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06/07/2015 20:19:00

Una figura marsalese d'altri tempi: il Re Paiollo

  di Dino Agate - Il re Paiollo usciva la notte, a mezzanotte. Di cognome vero faceva Anca, ed apparteneva ad una antica ed aristocratica famiglia. Il fratello, in quegli anni a cavallo tra i Cinquanta ed i Sessanta, faceva politica, anche se non in prima persona, ed era arrivato ad essere inserito nel consiglio di amministrazione del Banco di Sicilia, dove arrivavano le persone che, per amicizie e scambio di favori, contavano a livello regionale. Anche il re Paiollo contava e faceva politica, nemmeno lui direttamente, ma a livello locale, e faceva le campagne elettorali per gli amici. D'altra parte, con lo stile di vita e gli orari che aveva non avrebbe potuto partecipare ai convegni e alle riunioni che avevano un orario stabilito, come sono costretti a fare coloro che fanno politica attiva ed in prima persona.
Abitava in un casa al centro del Cassero, sulla sinistra venendo da Porta Mazara. Il palazzo c'é ancora, con un grande portone a piano terra tra negozi ai lati, il primo ed il secondo piano con i balconi e le persiane. Credo che sia disabitato, la figlia, unica, vive a Roma e non si fa vedere più. Il re scendeva dai suoi appartamenti verso la mezzanotte. la Flaminia blu, simile a quella allora usata dai presidenti della Repubblica, era ferma dal lato opposto al suo portone. L'autista in divisa era pronto ad accendere il motore non appena sentiva che lui stava per scendere.
Noi della gioventù notturna marsalese passeggiavamo, e conoscevamo il rito di avvio della passeggiata del re. Non entrava in macchina, ma si avviava a passo lento verso la Piazza Loggia, dove arrivava per entrare al Circolo Lilybeo, che da non molto aveva mutato l'antico nome di Circolo Nobili, in seguito al cambiamento del sistema pubblico e delle vite private conseguente al crollo della monarchia ed all'avvento della Repubblica. Ma il re Paiollo viveva ancora secondo i vecchi schemi, insensibile all'evoluzione sociale. Molto coerente alla sua tradizione, era un riferimento sicuro ai vecchi valori, che agli uomini nuovi sembravano ridicoli, ed in parte lo erano.
L'auto presidenziale lo seguiva lenta come possono andare le auto presidenziali. Lui entrava al Circolo per le solite partite a briscola o a scopa, con puntate di diecimila lire a giro. Giocavano con lui altri benestanti che andavano verso la decadenza fisica ed economica, o pimpanti industriali pieni di soldi. L'autista con la macchina l'attendeva per qualche ora posteggiato di fronte al Circolo. Appariva sonnolento e rassegnato, ma pronto ad aprire lo sportello al suo re, quando uscisse. Ed usciva, prima o poi. Stavolta entrava in macchina. Sapevamo dove andasse. Non a casa, che avrebbe potuto raggiungere a piedi, distante poco più di cento metri. No, verso l'una e mezza o le due il re andava a trovare una sua cortigiana, una signora cui non faceva mancare le visite notturne. Alla fine della nottata sarebbe rientrato a casa. Forse avrebbe dormito fino alle undici di mattina. Sarebbe pure uscito, per andare a vedere come i contadini avevano coltivato le sue terre. In tempi di campagna elettorale, andava con Flaminia ed autista per le contrade a fare propaganda elettore. Era accolto bene e con sorrisi dai borgatari, ma non penso che riuscisse a raccogliere voti. Era troppo diverso da coloro cui si rivolgeva.
Dimenticavo: perché era soprannominato re Paiollo? Per quanto riguarda il titolo regale, é facile intuirlo. Viveva come un re. Per quanto riguarda il nome, posso fare delle ipotesi. "Paiollo", nel nostro dialetto, si diceva un tempo di chi aveva una dignità ridicola, ed appariva al tempo stesso autorevole ed insignificante.

leonardoagate1@gmail.com



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