E’ quello che è successo a noi, appena varcato l’ingresso, consapevoli forse del tormentato percorso artistico dell’autore che lo ha fatto conoscere in tutta la regione. Appena entrati nella sala, dove con cura sapiente sono state esposte le settantotto fotografie, 11 delle quali in un splendido bianco e nero, il visitatore viene rapito per la perfezione tecnica degli scatti, ma soprattutto per quell’aurea poetica da cui sono pervasi i lavori dell’ormai notissimo artista salemitano Leonardo Timpone. L’esposizione si presenta come una sorta di “libro di storia”, concepito anche per i non addetti ai lavori con una narrazione coinvolgente. Roba di non poco conto. E Timpone, ancora una volta, ha raggiunto (è proprio il caso di dirlo) l’obiettivo. La millenaria storia di Salemi, raccontata con passione e stile in 78 scatti, ti avvince e ti commuove. Capisci subito che dietro quella macchina fotografica non c’è solo una tecnicalità ormai acquisita, i trucchi del “mestiere” ben calibrati armoniosamente , ma anche e soprattutto l’animo, il cuore, la passione e l’amore che il poeta nutre per la sua città. Stiamo parlando di “Terra Salem- Un Sogno di Pietra”, con il cui titolo si è inaugurata il 7 agosto scorso presso il Castello Normanno Svevo di Salemi,l’affascinante mostra fotografica di Leonardo Timpone, patrocinata del Comune e allestita in collaborazione col gruppo archeologico XAIPE. Nel catalogo si legge che “L’artista ripercorre i momenti fondamentali della civiltà millenaria della città di Salemi a partire dalle capanne circolari con ingresso a forcipe del villaggio preistorico di Mokarta. La Terra Salem ricca di storia e d’arte, definita l’Atene della provincia, oltraggiata e mutilata oltre che dal sisma del ’68, anche dall’uomo, con improvvidi interventi, che rivive, attraverso le emozioni, i sentimenti, i suoni e da essi prende forma e colore nelle vivide immagini di ciascuna foto di questa mostra, grazie alla sensibilità dell’artista che fa, di ogni “particolare” ritratto, oggetto o monumento, il “soggetto” della foto, attraverso la sua grande capacità introspettiva e lo rende, al tempo stesso, unico ed irripetibile, capace di risvegliare nel visitatore, le emozioni più intime.” A presentare la Mostra, e non a caso e ne spiegheremo i motivi ampiamente (ce ne scusiamo con Timpone, ma capirà, ne siamo sicuri ) più avanti, è stato il professore Tullio Sirchia, a cui oggi con modestia piace essere definito semplicemente un “animatore culturale”, mentre noi sappiamo essere stato invece un autentico pioniere della cultura pedagogica e didattica raggiungendo mete e finalità di grandissimo spessore, fino ad avere saputo coinvolgere anche i vertici dell’apparato burocratico regionale. Stiamo parlando di una personalità nota anche a livello nazionale per essersi inventato negli anni settanta la “Scuola Alfamediale” presso il Circolo Scolastico di Trentapiedi di Erice, una periferica scuola della Sicilia, dove per 35 anni di seguito, restando sempre all’interno dell’ordinarietà istituzionale si è intercettato, sperimentato e segnato la strada formativa al PENSIERO MULTIMEDIALE, diventando meta di una sorta di pellegrinaggio culturale da parte del mondo pedagogico. Per una coincidenza di fattori favorevoli, è stato possibile il miracolo. Che le “generazioni mutanti” si siano riappropriati “del loro diritto al passato, al presente, al futuro“ , Cosa che ci viene confermata, per i casi fortuiti della vita dalla dottoressa Deborah Caradonna, che di Tullio Sirchia fu vivace e intelligente allieva. Una testimonianza eloquente espressa con bellissime e commoventi parole. “La scuola Alfamediale di Trentapiedi, con i suoi laboratori dava ad ogni bambino la possibilità di far emergere le proprie potenzialità, consentendo la crescita della propria autostima. Il laboratorio di fotografia con le foto da sviluppare nella camera oscura, ci faceva credere che tutto fosse possibile! Ricordo che solo dopo la frequentazione di questo laboratorio ebbi l’autorizzazione a potere maneggiare la rolleflex di mio padre.Il top era parlare davanti ad una telecamera, o firmare un articolo del famoso giornalino di Trentapiedi, così da poter comunicare con il mondo...ci si sentiva potenti e in grado di poter affrontare qualsiasi progetto per il futuro.”
Oggi se ne va in giro per l’Italia per la sua diffusione il professore Sirchia, ma anche per presentare questa mostra di Timpone, che gli ha evocato appunto la sua esperienza della sua trentennale e rivoluzionaria azione scolastica. A termine dell’inaugurazione della mostra mi dice infatti che “A Leonardo Timpone la passione per la fotografia scattò in occasione di un evento promosso nel 1978 dal Circolo ARCI di Salemi dal titolo ‘Salemi nella documentazione fotografica’. Fu la prima mostra di questo genere che si tenne in Sicilia. Due anni prima c’era stata quella degli Alinari a Firenze. Quella che organizzammo a Salemi non ebbe solo un valore culturale, ma anche politico: s’intendeva bloccare il trasferimento della città. Insomma la fotografia intesa come strumento di lavoro politico oltre che di comunicazione. Credo che questa esperienza di tanti anni fa abbia influito sul suo inconscio, alimentando nel corso del tempo un impegno culturale e sociale tale da poterlo definire una sorta di nuovo modello di intellettuale organico che oggi parla a tutti, con un linguaggio comprensibile anche se dimostra di essere attento alla calligrafia e al linguaggio dei segni”. A conclusione diciamo che Leonardo Timpone è ormai considerato un veterano, avendo realizzato varie mostre tra le quali, nel 99, presso il complesso monumentale San Pietro a Marsala, la mostra dal titolo “Natura luce e colore”. Nel 2005 a Palermo, su invito dell’Associazione delle Tradizioni Popolari, la mostra ”San Giuseppe a Salemi”. Nel 2011 sempre a Palermo, è invitato dell’Università, per la manifestazione La via dei Tesori, “Il Pane della vita”. Ha inoltre realizzato, per le Edizioni EIDOS, due pubblicazioni, “San Giuseppe a Salemi” e “San Giuseppe nel Trapanese”.
La mostra rimarrà aperta fino 01 Settembre 2012. Tutti i sabati l'ingresso è gratuito.
Franco Lo Re