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22/10/2014 20:20:00

Da Pescara con sentimento

reportage di Leonardo Agate

"Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane".

Gabriele d'Annunzio

" In Italia la linea più breve tra due punti è l'arabesco."

Ennio Flaiano

Basterebbero questo inizio di poesia e l'aforisma successivo, che stanno nella mente di ogni intellettuale italiano, a farci curiosi della vita degli autori. Tutti e due sono nati a Pescara, città sull'Adriatico, in due abitazioni, distanti cinquanta metri l'una dall'altra, d'Annunzio in via delle Caserme e Flaiano in corso Gabriele Manthoné, che contengono nel mezzo una sola fila di fabbricati.

Scendendo dal ponte sul fiume Pescara, omonimo della città, sulla piazzetta che dà inizio alle due vie, l'amministrazione comunale ha eretto un busto di Flaiano, le spalle leggermente ingobbite che nelle foto dal vivo, quando portava il cappotto, tiravano giù nel bavero anche il collo. I suoi baffetti birichini, unica nota che lo differenzia dal più anonimo dei passanti.

Dell'aforisma, del racconto, della cronaca d'introspezione e di costume, é stato l'inesauribile e l'inarrivabile maestro. Dopo di lui c'é l'abisso, e le varie "amache" oggi conosciute, come quella di Michele Serra su "La Repubblica", non fanno concorrenza.

L'ironia fantastica di "Un marziano a Roma", per fare un esempio, non ha eredi, purtroppo. E la cronaca, il racconto sono diventati tecnica o partigianeria.

Non dev'essere un caso che Flaiano sia nato vicino alla casa natale di d'Annunzio. Non che i due siano simili nella tecnica di scrittori o nel contenuto dei loro scritti, anzi sono all'opposto. ma qualcosa deve pure unirli se fra i milioni di luoghi di nascita delle persone, sono nati a un tiro di schioppo l'uno dall'altro, e hanno respirato la stessa aria che scende dalle colline, o sale dalla riviera, ed hanno ascoltato tutti e due bambini e ragazzi il rumore del l'acqua del fiume che scende fra le rive.

La casa di Flaiano é privata. Ancora non espropriata dal comune per darvi sede a un museo. Quella di d'Annunzio, invece, é pubblica e visitabile. Vi si possono ammirare le stanze con gli arredi, gli abiti del vate, numerosi suoi autografi in quella grafia di farfalle e fiori intuitivamente comprensibile.

D'annunzio é morto a Gardone Riviera nel 1938, meno di quarant'anni dopo, nel 1972, é morto a Roma Flaiano. Mi chiedo se c'é qualcosa di loro in questa città, che diede loro ravvicinati natali.

Il lungomare, dai grandi alberghi al fiume, di qua dall'Ampia fascia di sabbia dorata, ha il comodo marciapiede a mattonelle con la pista ciclabile a fianco. A tutte le ore del giorno, anche quando la città si ferma per la siesta, c'é chi passeggia e chi va in bici. Sono i pescaresi "forti e pazienti" come tutti gli abruzzesi, secondo il motto che si radica nella storia del regno delle Due Sicilie, che arrivava a queste terre. Ma non basta a definire i pescaresi, almeno dopo d'Annunzio e Flaiano. Ora bisogna aggiungere il piacere che vi ha sparso Il poeta, ed anche l'ironia che vi ha seminato il giornalista. Credo che sia per questo che la piacevolezza regna sovrana, non intaccata dal traffico urbano e dagli errori urbanistici che innervosisco la gente di città. Come se gli abitanti avessero avuto iniettato nelle loro vene la leggerezza dei sentimenti raffinati.

leonardoagate1@gmail.com