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23/06/2017 06:00:00

Castelvetrano, il caso della Mitho Costruzioni. Quelle case costruite sull'argilla...

Può succedere che alcune case finiscano all’asta, perché chi le ha comprate non è riuscito a pagare il mutuo. E a Castelvetrano abbiamo avuto esempi abbastanza eclatanti di cui si è occupata anche la cronaca nazionale nazionale.

Ma ciò che sta accadendo adesso è un caso davvero singolare, che forse va al di là della comune immaginazione.

Si tratta di 41 persone che, dopo aver pagato larghi anticipi ed in alcuni casi (forse 7) l’intera somma, hanno visto la propria casa andare all’asta.

Sono gli appartamenti realizzati dalla Mitho Costruzioni Srl, rappresentata dall’architetto Antonino Rizzuto, costruite a Castelvetrano in via Pastrengo e in via Ancona. E a Marinella di Selinunte, in via Ermocrate, proprio dietro la piazza del porto.

Tutti aspettavano ormai da anni di fare gli atti di compravendita. L’impresa aveva però cominciato ad avere problemi con le banche, con Riscossione Sicilia e con la Guardia di Finanza, che avrebbero rallentato l’agognato momento. E allora, oltre alle consuete caparre, venivano chiesti sempre più anticipi, in modo da risolvere le criticità e fare i rogiti. Rogiti che invece non arrivavano mai. Nel 2013, al loro posto, arrivò il fallimento e gli appartamenti, già abitati da anni, finirono all’asta.

 

Il nodo principale però sta nel fatto che i pagamenti già effettuati dagli aspiranti proprietari non risultano da nessuna parte. Nella maggioranza dei casi erano stati fatti in contanti, mentre gli assegni e i bonifici (questi ultimi quasi inesistenti) finivano nel conto personale dell’architetto Rizzuto. I preliminari di vendita, invece, non erano mai stati registrati.

Ormai, le aste degli appartamenti in città si sono quasi tutte concluse, mentre quelle delle case al mare dovrebbero cominciare dopo l’estate. Chiaramente i “futuri proprietari” non hanno intenzione di lasciare ad altri le case che hanno già pagato profumatamente. Sono quindi rimasti ad occuparle. Ma per farlo, hanno dovuto pagare l’affitto al curatore fallimentare: circa 300 euro al mese.

L’architetto Rizzuto è stato denunciato per truffa da una decina di persone che a Selinunte non hanno certo accettato di dover ricomprare all’asta le case che avevano praticamente pagato per intero. Uno dei processi si è già celebrato ed è finito con una assoluzione. Degli altri, al momento, non c’è nemmeno un rinvio a giudizio.

 

Abbiamo chiesto qualche informazione in più all’avvocato Giovanni Miceli, difensore delle persone che al momento abitano gli appartamenti a Marinella di Selinunte

Tutto nasce dal rapporto amichevole/parentale che si era instaurato tra l’architetto e i futuri proprietari. Lui era un costruttore stimato, di quelli che onoravano gli impegni presi. Forse, volendo fare troppi lavori in contemporanea, la situazione gli è sfuggita di mano. Prova ne è che, in tutto questo, ha danneggiato anche il cognato ed il suocero.

E i compromessi di vendita?

Sono stati fatti all’acqua di rose nel 2007 e non hanno alcuna validità. Ecco perché quasi tutti hanno avuto rigettata l’istanza di ammissione al passivo. Ma anche se l’avessero accolta per tutti, la situazione non sarebbe cambiata granché, perché il primo debito da saldare è comunque quello con le banche. Oggi una cosa del genere non sarebbe potuta succedere, perché con le nuove leggi, il costruttore che vende ad un privato deve fare la polizza fideiussoria. In questo modo la banca, in caso di fallimento del costruttore, può rimborsare il compratore.

L’architetto, negli ultimi tempi, aveva creato anche un fondo patrimoniale per mettere al sicuro i suoi beni. Siamo riusciti a bloccarlo e renderlo inefficace nei confronti della banca.

 

Abbiamo incontrato anche l'avvocato Lorenzo  Rizzuto, nipote dell’architetto, che si è occupato della vicenda nell’ultimo periodo, al quale abbiamo chiesto il perché del fallimento della Mitho Costruzioni e dove siano finti i soldi.

Guardi, anche mio padre è tra coloro che sono stati danneggiati dalla Mitho Costruzioni. Ammetto che la responsabilità di tutto questo sia da ascrivere quasi per intero all’impresa. Ma da parte degli acquirenti c’è stata leggerezza nei riscontri documentali delle somme che venivano pagate. Una leggerezza sicuramente nata dal rapporto di amicizia e di parentela. Posso dirle però che si tratta di un fallimento anomalo. I soldi sono serviti per pagare i fornitori, dei quali quasi nessuno è ancora in credito, mentre gli operai si sono rivalsi nei confronti dell’Inps. Tutto nasce da un debito di 58 mila euro nei confronti di Riscossione Sicilia, appesantito poi da una sanzione della Guardia di Finanza di circa 400 mila euro, anche se l’impresa aveva un credito Iva di circa 300 mila euro che però non è stato possibile compensare. Complessivamente però, tra Castelvetrano e Selinunte, l’impresa doveva ancora ricevere circa 3 milioni di euro da 29 appartamenti.

Ma perché i soldi finivano nel conto dell’architetto e non in quello della Mitho Costruzioni?

Per la Mitho Costruzioni, la banca forniva soltanto due libretti di assegni, che erano insufficienti a pagare i fornitori che erano tantissimi. Gli assegni fatti al conto personale erano trasferibili. Lui stesso li girava sul conto dell’impresa, oppure con quelli pagava direttamente i fornitori.

 

Insomma, quello che si intuisce è che, nella solita prassi dei pagamenti a 60 o a 90 giorni, si sia integrata l’altra abitudine del pagamento delle forniture con assegni postdatati, oltre naturalmente alla strana ma diffusa “usanza” di abitare le case, anni prima del rogito. Un equilibrio precario, soprattutto nel contesto di più costruzioni in cui più di qualcosa è andato storto.

 

Ma l’architetto Rizzuto non era certo l’ultimo arrivato. E siccome era negli ambienti politici dell’Udc, nel 2009 divenne assessore della giunta Pompeo.

La delega? “Progettazione e realizzazione opere pubbliche, infrastrutture, applicazione P.U.T e servizi tecnici”. Insomma, il suo campo.

Nel 2011 invece, la Mitho Costruzioni Srl ebbe diritto a più di 50 mila euro da parte dell’assessorato della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, grazie ad una legge della Regione Siciliana. Per poi, come dicevamo prima, fallire nel 2013.

E siccome c’era un debito di quasi 217 mila euro per concessioni edilizie dal 1997 al 2006, gravate da sanzioni amministrative ed interessi legali, nel 2014 il comune di Castelvetrano decise di predisporre gli atti necessari alla immissione al passivo.

Lo stesso tipo di atto che predisposero i “proprietari”, ma che quasi tutti si videro rigettato, proprio perché mancava corretta tracciabilità di quanto avevano versato.

 

A Marinella di Selinunte, la costruzione era cominciata male quando, agli inizi del 2000, iniziarono gli scavi, proprio davanti un altro palazzo realizzato sempre dalla Mitho Costruzioni. Proprio mentre gli operai lavoravano, il palazzo cominciò a tremare e i vetri delle finestre andarono in frantumi con grosse crepe che avanzavano a vista d’occhio.

Secondo la Mitho ci fu un errore della ditta che stava eseguendo i lavori: avrebbero regolato male il tiraggio di alcuni trefoli d’acciaio che collegavano le fondamenta della nuova costruzione al palazzo già esistente, che si spostò di una decina di centimetri. Dopo averli tagliati, l’intero edificio tornò nella sua posizione iniziale in meno di due mesi.

Di diverso avviso i futuri proprietari (uno di loro si era occupato delle operazioni di scavo), che invece sono convinti che se si fosse continuato con gli scavi, il palazzo sarebbe potuto crollare, scivolando in avanti. E che, dato il terreno argilloso, al momento, l’intero complesso di appartamenti farebbe da cuneo al palazzo stesso.

Secondo gli occupanti, la pressione di questo palazzo sarebbe alla base delle continue formazioni di profonde crepe nei loro appartamenti, che nel tempo avrebbero lesionato anche muri portanti e piatti doccia, continuando a formarsi, nonostante i periodici interventi tampone.

 

Difficile dire chi abbia ragione, ma senza trefoli e palificazioni non si sarebbe potuto edificare nemmeno un garage.

 

Una cosa è certa: in quella zona il terreno è d’argilla.

Scivoloso.

Come tutta questa storia.

 

Egidio Morici