e a Mazara del Vallo secondo quanto emerge dal “Rapporto 2011 sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia”.
Il rapporto previsto dalla Legge Regionale n° 16 del 2008, redatto dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo, presieduto dall’Ing. Giuseppe Pernice ha “fotografato” il comparto pesca siciliano evidenziando una situazione allarmante: “Si rileva - ha spiegato Pernice - che alla data del 31 dicembre 2011 risultano operanti nei porti siciliani n. 3.035 battelli da pesca, 81 in meno rispetto al 2010. Si è ridotto il tonnellaggio ed il pescato ma, soprattutto, si sono persi nel 2011 circa 2.000 posti di lavoro. Gli occupati nella pesca in Sicilia sono meno di 8.000 e pensare che nel 1997 gli occupati nel settore peschereccio erano 23.109, di cui 13.909 occupati direttamente nella pesca marittima. Altro dato significativo è relativo al costo del gasolio passato dai 0,24 euro/litro del 2002 a 0,72 euro/litro nel 2011.

Alla stesura della terza edizione del Rapporto hanno collaborato anche ricercatori, giuristi ed economisti della sponda sud del Mediterraneo. L’edizione 2011 del “Rapporto Annuale sulla Pesca e sull’Acquacoltura in Sicilia” è stata infatti dedicata al Mediterraneo, in particolare alle problematiche delle acque internazionali ed alle implicazioni giuridico-economiche con i Paesi frontalieri.

Il Presidente del Distretto della Pesca, dott. Giovanni Tumbiolo ha sottolineato: “si è assistito ad una progressiva diminuzione della quota di pesce “domestico” a causa di “politiche europee drogate e schizofreniche” che hanno condizionato i modelli di sviluppo. Ad essere penalizzato più degli altri è stato il sistema pesca siciliano, storicamente il più attivo e dinamico del Paese. Vale la pena sottolineare che la Sicilia, nonostante tutto, con le sue 45.000 tonnellate di pesci, crostacei e molluschi pescati è stata e rimane la regione che maggiormente concorre ad arginare l’emorragia derivante dal deficit della bilancia ittica italiana ed europea. Adesso - ha aggiunto Tumbiolo - è giunto il momento di reagire ed arginare le “fantasiose iniziative” di comunicazione e propaganda, a cui costantemente assistiamo, che diffondendo dati relativi al calo di prodotto ittico interno, veicolano messaggi falsi”. Tumbiolo si rivolge all’Unione Europea: “Essa ha grosse responsabilità sull’attuale crisi economica, senza precedenti, del sistema pesca italiano, ed in particolare di quello siciliano. Il culmine di tale negatività – ha spiegato - è stato raggiunto con la teoria/equazione: riduzione della flotta peschereccia uguale diminuzione dello sforzo di pesca. Tale equazione può funzionare solo in un “sistema chiuso” nel quale non agiscono variabili esterne ed ingovernabili. Gli effetti sono devastanti. Le nostre imprese ittiche devono far fronte al progressivo aumento dei costi di produzione, del gasolio e della burocrazia che di fatto provocano una perdita di competitività nei mercati interni ed internazionali. In questo scenario una soluzione possibile per il sistema di pesca industriale è rappresentata dalla cooperazione transfrontaliera. C’è motivo di ritenere che l’Osservatorio ed il Distretto sono e saranno da pungolo, da stimolo alle organizzazioni regionali e sovraregionali affinché si determini, attraverso progetti, iniziative, intese, la giusta condizione di “dialogo” necessaria a sviluppare sistemi di pesca e di prelievo responsabili e coerenti.”.


Al 31 dicembre 2011 la flotta peschereccia di Mazara comprende 231 battelli da pesca dei quali 129 impegnati nella pesca mediterranea a strascico. Nel corso del 2011 sono stati demoliti circa 7 pescherecci di grossa stazza, al contrario è stata varata una sola unità. In termini occupazionali, ponderando l’allarmante dato regionale che riporta la perdita nel 2011 di circa 2000 posti di lavoro (i pescatori in Sicilia sono circa 8.000, 15 anni fa erano circa 14.000), risulta che circa 200 pescatori mazaresi sono stati sbarcati definitivamente; la perdita di un posto di lavoro nella pesca si riflette sull’occupazione relativa all’intera filiera ittica (dalla cantieristica al commercio). Mazara rappresenta poi un caso particolare vista la massiccia presenza di pescatori tunisini; molti di loro una volta sbarcati definitivamente stanno pensando di ritornare in Tunisia per intraprendere attività di pesca in proprio, diventerebbero così concorrenti degli armatori.