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08/06/2013 04:50:33

Un tribunale 'giusto' per Paolo

Al di là della cronaca giudiziaria è interessante notare come il funzionario descrive la nuova religione predicata da Paolo. La riassume con una battuta contenuta nelle due righe che ho citato all'inizio. In sostanza per il funzionario il maestro di «quelli della Via» (così venivano chiamati i primi cristiani) un «certo Gesù» è morto ma Paolo dice che è vivo. Di tutte le argomentazioni di Paolo, veri gioielli dell'arte oratoria del tempo, il funzionario ha capito che Gesù era morto ma adesso è vivo.

In effetti ha colto il nucleo del cristianesimo. Solo che questo nucleo per lui altro non è che una favoletta simile ad altri miti che pullulavano l'effervescenza spirituale dell'impero. E non capisce perché Paolo rischi la vita per diffondere queste fantasie religiose. Così Paolo si trova, ancora una volta, pizzicato tra un muro di granito e un muro di gomma. Tra chi lo detesta perché il suo credo sovverte l'intero sistema religioso e chi lo tollera bonariamente perché sostenere che uno è morto ma vive è fuori da ogni logica.

Quei due muri, uno di granito l'altro di gomma, ci sono ancora. Uno circonda la cittadella della religione come strumento di potere e l'altro avvolge e compatisce chi ha sete di trascendenza e spiritualità. Stretto tra questi due muri, nella sua testimonianza, Paolo non si arrende. Il Vivente l'ha incontrato e gli ha dato la forza di testimoniare ovunque del nucleo centrale. Non ci sono né applausi né medaglie. C'è solo una quotidiana fatica sostenuta dalla speranza che Dio abbatterà quei due muri.

Giuseppe Platone - pastore valdese a Milano