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18/10/2013 07:10:00

Scandalo Formazione. Le indagini arrivano anche a Trapani

Sarebbero coinvolti anche diversi enti della provincia di Trapani nell’inchiesta che sta scuotendo la formazione professionale in Sicilia.
Un’inchiesta che parte da Messina, per arrivare a Catania e proseguire a Caltanissetta e Trapani dove sarebbero parecchi gli enti coinvolti. Enti di cui al momento viene mantenuto il massimo riserbo.
Nei giorni scorsi sono state eseguite 10 misure cautelari emesse dalla Procura di Catania. L’inchiesta riguarda l’illecito ottenimento di contributi europei per la formazione professionale. A finire in carcere nel blitz il direttore generale dell’Anfe e Iraps, Francesco Cavallaro, e suo zio, Giuseppe Saffo, notissimo imprenditore del settore balneare. Ai domiciliari invece sono finite otto persone, tra cui un funzionario regionale in servizio all’ispettorato provinciale del lavoro di Catania. L’inchiesta riguarda gli anni che vanno dal 2005 al 2010 e corsi che in totale sono costati oltre 58 milioni di euro. Secondo i magistrati almeno 9 milioni di euro sono i fondi percepiti indebitamente. Ma come ha sottolineato lo stesso sostituto procuratore Giuseppe Gennaro, l’indagine è solo all’inizio. Al momento sono state denunciate 52 persone, 4 enti coinvolti oltre ad alcune società, 115 progetti professionali finiti sotto l’attenzione degli investigatori oltre ad un sequestro preventivo di 3 milioni e settecentomila euro.
L’inchiesta prende il nome di Pandora, appunto perché dentro c’è di tutto e di più una mega indagine che adesso può colpire volti eccellenti della politica siciliana. Con il coinvolgimento di mogli, figli e parenti di politici nostrani. Ci sarebbe un giro di fatture truccate, registri delle presenze falsificati. Nei corsi di formazione messi sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori i corsisti presenti non sarebbero stati quelli dichiarati. E ancora costi di forniture gonfiati, servizi mai svolti, fondi distratti. Di tutto e di più. Milioni di euro che ingrossano ancora di più il sistema della frode in Sicilia che nella formazione trova il suo habitat naturale. Le parole del procuratore di Catania Gennaro sono azzeccatissime per descrivere il sistema di malaffare. "Questi soldi avrebbero potuto creare fabbriche e posti di lavoro e invece sono serviti solo a fare ingrassare alcune persone che hanno ville a mare, ville di 12 stanze". Già perché il tutto va a finire in ville, viaggi di nozze, regali costosissimi, auto di lusso e tanta ingordigia. Gli inquirenti hanno descritto anche il lavoro svolto da Maria Rosa Trovato, la funzionaria dell’ispettorato catanese finita ai domiciliari che per oliare il sistema, per approvare i rendiconti degli enti truffaldini avrebbe ottenuto incarichi per i propri parenti. Il procuratore aggiunto Patanè ha rincarato la dose parlando “operazione fatta sulla pelle della povera gente e scandaloso lo sperpero di denaro pubblico per fini assolutamente privati".
Adesso si sta cercando di capire quanto è larga la ragnatela di questa maxifrode. Le procure di mezza Sicilia stanno tracciando un quadro davvero incredibile. Si parla di oltre 200 corsi di formazione fantasma, con 140 milioni di euro di fondi pubblici andati in fumo per finanziarli. Sotto la lente anche i corsi avviati con l’Avviso 20 per gli anni 2012-2013. Ma l’assessore alla Formazione Scilabra è realista, e tirare le somme del grande buco nero della formazione in Sicilia non è per niente facile. L’indagine nel frattempo si sposta anche da queste parti. A Trapani i militari della Guardia di Finanza hanno sequestrato le carte di molti enti di formazione. L’indagine, appunto è solo all’inizio.
 



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