Trattativa, Napolitano ai giudici: "Nulla da riferire"
"Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire". E' un passaggio della lettera inviata dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, alla Corte d'Assise di Palermo che celebra il processo sulla trattativa Stato-mafia.
Il presidente della Repubblica, su richiesta della Procura, era stato citato come teste per riferire di una lettera ricevuta dal suo consigliere giuridico Loris D'Ambrosio, morto nel luglio 2012. Napolitano sottolinea però di non aver "in alcun modo ricevuto dal dottor D'Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le 'ipotesi' - solo ipotesi - da lui 'enucleate'". Nella lettera, il consigliere accennava a "episodi del periodo 1989-1993" e manifestava il suo "timore di essere stato considerato un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi".
Il capo dello Stato esclude di aver avuto indicazioni da Loris D'Ambrosio, anche sul 'vivo timore' a cui questi "ha fatto il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno". E aggiunge: "Né io avevo modo e motivo, neppure riservatamente di interrogarlo su quel passaggio della sua lettera. Né mai, data la natura dell'ufficio ricoperto dal dottor D'Ambrosio durante il mio mandato, come anche durante il mandato del presidente Ciampi, ebbi occasione di intrattenermi con lui su vicende del passato, relative ad anni nei quali non lo conoscevo ed esercitavo funzioni pubbliche del tutto estranee a qualsiasi responsabilità di elaborazione e gestione di normative antimafie".
Nel testo inviato a Palermo anche un riferimento alla possibile revoca dell'ammissione della sua testimonianza: "Il giudice, sentite le parti recita la norma- può revocare con ordinanza l'ammissione di prove che risultano superflue o ammettere prove già escluse". Il giudice Alfredo Montalto ha già preannunciato che sottoporrà la questione alle parti, date le precisazioni del presidente della Repubblica, messe a disposizione di tutti i "soggetti del processo". Anche la Procura, che aveva chiesto e ottenuto l'ammissione, dovrà rivalutare la situazione.
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