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18/10/2012 08:48:36

Sicilia, i soldi del governo per “preparare” le elezioni

Il caso dei trattoristi della Regione Sicilia: sono 550, ma non hanno mezzi. Non lavorano, perché per i privati non è competitivo avvalersi di loro E sono senza stipendio. La soluzione potrebbe essere quella di inserirli negli interventi per i forestali

  RICCARDO ARENA - La stampa PALERMO

Assediata dalla piazza, con cinquemila tra forestali e docenti della formazione che tiravano le uova contro la sede del governo regionale, la giunta siciliana vara una mini manovra che gira gli ultimi finanziamenti della legislatura in gran parte proprio ai contestatori, e cioè ai forestali, ai professori che si occupano della costosissima e inefficiente macchina della formazione professionale e ai dipendenti dei teatri. A Roma si sblocca il tesoretto da 420 milioni, il governo Monti consente alla Sicilia di sforare il patto di stabilità, e subito partono gli interventi-tampone: erano fondi da usare per lo sviluppo, ma sono stati distribuiti anche a Comuni e imprese che lavorano nel campo dei rifiuti.  

 

Ci sono pure 25 milioni per gli straordinari dei regionali. Nella busta paga di novembre, subito dopo le elezioni regionali, arriveranno somme comprese fra 150 e 600 euro, secondo la categoria cui il dipendente appartiene.  

C’è un giallo per quel che riguarda il possibile finanziamento della cassa integrazione destinata a frenare l’emergenza rappresentata dalla Gesip, società partecipata dal Comune di Palermo, un carrozzone con 1.800 dipendenti, pronti a mettere sottosopra il capoluogo dell’Isola se rimarranno senza lavoro e soprattutto senza stipendio. Il sindaco, Leoluca Orlando, si era impegnato a far sbloccare la situazione fino a dicembre e sembrava quasi fatta, ma alla Regione, dove non amano molto il primo cittadino dipietrista, frenano. 

 

Ma tra meno di due settimane in Sicilia si vota per le Regionali e la soluzione forse spunterà. Ed ecco che allora c’è un altro giallo: riguarda i soldi per i trattoristi dell’Ente di sviluppo agricolo, 550 di numero, tutti privi di trattore, perché i privati non considerano affatto competitivo, sul mercato, utilizzare i conducenti di mezzi agricoli mandati dalla Regione. Il segretario generale siciliano della Uil, Claudio Barone, chiede che i trattoristi vengano inseriti nella soluzione riservata ai forestali: «Sono senza stipendio – dice – e anche se siamo a pochi giorni dalle elezioni, il governo non si può esimere dal dare risposte ai lavoratori e alle parti sociali». 

 

Arrivano soldi a pioggia, ma anche i concorsi. Pure questi a pioggia. Scatta infatti la corsa ad entrare nelle graduatorie, per sperare poi in contratti a termine nelle Asp, aziende sanitarie provinciali, e negli ospedali.  

Trenta graduatorie sta formando l’Asp di Siracusa, due quella di Enna e cinque il Civico di Palermo. Ci sono poi due bandi dell’Asp di Catania e uno di quella ennese, che mettono in palio 25 posti. L’Asp di Palermo mette in palio 81 posti da dirigente e avvia la formazione di altre 15 graduatorie: i bandi scadono il 22 ottobre. Il 28 e il 29 si vota. 

 

Mentre i carabinieri tenevano a bada la piazza, la giunta di Raffaele Lombardo decideva l’impiego dei fondi messi a disposizione dal ministero dell’Economia: sarebbero stati 600 milioni, ma una clausola nell’accordo firmato dal ministro Grilli e dall’assessore regionale Gaetano Armao ha vincolato circa 180 milioni al finanziamento dei bandi europei, principalmente nel settore dell’agricoltura. La vera manovra dispone dunque la spesa di 420 milioni: 77 e mezzo andranno alla formazione professionale, per far partire i corsi del 2012, garantendo gli stipendi agli 8 mila formatori fino a fine anno. Altri 21 milioni sono destinati alla cassa integrazione e serviranno a pagare un vecchio debito con l’Inps: Roma garantisce così l’arrivo in Sicilia di altri 50 milioni, per finanziare le vertenze fino a fine anno. 

 

Deluse le imprese, che hanno ricevuto solo 45 milioni, più l’impegno di Armao di sbloccare i fondi europei destinati alle opere pubbliche. “Non pagare le imprese significa fermare l’economia reale – protesta il vicepresidente di Confindustria, l’agrigentino Giuseppe Catanzaro –. Usare risorse per investimenti per pagare spese di esercizio, cioè stipendi, è il segno di come certa politica percepisca il concetto di sviluppo”.