Angelino Alfano fa una vitaccia. Lavoro, lavoro, sempre lavoro. Specialmente in Sicilia, specialmente nei weekend. Il lettore potrebbe obiettare: è la sua regione, ha casa ad Agrigento, magari torna a riposarsi dalle pesanti responsabilità settimanali di ministro dell’Interno. E invece no: lavora, è fatto certo. Se non lavorasse, infatti, se non avesse inderogabili impegni istituzionali regolarmente certificati, non avrebbe potuto volare con “l’aereo blu” da Roma a Catania e da Catania a Roma tutti i weekend da fine giugno a oggi, com’è facile constatare dall’elenco che l’Ufficio voli di Palazzo Chigi pubblica (per legge) online. Testimoni fededegni sostengono che poi – espletate presto o tardi le sue delicate funzioni di capo del Viminale – Alfano passi in barca gran parte del weekend, ma secondo noi sta ancora lavorando: pattuglia le coste sicule, ad esempio quella della riserva naturale di Punta Bianca, per evitare che militanti dell’Isis, travisati da richiedenti asilo o clandestini, penetrino nel suolo patrio.
Certo Alfano non si occupa di Sicilia solo d’estate. Un sindacato di polizia, il Coisp, segnalò la sua presenza in regione con apposito comunicato già il 27 febbraio, un venerdì: “Alfano crede fermamente nella spending review e nell’inasprimento dei tagli alla Polizia. La spending review, però, non trova riscontro nelle sue trasferte istituzionali: oggi, alle 14:00 circa, è atterrato a Fontanarossa (Catania) con volo di Stato proveniente da Roma”.
A marzo, però, dall’elenco di Palazzo Chigi non risultano trasferte di Stato catanesi del nostro. Ad aprile una sola: atterraggio giovedì 2 a Catania, ripartenza alla volta di Roma lunedì 6. È il fine settimana di Pasqua e il povero ministro, oltre a dover lavorare in Sicilia, non può nemmeno riposarsi nel dì di festa che segue la Resurrezione, d’ora in poi detto “lunedì dell’Angelino”. A maggio, poi, la situazione in Sicilia deve essersi fatta più difficile. Sicuramente l’emergenza sbarchi, forse i problemi al Cara di Mineo: Alfano, infatti, arriva a Catania domenica 3 e riparte da Palermo lunedì 4; torna a Palermo venerdì 9 e riparte da Catania lunedì 11; fa una capatina da e per Palermo venerdì 22 e sabato 23 e pure il weekend successivo (ripartenza da Catania).
A giugno la situazione in Sicilia si tranquillizza fino al primo fine settimana d’estate, in cui compare un volo “Alfano” da Catania a Roma (lunedì 22 giugno). Da allora, tutti i weekend, compresi quelli di luglio, Angelino Alfano vola a Catania o Palermo il venerdì e da lì riparte il lunedì successivo (tranne domenica 12, durante la quale, tapino, è dovuto tornare a Roma). Se ad agosto la situazione si sia calmata o meno, non si sa: ad oggi su governo.it è disponibile l’elenco dei voli solo fino al 31 luglio.
Va detto che il ministro dell’Interno ha una idea vasta dell’impegno istituzionale. A giugno, per dire, la mattina di sabato 6 per la precisione, Alfano s’è recato a Stoccarda per un trilaterale coi ministri tedesco e francese su immigrazione e lotta al terrorismo. Finito quello, però, il nostro s’è fatto gli oltre 500 chilometri tra Stoccarda e Berlino (la distanza da Roma, per dire, è 800 km) col volo di Stato e la sera ha potuto così accomodarsi in una poltrona vip dell’Olympiastadion per godersi la finale di Champions League tra Barcellona e Juventus (squadra di cui è “tifoso sfegatato”, dice Matteo Renzi). Qualche maligno, per finire, notò pure che a maggio – prima delle Amministrative – gli impegni istituzionali di Alfano lo costringevano a volare, oltre che in Sicilia, proprio dove si votava (Puglia, Veneto, Toscana, Liguria, Campania). Un caso, sicuramente.
C’è chi dice che la preferenza di Sergio Mattarella per i voli di linea o il Frecciarossa sia un’ostentazione di pauperismo. Altri sostengono che il costo dei voli non sia così alto, visto che l’equipaggio lo paghiamo comunque. Obiezioni legittime, per carità: sicuramente non andremo in rovina per i weekend estivi in cui Alfano va a lavorare in Sicilia. Qui infatti, oltre a compatire il povero ministro dell’Interno, costretto ogni fine settimana d’estate ad avere qualche importante riunione in Sicilia, ci limitiamo a ricordare due cose: l’incredibile aumento (quasi il 20%) delle ore volate dagli “aerei blu” nel 2014 rispetto al 2013 e cosa dicono le regole al riguardo.
La direttiva che norma la materia in dettaglio è del 23 settembre 2011, firmata dal premier Silvio Berlusconi. L’ex Cavaliere, intanto, ha pensato di tutelarsi escludendo dall’obbligo di trasparenza le prime 5 cariche dello Stato: presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, della Consulta e, ovviamente, del Consiglio.
I ministri, però, non sono così fortunati: per ottenere il volo di Stato, dice l’articolo 2, “debbono, congiuntamente, sussistere: a) comprovate, imprevedibili e urgenti esigenze di trasferimento connesse all’efficace esercizio delle funzioni istituzionali e l’impossibilità di provvedere ai trasferimenti con volo di linea; b) l’accertata indisponibilità di altre modalità di trasporto compatibili con lo svolgimento di dette funzioni”. Insomma, solo per lavoro e solo se proprio non c’è un volo di linea o un treno. Di più: una circolare del 10 maggio 2013 (governo Letta) chiede che gli impegni istituzionali dei ministri e l’impossibilità di svolgerli senza “volo
blu” venga messa per iscritto in una “sintetica ma dettagliata relazione”.