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19/03/2016 18:43:00

Capire i capricci, missione possibile

Intorno ai due anni inizia, come ogni genitore sa bene, un periodo difficile per ogni mamma e papà. E’ il periodo dei “voglio”, dei “no” e delle piccole ribellioni fatte di calci e proteste. In questo periodo i genitori temono di aver educato male il proprio bambino o che abbia un’indole violenta. Invece, è bene sapere, che si tratta di una manifestazione naturale attraverso la quale i bambini iniziano a mettere alla prova se stessi e il mondo che li circonda, acquisendo una maggiore autonomia.
I capricci sono sempre manifestazioni eccessive e fragorose, che possono durare per molto tempo. I bambini scalciano e gridano e sembrano talmente presi da non ascoltare nessuna parola. I bambini capricciosi sono statisticamente uno su cinque e possono fare la loro scenata un paio di volte al giorno, anche tutti i giorni; è normale che i genitori si sentano disorientati. Dato che il bambino sta cercando con il capriccio di mettere alla prova il genitore questo deve mostrarsi molto fermo e non lo deve accontentare. I genitori devono essere pazienti, risoluti e non cedere, un atteggiamento fermo ma comprensivo è quello più corretto. Ci si deve rivolgere con calma e severità, guardandoli negli occhi ma senza alzare la voce. Il rimprovero forse non servirà a risolvere quel capriccio, ma può servire a prevenire quelli futuri. Farli ragionare serve a poco, se hanno meno di 4 anni; il concetto di disciplina non viene recepito correttamente prima di questa età. I bambini comprendono bene il rapporto causa-effetto, quindi può essere utile dar loro delle punizioni mentre la situazione è “calda”, senza far passare delle ore, perché potrebbero non essere in grado di associare correttamente l’episodio in questione con la punizione inflitta.
Per punizione non si intende quella corporale, ogni atto violento non fa che alimentare un clima di sfiducia e di difesa da parte del bambino che, con ogni probabilità, diventerà ancora più capriccioso. La punizione deve consistere piuttosto in un provvedimento che serve al bambino a prendere coscienza dei suoi comportamenti. Se per esempio durante uno scatto d’ira rompe un giocattolo, questo non va ricomprato nuovo. Se sporca per ripicca il tavolo mentre mangia gli si da uno straccio per pulire. Se disturba gli altri perché vuole essere al centro dell’attenzione può essere allontanato e mandato in camera sua per 5/10 minuti affinché possa capire che il suo atteggiamento non va bene. Le punizioni devono essere momentanee, non devono cioè durare per più giorni altrimenti i bambini hanno la sensazione che i genitori vogliano “vendicare” i loro capricci. Inoltre è importante non mortificare il bambino, non va detto “sei cattivo”, invece è utile dire “mi dispiace quando ti comporti in questo modo” e spiegare il motivo.
Ci sono luoghi tipici in cui si può verificare un capriccio, per esempio davanti un’edicola, un supermercato, un negozio di giocattoli, in questi casi si può prevenire il capriccio promettendo loro una sorta di premio che otterranno solo se si comporteranno bene. In questo modo impareranno che se dimostrano impegno e autocontrollo saranno premiati. In caso contrario, non solo non saranno accontentati ma potrebbero ottenere l’esatto contrario di ciò che vogliono. E’ indispensabile, inoltre, gratificare i figli quando si comportano bene dicendo che si è contenti di quando si comportano bene, che si è fieri di loro, che sono stati bravi. Queste gratificazioni non devono essere materiali: il loro comportamento non deve essere finalizzato a ottenere una gratificazione pratica come un dolce o un giocattolo. I bambini più che dolci e giochi hanno bisogno di sentirsi accettati, amati e considerati. Rinforzando in loro queste idee positive diventeranno più collaborativi e, quindi, meno capricciosi.

 

Dott. Angelo Tummarello
Pediatra di famiglia
Consigliere provinciale della Federazone Italiana Medici Pediatri
Ricercatore e divulgatore scientifico
Marsala
Cell.360409851
Email: dott.a_tummarello@libero.it



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