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23/05/2013 09:08:06

"Così non ci fecero catturare Provenzano". L'intervista oggi a Servizio Pubblico

 In un'intervista che sarà trasmessa questa sera da "Servizio Pubblico", il programma di Michele Santoro su La7, parla - per la prima volta davanti alle telecamere - un carabiniere che per anni ha lavorato alla cattura del boss di Corleone. «A pochi giorni dall'inizio del processo sulla trattativa Stato-mafia, la testimonianza del militare dell'Arma - si legge in una nota di Servizio Pubblico - infittisce il mistero sulla lunghissima latitanza di Bernardo Provenzano, finita solo nell'aprile del 2006, e che ha portato all'incriminazione dei vertici del Ros dei Carabinieri».
«A portarci nel covo a pochi chilometri da Corleone era stata una confidente - racconta il militare - ma il rifugio non fu mai messo sotto controllo. All'epoca funzionava così: il colonnello Giammarco Sottili, l'attuale capo di Stato maggiore della Regione Sardegna, gestiva tutte le informazioni e diceva che non si doveva parlare, le nostre relazioni di servizio non arrivarono mai in Procura. Quando nel 2006 Provenzano fu arrestato proprio lì, pensammo che era un vero schifo».
Non si conosce il nome del carabiniere che ha parlato in tv e dunque non si sa se è uno dei due militari dell'Arma che nei giorni scorsi hanno fatto denunce analoghe. Il primo ad uscire allo scoperto è stato il maresciallo capo Saverio Masi, che ha presentato una denuncia alla procura di Palermo in cui rivela i nomi di coloro che, a suo dire, avrebbero ostacolato le indagini su Provenzano prima e Messina Denaro poi. Un altro carabiniere, il luogotenente Salvatore Fiducia, ha denunciato, assistito dai legali di Masi e presentando un esposto in Procura, di essere stato ostacolato dai propri superiori. Gli stessi legali hanno incontrato un terzo e un quarto carabiniere che hanno confermato i presunti depistaggi.



Antimafia | 2024-06-04 13:26:00
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