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11/10/2015 00:05:00

Le condizioni del Parco Archeologico di Marsala: Ci mancano le pecore...

Su questo giornale é stata data la notizia del pensionamento del direttore del Museo Baglio Anselmi e del Parco Archeologico di Lilibeo, Maria Luisa Famà. La notizia ha dato lo spunto ad un elogio a tutto tondo della funzionaria regionale. Andiamoci piano con gli elogi. E non dimentichiamo che un funzionario pubblico va giudicato per quello che ha lasciato, e gli elogi o le critiche devono essere riferiti ai risultati del suo lavoro.
Per quanto riguarda il Museo, la direttrice può essere elogiata. Difatti si tratta di un Museo ben impiantato e gestito, uno dei migliori che si possano visitare nel Meridione riguardo ai reperti ivi collocati ed alla loro gestione. Per quanto riguarda il Parco Archeologico, non si può dire lo stesso. Le volte che mi é capitato di andarci, sia entrando dal retro del Museo, sia entrando dal cancello di fronte Porta Nuova, é stata una delusione. La stessa delusione che ho visto sul viso dei turisti. Sembra un recinto di pecore, piuttosto che un Parco. Ecco, se ci si tenesse un gregge di pecore, probabilmente il Parco avrebbe un aspetto più accettabile, per l'eliminazione delle erbacce che i ruminanti mangiucchiano.
Il parco Archeologico di Lilibeo é uno dei più estesi del Meridione, ed uno dei meno scoperti e valorizzati. Per un destino atroce, il Parco, che é la maggiore risorsa turistica di Marsala, é rimasto negletto attraverso i secoli. Eppure c'é stata tra i marsalesi la coscienza che si trattasse di qualcosa di importante. Un Consiglio comunale, alla fine dell'Ottocento, ne stabilì l'inedificabilità. Non l'avesse fatto, avremmo i condomini fin su Capo Boeo. Nonostante la dichiarata inedificabilità, nell'ultimo dopoguerra sono sorti lungo l'attuale viale Isonzo i condomini a fianco dell'antica cinta muraria. La nuova Italia repubblicana ha inaugurato presto in città il risveglio economico, costruendo i palazzi degli abbienti marsalesi. In quei palazzi ci andarono ad abitare i politici, i professionisti, gli industriali ed i commercianti denarosi. Per fortuna non ebbero il coraggio di utilizzare con nuove costruzioni anche i margini esterni della cinta muraria che da Porta Nuova va al Bastione di san Giovanni. C'era la Villa Cavallotti, e non ebbero l'arroganza di eliminarla.
A parte il lavoro di riscoperta dell'insula romana a nord-ovest, fatta nel deprecato Ventennio, nessun altro lavoro archeologico consistente é stato fatto nel Parco. Certo, per fare quei lavori ci sarebbero voluti notevoli finanziamenti, che altri siti hanno ricevuto. Eppure la città ha avuto per lunghi periodi diversi parlamentari, di diversi partiti, che non hanno saputo ottenere nulla.
All'interno del Parco, oggi non sono più leggibili nemmeno i pannelli esplicativi posti lungo i tracciati percorribili. Così come adesso si presenta, sarebbe meglio che il Parco fosse chiuso al pubblico. La visione che offre é sconcertante.

Leonardo Agate