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09/09/2018 06:00:00

Marsala, operai del comune sistemano aiuole e sostituiscono lampade in proprietà privata

Marsala terra di nessuno, nemmeno più terra di conquista. Si consumano indecenze come fossero normalità e quando queste vengono sollevate in Consiglio Comunale gli assessori presenti sono come avulsi: nessuno sa mai niente. Cosa succede? Lo spieghiamo, subito.

Nella seduta consiliare, di giovedì 6 settembre, il consigliere Angelo Di Girolamo ha sollevato una questione ai limiti della legalità: operai del Comune provvisti di cestello sono soliti cambiare le lampade in una proprietà privata dove insiste l'illuminazione pubblica. Identica situazione per il verde pubblico, le aiuole, presenti in una piazzetta privata, vengono sistemate dal Comune. Siamo in contrada Terrenove-Bambina, i fatti non sono occasionali ma costanti.

Il problema è sollevato in Aula, presenti l'assessore Salvatore Accardi e l'ingegnere Luigi Palmeri, nessuno ne sa nulla: chiederanno agli uffici di competenza. E chi li dirige questi uffici Paperino? Intanto una cosa positiva c'è: il Comune di Marsala possiede un cestello. Non si cura del verde pubblico che in città e nelle periferie ostruisce incroci, deturpa il decoro, non consente al cittadino, in via dello Sbarco, di aprire le finestre per l'altezza dei rami, ma guarda caso sistema le aiuole in una proprietà privata. Del resto il verde pubblico è sconosciuto nel suo significato a questa Amministrazione che gli alberi li estirpa senza piantarne altri, che ha dimenticato spazi verdi per passeggiare e che in via Sibilla ha lasciato il colletto dell'albero svuotato. Obbrobrioso alla vista e pericoloso per chi ci finisce sopra, vabbè tanto poi il debito fuori bilancio si paga.

L'illuminazione è a macchia di leopardo, le zone al buio sono tante però si mandano gli operai in contrada Bambina a sostituire lampade pubbliche che illuminano una proprietà privata. Il paradosso di questa Amministrazione, che pensa di essere nel giusto sempre.
E nessuno sa nulla, gli uffici non sanno, l'assessore idem. Tutti caduti dal pero. Ci sono delle responsabilità che gli assessori al ramo dovrebbero appurare, dai lavori pubblici al verde.  Questa Amministrazione ha fatto della trasparenza la sua maglietta quotidiana, un vessillo che è tale ma non praticato.

La città doveva essere rivoltata, rivoluzionata, messa a nuovo con servizi ottimali, e invece ci si ritrova con le strade colabrodo, con il verde pubblico inesistente, con le basole del centro storico ricoperte di nero, non c'è un piano di viabilità, non c'è nessun tipo di sviluppo, la cultura è ferma al passo di chi pensa che sia un successo quello con poche presenze. Le periferie sono lasciate al loro destino, il sindaco, Alberto Di Girolamo, non c'è più andato ad incontrare i cittadini delle borgate: i voti adesso non servono.

Incomunicabilità: la comunicazione la grande assente. Il consiglio comunale lamenta la non condivisione da subito, appena sei mesi dall'elezione e non aveva più la sua maggioranza, non ha provato a ricostruire. Ma sono lagnanze, quelle dei consiglieri comunali, inutili e fastidiose per chi ascolta. Alle chiacchiere, da teatrino, sarebbe utile far seguire i fatti: o si sfiducia il sindaco e si va tutti a casa, pronti a rimettersi al giudizio elettorale ovvero si cerca la quadra. Il muro contro muro è inammissibile quando in ballo ci sono le sorti di una città. Si tratta di coraggio, se i consiglieri non ne sono dotati farebbero bene a invertire la rotta. L'Amministrazione non piace? Non da risposte ed è fallimentare? Bene. Allora si taglia il cordone con un atto che si chiama sfiducia, ovvero non si vota il bilancio.

Tutto il resto sono chiacchiere non da consiglio comunale ma da bar, con un teatro che nessuno vuole più vedere perché siamo alla centesima replica. Chiarisca il sindaco, e lo facciano anche gli assessori, cosa facevano quegli operai in una proprietà privata che è illuminata con luci pubbliche. Si consuma l'ennesima vergogna, una beffa per i cittadini.