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21/01/2013 06:00:09

Dalle indagini di mafia, alle assunzioni sospette. Tutti i guai di Aimeri Ambiente e degli Ato in Sicilia

L’ultima indagine, in ordine di tempo, è quella svolta dalla Dia di Catania con l’operazione Nuova Ionia. Il blitz scattato qualche giorno fa ha portato all’esecuzione di 27 provvedimenti di custodia cautelari nei confronti di persone ritenute esponenti della cosca mafiosa del Catanese. I reati ipotizzati sono associazione mafiosa, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di Ente pubblico.  La Dia di Catania ha in sostanza scoperto l’infiltrazione dei clan negli appalti di raccolta e conferimento rifiuti in discarica. L’associazione, infiltratisi nell’Aimeri, riusciva a falsificare i formulari relativi alla raccolta e conferimento  dei rifiuti umidi e differenziati facendo credere che il tutto funzionasse regolarmente, quando invece il servizio era praticamente inesistente. Il sistema scoperchiato dalla Dia di Catania riguardava anche i servizi relativi alla pulizia delle strade e delle caditoie nei comuni che rientravano nell’Ato Ct1 Joniambiente. Appalti che sarebbero stati dati ad altre imprese conniventi all’organizzazione. Perno centrale dell’indagine è il boss Roberto Russo, 48 anni, ex responsabile operativo dell'Aimeri Ambiente, detenuto per altri reati, indicato vicino alla cosca Cappello-Bonaccorsi. E' stato arrestato nel maggio dello scorso anno assieme allo storico capomafia Giuseppe Garozzo. Ed è proprio in seguito all’arresto di Russo che furono compiuti degli attentati incendiari contro il cantiere della Aimeri di Macchia di Giarre in cui andarono distrutti circa 50 mezzi.  L’azienda, dichiarando la disponibilità a collaborare con i magistrati, ha anche ribadito la sua “più totale estraneità rispetto alla vicenda, considerandosi con tutta evidenza parte lesa ed annunciando la propria costituzione in giudizio come parte civile". Inoltre ha precisato che  "le persone colpite dai provvedimenti giudiziari sono dipendenti ed ex dipendenti con mansioni di secondo piano e che comunque risponderanno personalmente dei reati per i quali sono accusati, alcuni reati addirittura completamente estranei all'attività svolta dalla società". "Infine - si legge in una nota - si evidenzia che l'equivoco sul presunto coinvolgimento dell'azienda, diffuso erroneamente da alcune fonti di informazione, comporta già da ora un danno gravissimo per Aimeri ambiente che si riserva di agire per la piena tutela dei propri diritti e della propria immagine".

L’indagine della Dia di Catania, come dicevamo, è solo una delle tante a coinvolgere la società che in mezza Sicilia gestisce la raccolta dei rifiuti. Anche la maggior parte dei comuni della provincia di Trapani sono serviti dall’Aimeri Ambiente per la raccolta e conferimento dei rifiuti. E proprio qui, qualche mese fa, è stata avviata un’indagine che ha coinvolto il sistema di assunzioni del personale in seno all’Ato Tp1 e Aimeri Ambiente. A finire sul registro degli indagati in quell’occasione erano Salvatore Alestra, allora amministratore delegato dell’Ato Terra dei Fenici di Trapani, e Orazio Colimberti di Aimeri. L’indagine è partita dalla procura distrettuale antimafia di Palermo, ed è rilevante infatti che siano delle sezioni antimafia ad occuparsi di queste indagini. In particolare, Alestra è accusato (l'indagine è stata condotta dai carabinieri del N.O.E., Nucleo Operativo Ecologico) di aver omesso di fare pagare ad Aimeri delle penali per disservizi in cambio dell'assunzione di tre persone a lui vicine. 

In base al contratto di servizio, infatti, Aimeri Ambiente è soggetta a penali da pagare come sconto sul suo ricchissimo appalto nel momento in cui i Sindaci dei Comuni lamentano all'Ato dei disservizi: strade sporche, rifiuti non raccolti con regolarità, etc.  Secondo le indagini, Alestra avrebbe omesso di far pagare le penali ad Aimeri, in cambio dell'assunzione di alcune persone segnalate.

Il nome di Alestra compare anche nell'indagine sul maxi sequestro di beni all'imprenditore Michele Mazzara nel corso dell’operazione Panoramic. Secondo gli inquirenti Mazzara sarebbe stato prestanome di Matteo Messina Denaro. Ma in quell'occasione non era stato notificato ad Alestra alcun avviso.

Gli avvisi di garanzia ad Alestra e Colimberti suscitarono la reazione dell’allora presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano che chiedeva a Giulia Adamo, sindaco di Marsala, di fare chiarezza sulla gestione dei rifiuti in provincia. Il comune di Marsala è infatti il maggiore “azionista” dell’Ato tp 1 Terra dei Fenici. Ed è anche il comune che paga di più all’Aimeri per il servizio di raccolta rifiuti e servizi connessi: ben 14 milioni di euro l’anno.  

Inoltre proprio nell’indagine sulle assunzioni sospette all’Aimeri  si inserisce quel rapporto dei carabinieri che riguarda anche il senatore del Pd Nino Papania, silurato di fresco dalla lista dei candidati dal comitato etico del suo partito. Papania non ha ricevuto alcun avviso relativamente all’indagine svolta dagli inquirenti. Il rapporto dei carabinieri mostra però delle dinamiche interne all’Aimeri che sarebbero volte ad assumere persone vicine al senatore Pd.  Papania è stato anche intercettato casualmente eal senatore viene dedicato un capitolo del rapporto e definito il "deus ex machina" nella gestione del sistema dei rifiuti.  Il manager Colimberti è stato ascoltato mentre sollecita Alestra a mantenere contatti con il “senatore” e a chiudere un “accordo” sia sulla stesura dei contratti di appalto e sia per l’assunzione delle persone “segnalate”. Secondo i Carabinieri, “i disservizi non vengono usati per una eventuale risoluzione dei contratti di appalto, bensì diventano strumento di richiesta di assunzioni e favoritismi contrattuali in favore del direttore dell’Ato e del senatore della Repubblica”. Papania protesta con il capo area di Aimeri “per la indecente situazione di Alcamo…. i cassonetti sono pieni non so se mi trovo ad Alcamo oppure a Palermo o in Campania”. Colimberti prende tempo ma il senatore “ordina”: “bisogna prendere una squadra di reperibilità”.  I colloqui continuano, “anche via sms”. Colimberti scrive “domani contratti” e Papania risponde “ok”.
Il manager privato Colimberti aggiorna via sms Papania come se fosse un capo della sua holding: “Domani mattina ti mando una nota appena ricevuta dall’Ato. Sono letteralmente sconcertato”.
La stessa contesa sulle contestazioni per i disservizi tra il manager privato Colimberti e l’allora direttore dell’Ato, Alestra (come scoprono i carabinieri con un pedinamento) è affrontata il 15 novembre 2010 nello studio alcamese del senatore, “come fosse giudice supremo nel dirimere un appalto pubblico su cui il senatore non ha alcun titolo”, scrivono gli investigatori. Papania si interessa anche della sponsorizzazione dell’Aimeri a favore della squadra di calcio dell’Alcamo,
dove allora giocava il figlio. Ma la sua ossessione sono i lavoratori: un giorno - non riuscendo più a tenere a bada le persone che lo vanno a cercare per ottenere i contratti di assunzione definitiva - “ordina” di anticipare il passaggio al tempo indeterminato entro il 15 dicembre perché “non ce la fa più”.
Per le feste di Natale Pierpaolo Pizzimbone consigliere del gruppo Biancamano di Milano che controlla Aimeri, si premura di fare avere “una penna con il diamantino” al senatore, che ringrazia dicendo “ah bene io sono uno che sa scrivere molto bene”. Anche per Alestra c’è una penna ma senza diamantino. Colimberti racconta  che il senatore vuole gli elenchi degli assunti che Papania “vaglia, controlla e rivisita”.
Ogni tanto Colimberti perde la pazienza: “E porca puttana questo si chiama ricatto a casa mia si chiama ricatto”.