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25/04/2018 06:00:00

Nel nome di Mauro Rostagno la Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi dalla mafia

Si terrà il prossimo 3 maggio a Venezia l’XI edizione della Giornata della Memoria dei Giornalisti uccisi da mafie e terrorismo.

A Venezia sarà ricordato anche il giornalista e sociologo Mauro Rostagno, ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988 alle porte di Trapani. Lo ricorda la sorella Carla: “Il percorso umano e intellettuale di Mauro è stato variegato, con scelte di vita apparentemente molto diverse tra loro, in realtà tutte saldamente unite da un unico filo conduttore, un identico denominatore comune: l’attenzione e la difesa delle classi più deboli, la lotta contro le ingiustizie e le sopraffazioni. Questi percorsi, o come li chiamava lui ‘riti di passaggio’, altro non sono stati che la ricerca incessante di tradurre un sogno in realtà. ‘Il mio sogno, diceva mauro, è quello di far vivere a tutti una vita che somigli alla vita’. L’ultimo Mauro, quello che approda a Trapani all’inizio degli anni ‘80, è il più maturo, il più bello, il più musicale, la somma di tutte le esperienze precedenti”.

“Mauro – continua Carla Rostagno – era un uomo colto, intelligente, ironico e sensibile ma soprattutto era un uomo libero che non si poteva nè imbrigliare, nè corrompere. ‘Non sono in vendita’ usava ripetere. Rtc-Radiotelecine, l’emittente televisiva privata trapanese in cui Mauro lavorò fino al giorno in cui fu ucciso, divenne ben presto con lui, con i suoi telegiornali e servizi redazionali, una vetrina di denuncia contro il malaffare dilagante. La tv segnalava le amministrazioni inefficaci, la classe politica inetta e collusa e non ultima la potente mafia trapanese che controllava il territorio e non solo, diventando ben presto, per costoro, un incubo mentre per i trapanesi che lo seguivano con interesse sempre più crescente rappresentava la speranza del cambiamento e della liberazione dai tanti giochi che li opprimevano”. “La sua voce libera, senza condizionamenti - sottolinea Carla Rostagno – darà vita ad una vera e propria ‘Primavera trapanese’. Il linguaggio usato da Mauro in televisione, era un linguaggio semplice, efficace e quindi comprensibile. Era un parlare schietto, senza perifrasi e senza peli sulla lingua. Il ‘politichese’ era quanto di più opposto al suo modo di comunicare. Era un giornalista con la schiena dritta, senza bavaglio e senza guinzaglio. Era un intellettuale senza arroganza perchè il suo scopo non era l’esibizione della sua cultura ma piuttosto aiutare i trapanesi ad interpretare i fatti che accadevano sul territorio, scuotere le coscienze e prendere atto della realtà in cui erano costretti a vivere per far passare, infine, l’idea che non si vive decentemente quando ci si lascia paralizzare dalla paura e che non si può essere felici sotto un giogo ‘perchè con la testa piegata non si vede il cielo’. Dalla sua aveva la capacità di essere un oratore affascinante e coinvolgente con il dono di essere convincente e le qualità per essere credibile”. Mauro ha scelto di fare informazione con un mezzo potente, la televisione, e ha svolto questo ruolo a Trapani, zona di frontiera, da solo ed in prima linea. A tu per tu con il nemico e senza alcuna protezione. Mauro non ha inseguito un sogno ma l’ha abitato e lo ha vissuto e anche se la sua vita è stata breve, l’ha saputa vivere in modo intenso e appassionato da uomo libero senza maschere e senza padroni. Orwell disse: ‘Nella Società dell’Inganno dire la verità è rivoluzionario’. Questa è la sintesi perfetta della vita di Mauro ed è anche la ragione del suo assassinio”.

“Da ben 11 anni – conclude Carla Rostagno – l’Unci promuove la Giornata della Memoria in ricordo dei giornalisti uccisi dalle mafie. Lo scorso anno questo evento si è svolto a Torino dove sono stati ricordati anche il vice-direttore della Stampa, Carlo Casalegno, ucciso dalle Br e Mauro. Ricordo la Giornata di Torino come una Giornata densa di emozioni, di grande e sentita partecipazione. E ricordo gli interventi toccanti. L’esercizio della memoria non è soltanto necessario ma è un atto dovuto a questi uomini che hanno sacrificato la loro vita per mantenere fede ai loro principi e che meritano di non essere dimenticati. Chiudo questo mio breve intervento con una frase di Mauro che io amo molto perchè mostra efficacemente il senso che lui dava alla vita: ‘Non ci è dato sapere quanto tempo abbiamo da vivere. Su questo non possiamo intervenire, ma su una cosa sì ed è la qualità della vita che scegliamo di vivere’ “.



Giornalismo | 2024-05-31 09:00:00
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