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27/07/2018 06:00:00

La continuità territoriale? E' ciò che non serve a Trapani, ecco perchè

 Gentile direttore,
gentile redazione,

ho recentemente osservato che da più parti politiche si sono levate voci trionfalistiche, ed ho notato toni compiaciuti nella conversazione pubblica e privata della locale società civile, perché il governo nazionale avrebbe promesso 31 o 32 milioni di Euro per finanziare la continuità territoriale dagli aeroporti di Birgi e Comiso. A quanto pare il governo regionale aggiungerà altri 9 milioni di Euro, per cui si arriverà ad un totale di 40 milioni di Euro per questa misura. 40 milioni di Euro, soldi dei contribuenti.

Queste voci trionfalistiche, e questi toni compiaciuti, mi hanno sinceramente addolorato.

La continuità territoriale é una misura necessaria per comunità come quelle di Pantelleria e Lampedusa, ma anche in quel caso, va vista come un male necessario ed inevitabile, ed andrebbe usata solo come ultima ratio, soltanto dopo aver implementato altre misure. Ad esempio, grida vendetta al cielo chiedere al contempo imposte di imbarco aeroportuali (addizionale comunale e IVA sulla stessa) da aeroporti come Lampedusa e Pantelleria.
Se la continuità territoriale é una misura purtroppo inevitabile per gli aeroporti delle comunità di Pantelleria e Lampedusa, é invece sinceramente incomprensibile e fondamentalmente inaccettabile estenderla ad aeroporti come Birgi e Comiso.
Sono ormai 20 anni che difendo a spada tratta pubblicamente il valore di Birgi, e successivamente quello di Comiso, come potenziali volani di sviluppo delle comunità limitrofe. Ma ai tanti che nel corso di questi due decenni mi hanno risposto che questi due aeroporti fossero inutili e dannosi, a malincuore non posso che dare ragione, di fronte a 40 milioni di Euro bruciati in una operazione completamente inutile come quella della continuità territoriale. In verità, piuttosto che vedere spendere 40 milioni di Euro per ottenere 2 voli in croce per Roma e Milano in continuità territoriale, preferirei vedere Birgi e Comiso chiusi, demoliti, e con le loro rovine cosparse di sale.

Il dolore che provo deriva non tanto dal comportamento dei politici, dai nostri politici mi sono abituato ad aspettarmi di tutto, ma dai toni compiaciuti e soddisfatti della società civile, espressi da parte di tanti comuni cittadini. Sono la testimonianza che noi Siciliani siamo poveri, e rimarremo poveri, perché ci meritiamo di essere poveri e sottosviluppati.

Negli ultimi decenni la continuità territoriale, sia in Sardegna, che in Sicilia, come anche in Corsica, ha dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio di non essere un buon investimento dei soldi del contribuente. A Birgi la continuità territoriale c'era, dal 2002 al 2006, 25 milioni di Euro annui per 5 voli in croce, tra cui quelli sacrosanti per Pantelleria e Lampedusa, ma anche le due staffette per Milano via Roma e per Venezia via Bari, ed una incredibile rotta per Catania.

Il ritorno dell'investimento per le nostre comunità, in termini di sviluppo economico, sociale e turistico, é stato minimo. L'unica giustificazione storica possibile per quella spesa é che permise di tenere aperto l'aeroporto, mentre si cercò e si trovò un diverso modello di sviluppo, questo sì vincente, lo sconto delle imposte aeroportuali a Ryanair tramite gli investimenti di co-marketing, al costo di una frazione delle misure di continuità territoriale, sconto che portò ad avere 3 o 4 aerei basati d'estate, quasi 40 rotte aperte, quasi metà delle quali internazionali, rotte che dalla mattina alla sera trasformarono Birgi in un potente volano per lo sviluppo economico delle nostre comunità.

Quel modello funzionava, ma andava migliorato e corretto, perché era iniquo e fragile. Iniquo perché privilegiava il vettore a cui veniva concesso lo sconto, distorcendo il mercato a sfavore dei concorrenti non beneficiati. Fragile perché esposto alle fisime della nostra classe politica, che infatti nel 2013, dimostrando una assoluta incomprensione delle ragioni dell'immediatamente precedente sviluppo del traffico a Birgi, da un giorno all'altro gli tolse il necessario sostegno finanziario, precipitando una crisi da cui ancora oggi non si vede l'uscita.

In Sardegna hanno invece continuato imperterriti ad adottare il fallimentare strumento della continuità territoriale. Leggo che l'ultimo bando avrebbe concesso 51 milioni di Euro annui per 2 rotte ciascuno dai 3 aeroporti sardi. 51 milioni di Euro annui per 6 rotte, verso 2 città italiane. Addirittura gran parte della cifra viene spesa per collegare Cagliari con Roma e Milano. Tutto questo mentre lo stato mantiene le imposte di imbarco a €7,15 a passeggero. Cascano le braccia.

Per sviluppare il turismo quello che serve, alle comunità periferiche del nostro paese, sia in Sardegna che in Sicilia che altrove, e l'esperienza di Birgi tra il 2006 ed il 2013 lo ha confermato ogni oltre ragionevole dubbio, é incentivare i collegamenti aerei con le comunità più ricche del continente, con le principali aree metropolitane dell'Europa del nord.  Voli diretti per Parigi, Amburgo, Düsseldorf, Colonia, Monaco, Francoforte, Oslo, Stoccolma, Londra, Amsterdam, Bruxelles. Questo tipo di voli, ed il flusso di capitali in entrata che garantiscono, non si ottengono con le due o tre rotte nazionali in croce che si pagano con le decine di milioni di Euro della continuità territoriale, ma si possono incentivare togliendo ai piccoli aeroporti le imposte aeroportuali che attualmente li mandano completamente fuori mercato.

Se fossi al posto del ministro dei trasporti, il Sig. Toninelli, avrei già invitato l'amministratore delegato di Ryanair, Michael O'Leary, al ministero, l'avrei chiuso in una stanza, e gli avrei offerto di togliere tutte le imposte aeroportuali da e per tutti i piccoli aeroporti italiani. Non ci credo che sarei uscito da quella stanza con meno di 200 nuove rotte, possibilmente 300 o 400, in un'operazione a costo zero per il contribuente italiano, e che avrebbe generato decine e decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, soprattutto nelle parti meno sviluppate del paese, tra cui le nostre comunità. Ovviamente, avrei trattato tutti i vettori, tutto il mercato alla stessa maniera, eliminando gran parte delle palesi distorsioni in atto da lustri nel mercato del trasporto aereo italiano.

Ed invece, pare che ci ritroveremo presto indietro di 16 anni, con 40 milioni pronti per essere bruciati, tra le acclamazioni di elettori ed eletti, sull'altare della continuità territoriale.

Non c'è davvero speranza per questa povera martoriata terra?

Cordiali saluti,
Alessandro Riolo