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14/04/2016 15:00:00

Ma é opportuno intitolare una piazza alla Resistenza?

Leggo sulla stampa locale che la lapide dei partigiani, posta su un muro dello slargo sopra i resti archeologici di via Giuseppe Garraffa é stata imbrattata da mano ignota, e il presidente dell'ANPI, sezione di Marsala, nel condannare il gesto ha auspicato che il luogo della lapide possa essere intitolato Piazza della Resistenza.

Non c'é alcun dubbio che il gesto vandalico debba essere condannato, ma qualche dubbio nutriamo sul fatto di intestare una nuova piazza alla Resistenza. In città esistono già numerose vie e piazze intestate ai partigiani caduti. La città ha onorato i caduti per la Resistenza, com'é giusto, ma esagerare non conviene. Si cadrebbe nella retorica, che é sempre dannosa.

Retorico fu il fascismo con l'ostentata mitizzazione dei suoi intendimenti e dei suoi simboli. E retorica é stata per lungo tempo la mitizzazione della Resistenza. Nell'Italia uscita dal ventennio di dittatura e dalla guerra persa é stato naturale porre l'accento sul cambiamento avvenuto, ma non si doveva proseguire senza limiti. Purtroppo la nuova mitizzazione é divenuta una costante della politica e della storiografia.

Che i partigiani hanno combattuto dalla parte giusta contro i repubblicani di Salò, in una guerra civile che ha visto compiere orrori dall'una e dall'altra parte, é un conto. Ma un altro conto bisogna fare, se si vuole essere obbiettivi. I partigiani rossi, che furono gran parte, si batterono perché nel paese si estendesse il dominio del socialismo di ispirazione staliniana. Non riuscirono nel loro intento perché l'Italia, negli accordi di Jalta del 45, tra Stalin, Roosevelt e Churchill, fu assegnata all'aria di influenza degli Stati Uniti e dell'Inghilterra. La violazione di quell'accordo avrebbe comportato una nuova guerra. Stalin lo sapeva, e per questo diede ordini al suo referente Togliatti di abbandonare l'idea che nel nostro paese si potesse arrivare con la violenza al potere. La politica del Pci fu un continuo tentativo di arrivare alla stanza dei bottoni per via democratica.

La Repubblica, nata dal collasso della guerra, con il contributo dei partigiani, non é che sia stata poi tutta rosa e fiori. Ancora oggi viviamo nel senso in una democrazia incompiuta, minata alla base dalla mancanza di coesione su valori tradizionali e condivisi.
La Storia diventa maestra di vita se viene raccontata onestamente, senza falsificazioni. Il sacrificio dei partigiani é stato importante e notevole, soprattutto moralmente. Ma é stato presto tradito dai partigiani d'accatto, quelli che sono saliti sul carro del vincitore. E alla retorica del fascismo si sostituì presto quella dell'antifascismo. Inimitabile é la definizione di Leo Longanesi: " In Italia ci sono due categorie di fascisti: i fascisti veri e propri e gli antifascisti".

Dino Agate