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27/12/2016 06:45:00

Ciro Caravà, un altro processo per l’ex sindaco “della legalità”. Tutti i suoi guai

E’ uno dei personaggi politici più chiacchierati degli ultimi anni nel Belice. E’ Ciro Caravà, ex sindaco di Campobello di Mazara, con un curriculum pieno zeppo di processi e vicende giudiziarie. Dalla concusione, all’abuso d’ufficio, all’accusa di concorso in associazione mafiosa, Caravà ha alternato condanne e assoluzioni, è perennemente sotto processo. L’ultimo è cominciato nei giorni scorsi, e riguarda la formazione della sua giunta, a Campobello.
Una crociera per il posto in giunta. Corruzione è il reato contestato a Caravà e all’ex assessore Vincenzo Giardina. Secondo l’accusa, infatti, nel luglio 2011, l’allora sindaco, dopo la sua rielezione, nel corso delle consultazioni per formare la nuova giunta municipale, avrebbe accettato l’offerta di Giardina di denaro, per una crociera da fare con la sua famiglia, in cambio di un assessorato. Quesa è solo l’ultima vicenda che coinvolge l’ex sindaco di Campobello coinvolto, poco dopo la sua rielezione nell’operazione antimafia Campus Belli.
“Sono il sindaco della legalità, sono il sindaco dell'antimafia”. Lo ripeteva sempre. Lo diceva quando era primo cittadino di Campobello, ad ogni intervista, ad ogni comizio. L'ha detto quando è stato arrestato, nel dicembre 2011. E’ rimasto in carcere fino alla sua assoluzione, in primo grado. Ciro Caravà, in secondo grado è stato poi condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. In Cassazione poi è stato tutto di nuovo ribaltato e per Caravà è arrivata l’assoluzione definitiva.
La storia di Caravà è quella controversa di un sindaco che per molti utilizzava l’antimafia come paravento ma che, in segreto, secondo i giudici della Corte d'appello di Palermo, dialogava con le famiglie della zona, aprendogli le porte del Comune. Comune che poi è stato sciolto per mafia.
Di Caravà, in questi anni, si è scritto e detto tanto. I primi sospetti sull'ex sindaco, rinnegato dal Pd al momento dell’arresto, cominciano già nel 1992, quando era consigliere comunale di Campobello di Mazara. Nello stesso periodo il Comune di Campobello viene sciolto per mafia poiché, come si legge nel decreto di scioglimento, sono presenti “infiltrazioni della criminalità organizzata che condizionano la libera determinazione degli amministratori e compromettono l'imparzialità degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione e il funzionamento dei servizi”. Su Caravà, si legge nel decreto, si dice che sia in buoni rapporti con gli esponenti mafiosi locali Nunzio Spezia ed Antonino Messina. Lui si indigna, controbatte e così continua la propria vita politica. Dritto dritto fino agli anni 2000. Nel mezzo ci sono però precedenti più o meno pesanti, come quello sull'emissione degli assegni a vuoto o il furto di energia elettrica.
Nel 2006 Caravà si presenta e vince le elezioni comunali, diventando primo cittadino di Campobello. Da allora, il neo eletto si intesta il titolo di “sindaco della legalità”, partecipa a parate antimafia, promette di sconfiggere il fenomeno nel suo territorio.
Nonostante le varie grane giudiziarie che coinvolgono il Comune di Campobello, il Consiglio Comunale e Caravà stesso (compresa una denuncia per voto di scambio), la sua egemonia territoriale si manifesta nuovamente nel 2011 quando, in corrispondenza delle elezioni comunali, Caravà stravince e viene rieletto sindaco anche grazie ad una campagna elettorale molto stravagante. Tra i punti cardine del suo programma vi sono, infatti, la promessa di sanare oltre 800 case costruite abusivamente nel litorale di Tre Fontane e l’intenzione di costruire un Casinò, visto dallo stesso sindaco come potenziale punto attrattivo per il turismo locale. Ma tutti i grandi imperi conservano al proprio interno le cause del loro futuro fracasso e così passa poco tra la sua rielezione quasi plebiscitaria e la fine di un’era per Campobello.
E’ il 16 dicembre 2011 quando i carabinieri del ROS arrestano l’allora primo cittadino nell’ambito di un’operazione antimafia in cui, oltre a Caravà, vengono arrestate altre 10 persone. L’operazione, denominata “Campus Belli”, ha l’obiettivo di far terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro, smantellando il giro di fiancheggiatori del boss latitante dal 1993. Gli si contesta di essere vicino alle famiglie mafiose della zona, di supportarli, addirittura di pagare i biglietti aerei ai familiari dei mafiosi per andare a trovarli nei penitenziari del Nord Italia. L’impianto accusatorio non regge in primo grado. Il Tribunale di Marsala lo assolve. In Appello, la Corte di Palermo lo condanna a 9 anni e la Cassazione infine lo assolve..
E così, dopo più di due anni trascorsi in cella, Caravà torna libero nel febbraio del 2014. Lui, però, il “sindaco dell'antimafia” si rende protagonista di altre vicende giudiziarie. Viene condannato dalla Corte dei Conti a restituire 287 mila euro per i danni causati per aver conferito, in qualità di Sindaco, incarichi di consulenza non motivati (di cui alcuni palesemente assurdi). I giudici contabili si ripetono condannandolo a risarcire altri 112 mila euro di danno erariale, sempre per le spese allegre fatte con i soldi del Comune. A questo, si aggiungono altre vicende giudiziarie.
Caravà finisce sotto processo per “mancata adozione di misure di sicurezza in ambienti di lavoro”. E cioè in scuole comunali e altri edifici pubblici. Si contestano, in particolare, violazioni in fatto di normativa antincendio. I fatti oggetto del processo sono del 2012, anno in cui fu rimosso da sindaco dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione antimafia “Campus belli”. Viene condannato a 4 anni e mezzo per concussione nel febbraio 2015, e viene assolto dall’accusa di abuso d’ufficio nel febbraio di quest’anno.
Le vicende di Caravà sono sempre molto vivaci. Adesso emerge questa strana vicenda della crociera per un assessorato.