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10/10/2012 04:55:19

Processo Rostagno, salta ancora la testimonianza di Curcio

L'ex leader delle Brigate Rosse ha fatto sapere che oggi, nella nuova udienza del processo, non sarà in aula. L'audizione è stata chiesta dagli avvocati Vito e Salvatore Galluffo, difensori di Vito Mazzara, chiamato a rispondere, insieme con il boss Vincenzo Virga, dell'omicidio del sociologo torinese. I due legali potrebbero chiedere alla corte di disporre l'accompagnamento coattivo del teste.

Particolare il rapporto di Rostagno con Curcio, lo ricorda anche al figlia di Rostagno, Maddalena, nel libro "Il suono di una sola mano". Parlando di Mauro, dice: "Negli ultimi anni le due persone per lui più importanti sono stati suo padre e Renato Curcio. Si scriveva molto con Renato, un vero e proprio rapporto epistolare.
Quando Mauro è morto sono subito entrata in camera sua, e ho trovato una lettera di Renato chiusa, che non era ancora stata letta. Di Renato, Mauro mi aveva raccontato tutto, chi era e cosa aveva fatto, ma per me rimaneva un estraneo. Quando ho aperto la lettera ho trovato una vera e propria lettera d’amore, come fosse di un’amante, davvero. Renato gli faceva una scenata perché ultimamente Mauro gli stava scrivendo poco, che capiva che era molto impegnato, ma che lui voleva rimanere informato, che lui gli raccontasse e così via. Una lettera d’amore. Quindi ho assolutamente sentito la necessità di rispondergli. La morte di Mauro è stata una cosa così enorme che di molte cose non ho mai parlato con mia madre, non ce la facevo, come non ce la facevo a piangere, ad avere un pianto liberatorio. Era una cosa troppo grossa. E scrivere a Renato, cercarlo, è stato come trovare qualcuno con cui poter parlare, ma che fosse allo stesso modo staccato, lontano. Quando ho potuto sono andata a trovarlo a Rebibbia, ma non abbiamo mai parlato in maniera esplicita di Mauro. Allora studiavo all’Accademia di Brera e magari parlavamo d’arte. Quello che era importante per me era sapere di avere davanti a me una persona importante per Mauro, poi chiacchieravamo di storia dell’arte".

Per quanto riguarda il processo, al di là delle testimonianze - fin qui, in verità, più interessanti per chiarire il contesto della criminalità a Trapani negli anni '80 e '90 e gli scenari dopo il delitto Rostagno che per capire invece mandanti ed esecutori - si aspetta l'esito della super perizia balistica disposta dalla Corte d'Assise di Trapani per stabilire il numero delle armi utilizzate nel delitto, il numero e la sequenza dei colpi sparati con relative traiettorie, la distanza dei killer dall'auto della vittima, il caricamento delle cartucce inesplose rinvenute sul luogo del delitto. 

Imputati nel processo sonodue mafiosi già giudicati tali e in via definitiva da altri Tribunali e da altre Corti di Assise, Vincenzo Virga, capo del mandamento di Trapani per vent’anni sino al 2001, giorno in cui la polizia mise fine alla sua latitanza che durava da sette anni, e Vito Mazzara, il killer fidato della cosca trapanese, colui il quale uccise come regalo di Natale l’agente di Custodia Giuseppe Montalto, era il 23 dicembre del 1995, omicidio commesso a Pietretagliate, frazione di Trapani, davanti gli occhi della moglie del poliziotto e della figlioletta di pochi mesi.