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04/09/2015 00:00:00

Se in Sicilia spunta l’Università romena

 Guadagnata la sudatissima laurea di un’università inesistente capace di laureare ad honorem anche i defunti (piccole sviste…), l’abbondante Mirello Crisafulli ha avuto una bella pensata: e cioè metter su a Enna una sede sicula di un ateneo del Danubio romeno. Così da permettere ai suoi aspiranti elettori più giovani di scansare il numero chiuso previsto dalla legge per medicina e odontoiatria. Tiè!

Va da sé che le altre università siciliane che già offrono tre facoltà di medicina(Catania, Messina e Palermo più una dependance di quest’ultima a Caltanissetta) sono indignatissime: «Ma come, quest’anno la Regione ha detto al ministero che aveva un fabbisogno di medici pari al 50% rispetto allo scorso anno facendoci tagliare il numero di posti da mettere in palio nelle nostre Scuole di medicina, e adesso autorizza altri 120 posti ai romeni? », si è sfogato il rettore di Catania Giacomo Pignataro. E il suo collega (uscente) palermitano Roberto Lagalla, che è vicario alla Crui, la Conferenza dei rettori italiani, rincara: «A noi non risulta che sia mai stata data un’autorizzazione di questo genere. Anzi, non ci risulta manco sia stata chiesta». Stefano Paleari, che del Crui è presidente, conferma: «Finora stiamo a chiacchiere. Tocca al ministero la prima e l’ultima parola ». Traduzione: finirà tutto nel cestino.

Anche il rettore dell’università Kore di Enna, Gianni «Nino» Puglisi, occupatissimo a guidare la Libera Università di Lingue e Comunicazione Iulm di Milano, presidente della Fondazione Sicilia, della Commissione Italiana per l’Unesco, della Società Siciliana per la Storia Patria, Coordinatore Nazionale delle Università non Statali eccetera eccetera, ha trovato il tempo di far dettare al suo ateneo siculo un comunicato: «In merito alle tante richieste che pervengono ai nostri uffici si precisa che il corso di laurea in Medicina e il corso di laurea in Infermieristica, recentemente istituiti a Enna, non sono dell’Università Kore…». 

Insomma, a sentire tutti, si tratterebbe solo di una creatura del mammasantissima (politico, si capisce) di Enna Vladimiro Crisafulli, detto Mirello o ancor più asciuttamente (con sintesi inversamente proporzionale alla stazza) Lillo, già deputato, senatore, parlamentare regionale e da decenni padre- padrone del Pci e del partito via via rinominato al punto che, prima di essere incredibilmente battuto alle ultime elezioni comunali, irrideva gli avversari sui sistemi elettorali dicendo: «Io a Enna vengo eletto col proporzionale, col maggioritario e pure col sorteggio».

Come gli è venuto in mente di metter su una sede distaccata della «Universitatea Dunarea de Jos» di Galati (l’università del Danubio meridionale, quasi ai confini con la Moldavia e a un centinaio di chilometri dal Mar Nero) sui monti Erei? «Che volete, sono fantasioso», ha risposto ad Antonio Fraschilla, diRepubblica Palermo. E ha spiegato: «Attiveremo due corsi di laurea, quello in Medicina e chirurgia e quello in Professioni sanitarie». I locali? «Messi a disposizione dall’ospedale di Enna ». La lingua? «Faremo un corso intensivo di dieci settimane di romeno». I promotori? La Fondazione Proserpina, di cui lui è amministratore delegato. I finanziamenti? Le tasse universitarie, che dovrebbero essere nove o diecimila euro per medicina quattro o cinquemila per le professioni sanitarie. Alte? «Il paragone deve essere fatto con quelle straniere, considerando anche le spese necessarie per studiare all’estero. Questa facoltà nasce proprio per evitare che i ragazzi vadano fuori».

Una tesi divertente. Che già spinse qualche anno fa un certo Francesco Ranieri a fondare a Villa San Giovanni, in riva allo Stretto, la prestigiosa «Università europea degli studi F. Ranieri », con innata modestia intitolata a se stesso: «Perché mai uno dovrebbe andare alla Bocconi quando con 15 euro al giorno può ottenere una laurea a casa nostra?». Mirello la pensa più o meno allo stesso modo. Sulla «Navicella» parlamentare, del resto, ha scritto tempo fa d’aver ricevuto una laurea ad honorem dalla Constantinian University. Possibilissimo. Il bislacco «ateneo», che si vanta nientepopodimeno di discendere da una scuola fondata da Costantino nel III secolo d.C. e ha sede in un villino di Rhode Island (Rhode Island!), pubblica tra l’altro nella home page la foto di una laurea data «in Quirinale» (pofferbacco: in Quirinale!) ad Albert B. Sabin, «premio Nobel per la medicina» nel luglio 2001. Peccato che non avesse mai vinto il Nobel e fosse defunto da otto anni… Miracoli.

Il ministero la bocciò, quell’università casareccia sullo Stretto. E c’è da sperare che succederà lo stesso anche stavolta. Non tanto per una forma di disprezzo verso le università della Romania (dove anzi certi atenei stanno scalando le classifiche europee anche se la «nostra» di medicina-odontoiatria di Galati è l’ultima nel ranking nazionale…) ma perché sarebbe inaccettabile cedere a a una furbizia. Le selezioni per il numero chiuso (peraltro presente anche a Bucarest) sono ingiuste? Si cambino. O si sopprimano. Ma le furbizie, nel paese dei furbi, vanno a tutti i costi stroncate.


Gian Antonio Stella

1 settembre 2015  - Il Corriere della Sera