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10/11/2012 03:23:15

Scrive Oreste, sui soccorsi degli immigrati in mare ed il sequestro dei pescherecci

 E' di stamani la notizia di un barcone di migranti in difficoltà in vicinanza delle coste libiche: allertate le marinerie libiche, maltesi e italiane. Naturalmente la prima a intervenire in soccorso degli sventurati è una motovedetta italiana. Ora io pongo due quesiti:
- come viene applicato il codice marinaro? I motopescherecci di Mazara vengono pretestuosamente bloccati e sequestrati in acque internazionali, mentre si delega ad altri, in acque nazionali libiche, il soccorso a profughi da lì provenienti;
- dove sono le nostre motovedette, quando potrebbero essere di supporto ai nostri pescherecci in difficoltà?
Da lei non mi aspetto risposte tecniche, ma il semplice parere di uomo partecipe della quotidianità. Grazie e sempre buon lavoro,

Oreste Bacalini

Genitle corrispondente,
risposte tecniche non ne ho, anche perché il nostro mare è sempre più una giungla. Il codice marinaro ha, così mi hanno insegnato, una legge non scritta: nessuno uomo in mare può essere lasciato senza soccorso. Questo principio antico, segno della fratellanza tra i popoli, è stato nel tempo violentato, calpestato, tanto che oggi nel nostro Paese un marinaio che salva delle vite in mare rischia, più dell’elogio, l’imputazione per favoreggiamento del reato di clandestinità. Il problema dei flussi migratori dall'altra sponda del Mediterraneo pesa oggi tutto sull’Italia. Gli altri paesi europei se ne fregano. In molte occasioni le motovedette libiche e maltesi si rifiutano di intervenire su barconi in difficoltà. In compenso i nostri pescherecci vengono bloccati non appena osano superare una fantomatica linea di confine di un’area decisa arbitrariamente dalla Libia. A volte ho la sensazione che dietro il continuo sequestro di pescherecci siciliani da parte dei libici ci sia una specie di ricatto, una continua prova di forza sui tanti destini che sono in ballo nel Mediterraneo. Ma alla forza non si risponde con la forza, piuttosto, con la pace. Ci vogliono meno motovedette e più politica (ma politica vera), sia per la questione dell’immigrazione, sia per le sorti dei nostri pescherecci. Ne guadagneremmo tutti, perché la pace porta innanzitutto sviluppo.
Grazie dell’attenzione e continui a seguirci
Giacomo Di Girolamo

 



Editoriali | 2024-05-16 06:00:00
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