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17/11/2015 10:55:00

Scrive Antonio Galfano, sull'Ato Tp2 e la condanna per "frode informatica"

 Durante la nostra vita quotidiana si possono verificare fatti, circostanze, ed evenienze che, pur non riguardandoci direttamente, finiscono con l’agitare con una certa insistenza la nostra mente, inducendola a ricercare un filo discorsivo logico, una giustificazione plausibile, una risposta convincente e così via di questo passo. In questa, sede mi soffermerò su una di queste circostanze o meglio su una notizia di cronaca che, seppure siano trascorsi parecchi giorni dal suo apprendimento, continua a farmi una impressione indescrivibile. Vengo subito al sodo.
Giovedì 15 ottobre 2015, attraverso la lettura di un articolo di cronaca giudiziaria, a firma di Salvatore Giacalone, pubblicato sul Giornale di Sicilia, cronaca di Trapani – Mazara- pag. 27,sotto il titolo << Ato Belice, patteggiano….( Tizio e Caio )>>, ho avuto modo di prendere cognizione di una fattispecie di reato che, a prima vista , mi è apparsa “singolare”, sia con riferimento alla notevole gravità della condotta dei soggetti ritenuti penalmente responsabili sia in relazione alla particolare importanza del contesto organizzativo e gestionale in cui essa è maturata. La suddetta ipotesi di reato, infatti, è stata delineata come <> tra i soggetti indagati specificati nel suddetto articolo e che io in precedenza ho indicato, in via incidentale, con la classica denominazione esemplificativa di stile dottrinario ( Tizio e Caio) in considerazione del fatto che lo scopo del presente scritto non è quello di criticare la sentenza ( che, anzi,dinanzi alla scarsa attenzione dei “Governi locali” di carattere istituzionale, torna a tutto merito dell’autorità giudiziaria) né quello di biasimare i soggetti condannati a seguito del patteggiamento (non ne avrei il titolo) ma è piuttosto quello di esprimere, da semplice cittadino, qualche considerazione che possa servire in qualche modo a meglio inquadrare il caso di specie, magari sotto l’aspetto puramente amministrativo, soprattutto in relazione all’incomprensibile comportamento “remissivo e silenzioso” dei Comuni compresi in quell’ambito territoriale, nonostante , essi per effetto di quella alterazione documentale informatizzata , da parte di amministratori dell’Ato, abbiano subito, verosimilmente, “ un forte danno e una grande beffa”, al tempo stesso. Venendo al dunque, poiché i suddetti Tizio e Caio hanno alterato - a quanto pare artatamente - i ruoli della tassa sui rifiuti, al fine di iscrivere << in bilancio crediti inesistenti tra il 2007- 2008 e 2009, pari ad oltre 13 milioni di Euro >>, sarebbe interessante capire se il reato di frode informatica, concretizzatosi attraverso l’alterazione del “data base informatico gestionale”, abbia assorbito ogni altra ipotesi di reato, tenendo anche conto della esclusività e della obbligatorietà (tanto per i Comuni compresi nell’Ato quanto per gi utenti) del servizio di smaltimento dei rifiuti gestito dalla suddetta società. Ed invero, parlando per “paradosso”, mi viene da supporre che se le alterazioni documentali di cui sopra fossero state operate da Sempronio ( ipotesi che - riconoscendomi in Lui - escludo categoricamente) senza avvalersi di supporti informatici, per i quali è notoriamente negato, sicuramente sarebbe stato imputato di tre-quattro reati gravissimi, con le conseguenze che lascio all’immaginazione di chi ne abbia interesse ed in particolare degli “ operatori amministrativi locali”. Ad ogni buon conto, sotto l’aspetto economico/finanziario, non è peregrina la formulazione del seguente interrogativo, a mio avviso, assai inquietante: <

Marsala, Novembre 2015
Antonio Galfano
( Segretario comunale generale a r.)