Ballano, si accoppiano, si dichiarano. Sotto l’attenta regia di Maria De Filippi. Imitano i tronisti, tra dentiere cascanti, trapianti di capelli che fanno della testa uno zerbino, virilità ottaugenaria ed ostentata fino alla morte. L'altra volta Maria ha chiesto un minuto di silenzio per Giuseppe, uno di quei vecchi, se ne era andato così, tra una puntata ed un'altra. Cose che capitano. Poi, ad un certo punto, spunta quella vecchia, dicevo, vestita come una cubista, di cerata, viola, oppure giallo lampone. E comincia a ballare e a far ballare, lei che di anni ne avrà 80 e passa, che se non ci fosse il rumore della musica si sentirebbe quello della sua artrosi: Angela la favolosa cubista, si chiama. E ci campa, con questo mestiere.
C’è un signore anziano, diciamolo pure, un vecchio, che si candida a premier, cioè a Presidente del Consiglio. Non è la prima volta che lo fa. Ma è nota la sua dipendenza dal sesso, neanche avesse trent’anni, e invece è alla soglia degli ottanta. E lui dice che campa fino a centoventi anni, e non ha più un capello suo, una ruga sua.
C’è poi quest’altro anziano signore, diciamolo pure, un vecchio, che forse ha fatto il sogno, quel sogno lì: il Natale futuro, come nel racconto di Dickens. E lo spirito gli ha fatto vedere la malattia, il dolore, la stanchezza. Magari la morte, anche. E lui ha detto: Signore, non ce la faccio. E siccome il Signore, in senso stretto, è il suo datore di lavoro, perchè lui fa il Papa, di mestiere, si è dimesso, con giusto preavviso. Lasciatemi in pace, e amen.
Quel demonio di Salvatore Calia, amico e vignettista, nel 2004, di fronte al calvario di Papa Woityla ogni giorno più morente, incapace a parlare, a salutare, quasi a respirare, eppure ancora Papa, fece una vignetta - ad uso nostro, uno schizzo - di quelle formidabili e inconfessabili: c’era il Papa affacciato al balcone di San Pietro, nella sua mollezza di carni esauste, la faccia gonfia e bavosa, gli occhi imploranti pietà, e dietro si vedeva una mano che lo agitava, come una marionetta, un pupo.
Io non so se Ratzinger sia stato minacciato, spaventato, o semplicemente si sia stancato di tutto questo casino che c’è oggi nei piani alti della Chiesa. Si è però ribellato al suo puparo. E ha detto basta. Restituendo dignità a tutti gli anziani, anzi, diciamolo pure, ai vecchi, di questa terra. Costretti a recitare il copione dell’eterna giovinezza, della seduzione, dello sprint.
L’Italia non è un paese per vecchi, già. Forse per un vecchio, da oggi si. Anzi, no: sta in Vaticano, quello.
Giacomo Di Girolamo