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29/05/2017 11:00:00

L’occupazione renziana della Rai continuerà senza Campo Dall’Orto

 di Leonardo Agate  - Il dg della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, ha rimesso il suo mandato, ma resterebbe ancora un paio di settimane per concludere la programmazione delle prossime trasmissioni, in modo da lasciare la via più sgombra al suo successore. Che ancora non è dato sapere chi sarà. È possibile che si dimetta tutto il cda. Ma allora ci sarà bisogno di più tempo per il rinnovo, e potrebbe darsi la nomina di un commissario straordinario da parte del Governo.

Campo Dall’Orto era stato nominato perché renziano, oltre che dirigente capace nel campo televisivo. Il Governo gli avevano dato notevoli poteri, lui ha avuto la dabbenaggine di crederci. Non è che da quando lui è stato nominato la Rai fosse diventata indipendente, ma ha tentato, e in parte ci è riuscito, di migliorarne i conti. La sua malasorte è relativa a tre fatti:

  • Non ha messo definitivamente da parte Bianca Berlinguer, che pur essendo di sinistra non è schierata con Renzi;

  • Non ha supportato adeguatamente la campagna referendaria a favore del “sì”;

  • Ha mandato in onda puntate di Report, sgradite ai renziani.

  • L’informazione della Rai dovrebbe rispettare i canoni del giornalismo indipendente, perché è una televisione di Stato, lo Stato è costituito da tutti i cittadini, le opinioni politiche dei cittadini sono diverse. Non si può sopportare che un servizio pubblico diventi un servizio a un solo partito. A parte il fatto che l’obbligo di pagare il canone televisivo diventerebbe un finanziamento alla campagna elettorale di un solo partito.

    L’indipendenza della Rai dalla politica è sempre stata una aspirazione dichiarata e mai attuata. Bruno Vespa, che pure non è un polemista, quando era direttore di Rai1, durante Tangentopoli, dichiarò che il suo editore di riferimento era la Dc. Fu selvaggiamente criticato dai colleghi della televisione, compreso Sandro Curzi, che era naturalmente espressione della parte politica opposta, ma non lo dichiarò. Per decenni il Tg1 fu democristiano, il Tg2 socialista, Il Tg3 comunista. Erano tempi più chiari. Accendendo la Tv di Stato, l’utente poteva scegliere a seconda dei suoi gusti. Caduti, in seguito a Tangentopoli, i partiti tradizionali, la Rai restò feudo dei potenti di turno, con una certa confusione di indirizzi, data la frammentazione del tessuto politico.

    Con il Governo di Matteo Renzi, e la nomina a direttore generale di Campo Dall’Orto e a Presidente di Monica Maggioni, l’occupazione della Rai è diventata sempre più renziana con la progressiva esclusione degli avversari politici. I telegiornali delle varie testate sono diventati sempre più governativi.

    Se qualcuno avesse voluto informarsi, da qualche mese a questa parte, dell’affare Consip, che fa girare miliardi e si trova implicato in episodi di corruttela e altri reati, con familiari e amici di Matteo Renzi iscritti a vario titolo nel registro degli indagati, avrebbe dovuto guardare i telegiornali di La7, perché quelli della Rai davano notizie con il contagocce, quando le davano. L’atteggiamento filogovernativo di tutta la Rai perdura, e perdurerà fino a quando il segretario del Pd non prenderà una batosta elettorale, che lo declassificherà dal piano dei potenti a quello degli impotenti. Avverrà? Non avverrà? Lo vedremo alle prossime politiche, in autunno o al massimo nella primavera dell’anno venturo.