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09/01/2016 09:20:00

I libri "tagliati" in vendita nelle edicole

di Dino Agate - E' uscita nelle edicole una nuova collana di libri ridotti nel contenuto. Si tratta di romanzi di successo, con due terzi del contenuto tagliato via. Un libro di cinquecento pagine diventa di duecento, all'incirca. Si vendono per tre euro.

Negli anni Cinquanta, un editore statunitense mise in commercio libri riassuntati, e ebbero successo per un paio di decenni. Ora ci si riprova con libri non riassuntati, ma tagliati in molte parti ritenute superflue per la comprensione del testo.

L'operazione editoriale fa pensare. "Guerra e pace" di Tolstoj, se non l'hanno già fatto, potrebbe diventare un volume accessibile a tutti, anche a chi ha fretta.

La società dei consumi é anche quella della velocità: si resta interdetti di fronte a un impegno culturale o di semplice attenzione che vada oltre il tempo di qualche ora. La televisione prima ed Internet poi, in misura maggiore, hanno ridotto i tempi delle nostre abitudini culturali. Mettersi in testa di leggere le circa tremila pagine della "Ricerca del tempo perduto" di Proust, é una cosa da patiti della letteratura e della cultura. Spesso, nella maggior parte dei casi, la buona intenzione del lettore si scontra, ed ha la peggio, con la frenesia di conoscere in poco tempo il mondo. E si rinuncia allora alla lettura di voluminosi classici.

Leggere, invece, un testo ridotto di quei libri può essere possibile, senza creare problemi di sottrazione di tempo all'abitudinario ritmo delle giornate. Ben venga, quindi, il taglio del superfluo dei ponderosi libri. Così diventano un'antologia di se stessi, e possono ancora trasmettere emozioni forti.

Eppure...viene ancora da pensare se l'autore dei tagli abbia davvero tolto il superfluo, o non abbia buttato via con l'acqua sporca pure il bambino. Per esempio, nei "Promessi sposi" é da tagliare la storia della Monaca di Monza, che é un racconto autonomo dentro la storia più grande di Renzo e Lucia? Ed é da considerare superflua l'ironica storiella di Don Ferrante, ferratissimo nella filosofia aristotelica, che muore di peste, dopo aver argomentato che la peste non può esistere?

E senza quelle parti tagliate, perché ritenute non essenziali alla comprensione dell'opera, il libro resta ugualmente quel capolavoro che viene considerato? Francamente, ritengo che di un classico non si può non leggerne tutte la pagine, come le scrisse l'autore. Mi rendo ugualmente conto che i classici, passati ormai duemila e cinquecento anni di letteratura, sono diventati troppi, e non è più possibile abbracciarli tutti. Onde di necessità virtù: qualcuno si leggerà integralmente, altri si potranno assaggiare nelle dizioni ridotte.