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04/07/2017 07:18:00

Droga, chiesti otto anni per Girgenti, il presunto omicida del maresciallo Mirarchi

Otto anni di carcere e 80 mila euro di multa, per concorso in coltivazione di sostanza stupefacente (marijuana), sono stati invocati dal pm Anna Sessa per Nicolò Girgenti, 46 anni, bracciante e vivaista marsalese, già rinviato a giudizio per concorso nell’omicidio del maresciallo Silvio Mirarchi (il processo, davanti la Corte d’assise di Trapani inizierà il 14 luglio).

La sera del 31 maggio 2016, il sottufficiale fu ferito a morte con un colpo di pistola, in contrada Ventrischi, nell’entroterra di Marsala, proprio davanti a una sera all’interno della quale furono scoperte, subito dopo, circa 6 mila piante di canapa afgana.

Girgenti, che gestiva quella serra fino a pochi mesi prima, è accusato di essere stato, comunque, ancora “in affari” con l’uomo cui cedette la gestione dell’impianto serricolo, Francesco D’Arrigo, di 55 anni, di Partinico, che fu arrestato subito dopo l’omicidio del sottufficiale, con Fabrizio Messina Denaro, 50 anni, pregiudicato per fatti di droga, di Castelvetrano (ma nessuna parentela con l’omonima famiglia mafiosa), e con Francesco Lojacono, genero di D’Arrigo. Adesso, nel processo con rito abbreviato davanti al gup Riccardo Alcamo, il pm Anna Sessa, oltre che per Girgenti, ha chiesto 8 anni di carcere e 80 mila euro di multa anche per D’Arrigo e Messina Denaro, mentre per Lojacono ha invocato 6 anni e 60 mila euro di multa. La sentenza dovrebbe essere emessa il 19 luglio. Nella prima udienza preliminare, Girgenti aveva reso dichiarazioni spontanee, affermando di aver ceduto la sua parte di azienda e di non essere più entrato in quella serra, né di aver più avuto relazioni con gli ex soci. Le indagini, spiegarono in febbraio i carabinieri, hanno “permesso di acclarare che Girgenti e Messina Denaro avevano programmato e realizzato, unitamente ad altri soggetti, la piantagione di marjuana antistante il luogo ove fu ferito mortalmente il Maresciallo dei Carabinieri”. Per gli investigatori, il promotore dell’investimento illegale sarebbe stato Fabrizio Messina Denaro, che “conoscendo personalmente e da anni il Girgenti, dal quale acquistava le piante che poi rivendeva nel chiosco antistante il cimitero di Castelvetrano, propose al vivaista marsalese di cedere l’utilizzo delle serre a D’Arrigo Francesco, che ne avrebbe curato in prima persona la coltivazione”. D’Arrigo fu subito individuato e arrestato dai carabinieri la notte dell’omicidio. “Al Girgenti – continuano gli investigatori - fu promesso un lauto compenso (un piccolo acconto e il grosso a termine raccolto), ma gli fu versata solo una minima parte; tale circostanza, evidentemente, lo aveva portato a sospettare che avrebbe avuto difficoltà ad incassare anche il restante denaro promesso. Presumibilmente per tale motivo, ossia per recuperare la somma che gli era stata promessa, la notte dell’omicidio, agendo da socio infedele, stava asportando le piante di canapa. Per difendere il suo investimento, inoltre, il Girgenti non aveva esitato a sparare nei confronti dei Carabinieri e ad uccidere il Maresciallo Mirarchi”. Nel corso delle indagini è emerso anche che il “gruppo criminale che gestiva la piantagione insieme al Girgenti aveva avanzato ai familiari di quest’ultimo una vera e propria richiesta di risarcimento per il danno che aveva procurato il suo comportamento”.